NAPOLI – L’ultimo respiro di James Senese è un soffio di vento che scuote come un uragano l’anima di Napoli. Se n’è andato a 80 anni, dopo 35 giorni di ricovero all’ospedale Cardarelli per una grave infezione polmonare. Non stava bene da diversi mesi. La sua mancata apparizione al concerto in piazza del Plebiscito in onore di Pino Daniele aveva fatto scattare l’allarme. Poi le condizioni si sono aggravate.
La notizia è stata data dal suo amico fraterno Enzo Avitabile, che sui social ha scritto: “Non bastano parole per un dolore così grande ma solo un grazie! Grazie per il tuo talento, la dedizione, la passione, la ricerca. Sei stato un esempio di musica e di vita. Un amico per fratello, un fratello per amico. Per sempre”.
James Senese (foto Lp) – nato a Napoli il 6 gennaio 1945, figlio di madre italiana e di un soldato afroamericano conosciuto durante la guerra, dopo lo sbarco degli Alleati a Salerno (non lo ha mai conosciuto, “l’ho visto solo in fotografia”, ha raccontato una volta” – è stato il suono e l’anima di una città intera. Con il suo sax ha raccontato la rabbia, la poesia e la speranza del popolo napoletano, trasformando la sua diversità in forza, e la musica in un linguaggio di libertà. La sua storia artistica comincia nel 1961, quando fonda a Terzigno, insieme all’amico Mario Musella, il gruppo Gigi e i suoi Aster. Pochi anni dopo i due danno vita con Vito Russo ai Vito Russo e i 4 Conny, incidendo per l’etichetta King di Aurelio Fierro. È il preludio al grande salto: nel 1965 nasce il progetto Showmen, che porta in Italia il soul e il rhythm & blues di Otis Redding, James Brown e Marvin Gaye. Con brani come Un’ora sola ti vorrei, vincitore del Cantagiro 1968, gli Showmen conquistano pubblico e critica. Dopo lo scioglimento, Senese e il batterista Franco Del Prete fondano nel 1972 gli Showmen 2, preludio alla rivoluzione musicale che arriverà due anni dopo: nel 1974 nasce infatti la leggenda dei Napoli Centrale, una band che unisce jazz, funk, blues e dialetto napoletano, diventando il manifesto del riscatto sonoro di un’intera generazione.
Tra i membri dei primi Napoli Centrale c’è anche un giovanissimo Pino Daniele, chiamato inizialmente come bassista. Sarà l’inizio di un sodalizio artistico e umano che attraverserà i decenni. Con Pino, James forma la celebre Superband insieme a Tullio De Piscopo, Rino Zurzolo, Joe Amoruso ed Ernesto Vitolo: un gruppo che segnerà la storia della musica italiana, portando il suono di Napoli in tutto il mondo. Quando nel 1983 i Napoli Centrale si sciolgono, James Senese avvia una straordinaria carriera solista, mantenendo intatto il suo stile e la sua identità. Tra i suoi album più importanti Hey James – dedicato al padre americano – e Zitte! Sta arrivanne ’o mammone, con collaborazioni di artisti come Lucio Dalla, Enzo Gragnaniello e Raiz. Nel 2011 riceve il Premio Armando Gill alla carriera e l’anno seguente
pubblica È fernuto ’o tiempo. E’ unanimemente riconosciuto come il più grande sassofonista italiano.
Negli anni ’90 riporta in vita i Napoli Centrale, e nel 2016 – insieme a Del Prete – firma ’O Sanghe, album premiato con la Targa Tenco come miglior disco in dialetto. Nel 2018 celebra i 50 anni di carriera con un doppio live registrato a Sorrento, e rielabora i suoi classici con il
gruppo vocale Soul Six. Tre anni dopo, nel 2021, presenta all’Auditorium Parco della Musica di Roma il suo ventunesimo album, James Is Back, un ritorno alle origini intriso di orgoglio e malinconia. Non solo musica: Senese ha attraversato anche il cinema, portando il suo carisma naturale sullo schermo in pellicole come No grazie, il caffè mi rende nervoso (interpretando se stesso) con Massimo Troisi, Passione di John Turturro e Una festa esagerata di Vincenzo Salemme. Con la sua voce roca e il suo sax inconfondibile, James Senese ha rappresentato la dignità e la forza della Napoli delle contaminazioni, che si riconosce nel ritmo del mondo. Il suo suono ha dato corpo al dolore e all’orgoglio, alla rabbia e alla poesia eterna di una città normale, che combatte ogni stereotipo.
‘Nero a metà’, insieme a Pino, come nessun altro. E come ha scritto Avitabile, il suo amico di sempre, “James resterà per sempre nel suono di Napoli. Perché la sua musica non muore, continua a vibrare nel cuore di chi ascolta”. Il club Tenco, che lo aveva premiato nel 2016, ricorda: Amava il rhythm and blues e, ricordando i suoi inizi, diceva: ‘Con le scarpe stavamo a Miano, a Piscinola, ma la testa stava nel Bronx’. Sempre nuovo, sempre avanti, oltre i tempi e le mode, un rivoluzionario. In Addo’ vaje una delle tracce dell’album premiato – cantava: Pe’ ghì annanze torna arrеte. Chi segue ‘a moda sta fuori moda”. E lui, James, la moda non l’ha mai seguita. E’ rimasto se stesso fino all’ultimo giorno. Nero a metà. Napoletano vero. Cittadino sotto ogni cielo.



















