La solitudine della Vigilia: a 85 anni sul cornicione, salvata dai Carabinieri

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Operazione dei carabinieri

MILANO – Mentre la città si preparava a celebrare la notte più magica dell’anno, tra lo scintillio delle luci e il calore delle famiglie riunite, un dramma silenzioso si stava consumando al sesto piano di un palazzo in via della Sila. Un dramma che avrebbe potuto trasformare la Vigilia di Natale in una tragedia, se non fosse stato per la prontezza e l’umanità di una pattuglia dei Carabinieri. Protagonista della vicenda una donna di 85 anni che, sopraffatta da un’insopportabile solitudine, aveva deciso di porre fine alla sua vita lanciandosi nel vuoto.

Erano le ore che precedevano il cenone quando al centralino del 112 è giunta la segnalazione, concitata e allarmata. Qualcuno aveva notato una figura esile sul davanzale di una finestra, in bilico a quasi venti metri d’altezza. Una scena agghiacciante, sospesa tra la vita e la morte. In pochi istanti, una gazzella del Nucleo Radiomobile di Milano è piombata sul posto. I militari, con lo sguardo rivolto verso l’alto, hanno individuato immediatamente la finestra e, senza perdere un secondo prezioso, si sono precipitati all’interno dello stabile.

La loro è stata una corsa contro il tempo, su per le sei rampe di scale, con il cuore in gola e la consapevolezza che ogni istante poteva essere l’ultimo. Una volta raggiunto l’appartamento, i carabinieri hanno agito con una lucidità e una delicatezza straordinarie. Mentre un militare cercava forse di stabilire un contatto verbale, un altro, con un gesto fulmineo e deciso, si è sporto per afferrare l’anziana, trattenendola con forza e strappandola a un destino che sembrava ormai segnato. L’hanno tirata dentro, mettendola in salvo, lontano da quel baratro che l’aveva chiamata a sé.

Sul posto è giunta poco dopo un’ambulanza del 118. I sanitari hanno preso in cura la donna, visibilmente sotto shock ma fisicamente illesa. È stata trasportata in codice verde presso l’ospedale Niguarda, un codice che strideva con la gravità del gesto e la profondità della sua ferita interiore. Lì è stata trattenuta in osservazione, per fornirle non solo cure mediche, ma soprattutto quel supporto psicologico di cui aveva disperatamente bisogno.

Dai primi accertamenti, condotti con la dovuta sensibilità dai militari stessi, è emerso il movente più doloroso e purtroppo comune: la solitudine. Un’ombra che si fa più cupa e opprimente proprio quando le luci delle feste dovrebbero portare gioia e compagnia. L’approssimarsi del Natale, con il suo carico di ricordi e l’immagine di una felicità da cui si sentiva esclusa, aveva evidentemente acuito il suo stato di prostrazione, spingendola a credere che non ci fosse altra via d’uscita.

Questa storia, avvenuta due giorni fa nel cuore di una metropoli indaffarata, è un racconto di Natale dal sapore amaro, ma con un finale di speranza. Un lieto fine scritto non da un miracolo, ma dall’intervento di uomini in divisa che, ancora una volta, hanno dimostrato di essere angeli custodi per la comunità. Un episodio che, passato il fragore dei festeggiamenti, funge da potente monito sulla piaga nascosta della solitudine degli anziani, un’emergenza silenziosa che richiede l’attenzione e la cura di tutti, non solo durante le feste.

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