ROMA – I 9 arresti con cui si è svegliata ieri la Capitale hanno riportato l’attenzione mediatica e politica sul progetto Tor di Valle. Dell’iter per lo stadio della Roma ha parlato anche il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, che ai microfoni di Rtl a speso parole dure contro Luca Lanzalone. “E’ ancora presidente di Acea e deve dimettersi. Mi aspetto nelle prossime ore che faccia questo gesto: Chi sbaglia deve pagare. Non c’è presunzione di innocenza per reati così importanti”.
Lanzalone, la panacea dei malumori del Campidoglio
Ma per leggere al meglio le frasi di Di Maio, occorrerebbe sapere chi è Luca Lanzalone. A portarlo nel Movimento è stato Alfonso Bonafede, attuale ministro della Giustizia. Fu lui, grazie a una conoscenza maturata nell’ambito professionale, a segnalarlo al sindaco di Livorno Filippo Nogarin. E fu lui a portarlo a Roma per consulenze e mediazioni che tolsero l’amministrazione Raggi dall’empasse delle modifiche al progetto stadio. L’esito è noto: taglio di cubature, aumento delle opere pubbliche, accordo con la Roma raggiunto e amministrazione fuori dal pantano. Il suo prezioso lavoro gli valse, come riconoscimento, la presidenza dell’Acea.
In ottimi rapporti con i vertici pentastellati
Ma Lanzalone ha da tempo buoni rapporti anche con Beppe Grillo e con Davide Casaleggio. Come dimostrano i due fronti su cui è stato impegnato di recente: ha scritto di suo pugno, su mandato di Grillo e Casaleggio, lo Statuto della nuova associazione dei 5 Stelle. E si è molto speso nella ricerca dei candidati per le nomine delle Municipalizzate. Consultandosi spesso con Luigi Di Maio, che ieri, preoccupatissimo, si è rinchiuso al Campidoglio con la Raggi, saltando tutti gli appuntamenti istituzionali, compreso il giuramento dei nuovi sottosegretari. Per poi dichiarare: “Ho sentito i probiviri. E, per quanto mi riguarda, come abbiamo sempre dimostrato, chi sbaglia paga”.
Prime ombre sulla giunta Raggi
Il versante romano preoccupa ora non poco il vice Premier Di Maio. Virginia Raggi si vede portar via dalla magistratura un altro uomo molto vicino a lei, quasi a confermare le parole di Paolo Berdini che l’aveva accusata di circondarsi di una “corte dei miracoli”. Ma a Roma tremano in molti. C’è infatti un’altra esponente, di ben altro peso, che aveva espresso pesanti critiche: Roberta Lombardi. Fu lei a denunciare lo stadio come “colata di cemento” e “speculazione immobiliare”, concludendo: “Questa è Roma e io non ci sto a vederla martoriata”. Poi era arrivata una correzione di rotta, con tanto di appoggio alla giunta. E poi il silenzio. Perché? Nelle carte emerse ieri si dice che Marcello De Vito e Paolo Ferrara (arrestato ieri), rispettivamente vice sindaco e capogruppo 5 Stelle di Roma, avrebbero chiesto e ottenuto da Luca Parnasi un appoggio per la campagna alle Regionali della Lombardi. Un favore in cambio di minore aggressività? La Lombardi smentisce tutto: “C’è stato un solo incontro con lui e non c’è stato nessun fattivo contributo”. I fatti, tuttavia, parlano di una sua netta – e per certi versi insperata – vittoria alle Regionarie.