CASAL DI PRINCIPE – “Lo sapevi che la mia azienda offre il soddisfatto o rimborsati”? E ancora: “Cerco urgentemente personale extra 300/400”. Ufficialmente vendeva prodotti dimagranti ma in realtà Tania Vittorio era la donna che ritirava i soldi dai fedelissimi del marito per pagare gli stipendi ai familiari del capoclan Francesco Schiavone Sandokan. Propone prodotti, cerca personale. Non che il posto sulla ricerca di collaboratori abbia ricevuto chissà quale accoglienza, certo. Tra like e commenti, 5 in tutto. Cinque. Ma la convivente di Walter Schiavone, figlio del capo dei Casalesi Francesco Sandokan ufficialmente svolge proprio l’attività di vendita di integratori alimentari, di quelli che aiutano a dimagrire ed a reggere gli sforzi dell’allenamento. La donna, 31 anni, è indagata a piede libero nell’inchiesta che ha portato all’arresto del compagno Walter. L’indagine è quella che ruota intorno alla camorra dei Casalesi e alla distribuzione delle mozzarelle ai negozi ed ai caseifici. Più che distribuzione una vera e propria imposizione attraverso società a capo delle quali figuravano dei prestanome. Intestazione fittizia l’ipotesi di reato per la quale si procede. Nella stessa inchiesta sono stati arrestati oltre al figlio del capo dei Casalesi anche Antonio Bianco, 41 anni, residente a Villa di Briano e Armando Diana, 40 anni, di Casal di Principe ma domiciliato a Sant’Antimo. Ai domiciliari invece Nicola Baldascino, 44 anni, di Casal di Principe. Obbligo di dimora a Casal di Principe invece per Davide Natale, 26 anni, di Casale. Il ruolo della donna così come emerso dall’inchiesta condotta dai carabinieri su delega della Dda di Napoli era ai tempi delle indagini quello di ritirare in contanti i proventi delle imprese casearie della famiglia Schiavone, provvedendo, poi, a consegnare tali somme a Walter Schiavone. Favoreggiamento nelle attività finalizzate ad incassare i profitti illeciti degli affari della cosca del convivente il reato messo a punto dalla Dda per la giovane. La donna era uno degli ingranaggi fondamentali della cosca che ruota intorno a Walter Schiavone ai tempi della sua detenzione ai domiciliari prima e della successiva scarcerazione poi sempre nell’ambito del programma di protezione riservata a Walterino come congiunto del pentito di camorra Nicola Schiavone, suo fratello maggiore. Era la stessa condizione in cui si trovava anche Gaetana Vittorio, moglie di Walter Schiavone. La donna ritirava e distribuiva soldi non soltanto destinati ai fratelli del marito e alle sorelle ma anche ad alcuni esponenti della cosca molto vicini agli Schiavone. E’ il caso di Emilio Martinelli, figlio dello storico boss ergastolano di San Cipriano d’Aversa Enrico Martinelli.
Stando a quanto emerge dall’inchiesta Walter Schiavone sarebbe il capo della cosca dopo al scelta di collaborazione del fratello Nicola. I carabinieri tramite sia intercettazioni che pedinamenti hanno documentato che Gaetana Vittorio, al fine di riscuotere gli introiti delle attività in esame, incontrasse i presunti sodali Antonio Bianco e Armando Diana all’uscita del casello autostradale di Caianello , “oppure recandosi personalmente presso le sedi aziendali, ubicate dapprima nel comune di San Marcellino e successivamente nel comune di Villa di Briano” scrive il gip. Il progetto di ampliamento d’impresa ha poi subìto un rallentamento in seguito all’arresto di Nicola Baldascino, socio unico della nuova società “I Freschissimi”, tanto da obbligare Walter Schiavone a determinare un mutamento degli assetti. A tal fine, infatti, quest’ultimo decideva di differenziare i compiti di Diana e Bianco, ritenendo che quest’ultimo (già individuato nel medesimo ruolo in altre attività d’indagine), unitamente a Baldascino, rappresentasse la causa dell’attenzione da parte degli inquirenti e nel contempo allontanando addirittura la sorella Chiara, quale ragioniera presso l’azienda, al fine di evitare qualsiasi accostamento tra le società e la famiglia Schiavone. Prima del pentimento di Nicola Schiavone Walter Schiavone, la convivente, la mamma e altri familiari si trovavano tutti a Casale. Era il 17 marzo del 2018. Di lì a qualche settimana Nicola Schiavone avrebbe scelto di passare dalla parte dello Stato rendendo le prime dichiarazioni ai magistrati della Dda di Napoli. Era il giorno del compleanno di una sorella di Walter e la giovane in compagnia dei due figli in auto raggiunge Antonio Bianco. Ha appena lasciato la casa Schiavone dove si era fermata il tempo necessario per assistere al taglio della torta. Giunta in via Ugo La Malfa a Villa di Briano incontra Bianco e senza scendere dalla vettura su cui viaggiava incassa 500 euro dal giovane fedelissimo del gruppo. Di lì a qualche mese il cognato inizierà a rendere dichiarazioni alla Dda. Divenne collaboratore di giustizia ufficialmente nel mese di luglio dello stesso anno. La madre di Nicola Schiavone, il figlio Walter e la sua convivente aderiscono al programma di protezione per i congiunti dei pentiti di camorra. Si trasferiscono in una località decisa dal servizio centrale di protezione.
Gli affari però vengono seguiti anche a distanza. Nell’indagine è emerso come ad esempio i rapporti con Davide Natale, anche lui coinvolto nell’indagine e ristretto ai domiciliari, sono ancora in vita, anche dopo che Walter Schiavone ha aderito al programma di protezione, previsto dopo la collaborazione con la giustizia del fratello Nicola.