L’Asl porta l’oncologia nelle carceri

CASERTA – L’Asl di Caserta, sotto la direzione di Amedeo Blasotti, ha avviato un progetto di grande rilevanza nel campo dell’assistenza oncologica, rivolto ai detenuti delle case circondariali di Santa Maria Capua Vetere, Aversa e Carinola. Questa iniziativa, proposta e coordinata dall’oncologo Enzo Margarita, mira a garantire un supporto medico tempestivo e altamente qualificato ai pazienti oncologici reclusi, ponendo al centro i diritti costituzionali di accesso alle cure per tutti i cittadini, anche coloro che si trovano in stato di detenzione. Il progetto prevede l’inserimento dei detenuti affetti da patologie oncologiche nel Registro Oncologico Campano (Roc), uno strumento fondamentale per monitorare e gestire in maniera efficace le cure oncologiche. Questo registro consente di ottenere un quadro chiaro e aggiornato sulla diffusione e gestione delle malattie tumorali nella regione, agevolando così la pianificazione delle risorse e il coordinamento degli interventi terapeutici. Inoltre, ogni caso clinico verrà discusso all’interno dei Gruppi Oncologici Multidisciplinari (Gom), che riuniscono medici di diverse specializzazioni per una valutazione approfondita e personalizzata delle condizioni di salute di ciascun paziente. Questo approccio multidisciplinare, oltre a garantire una diagnosi più accurata, permette di formulare piani terapeutici che tengano conto delle specifiche esigenze dei detenuti. Uno degli aspetti più innovativi del progetto è l’organizzazione delle cure oncologiche direttamente all’interno delle strutture carcerarie, riducendo così la necessità di trasferimenti frequenti verso gli ospedali esterni. I trasferimenti non solo rappresentano un disagio per i pazienti, che devono affrontare lunghe e spesso estenuanti attese, ma costituiscono anche un costo significativo per le amministrazioni penitenziarie, sia in termini logistici che economici. Evitando questi spostamenti, si garantisce una maggiore continuità delle cure, riducendo al minimo i ritardi che potrebbero compromettere l’efficacia dei trattamenti. L’obiettivo dell’Asl di Caserta è chiaro: garantire una risposta sanitaria efficiente e tempestiva, che permetta ai detenuti affetti da patologie oncologiche di proseguire il percorso terapeutico senza interruzioni.

Questo approccio riduce al minimo le complicazioni legate alla burocrazia o alla mancanza di risorse logistiche adeguate. In un contesto come quello carcerario, dove spesso i tempi e le risorse sono limitati, assicurare l’accesso a cure specialistiche di alto livello diventa un elemento cruciale per garantire la dignità del paziente. Il progetto rappresenta un vero e proprio passo avanti nel garantire un’assistenza sanitaria equa e dignitosa, anche in contesti complessi come quelli carcerari. In molte occasioni, i detenuti si trovano a dover affrontare lungaggini burocratiche o a essere trasferiti in reparti ospedalieri sovraffollati, con conseguente peggioramento delle loro condizioni di salute. Grazie a questa iniziativa, sarà possibile seguire il decorso della malattia in modo più costante e accurato, senza dover ricorrere a continui spostamenti. Inoltre, ridurre la necessità di trasferimenti esterni contribuisce ad alleggerire il carico su ospedali già sovraccarichi, ottimizzando le risorse disponibili e migliorando l’efficienza complessiva del sistema sanitario regionale. Un ulteriore aspetto rilevante è l’attenzione che questa iniziativa pone sul rispetto della dignità umana. Anche i detenuti, nonostante la loro condizione, devono poter accedere alle stesse cure mediche di qualità garantite a chiunque altro. L’integrazione del sistema sanitario con le esigenze della popolazione carceraria è un segnale forte di civiltà e di rispetto dei diritti fondamentali, riaffermando che la salute non può essere condizionata dallo stato di detenzione. Le patologie oncologiche, in particolare, richiedono una gestione continua e complessa, che non può essere interrotta o ritardata per motivi legati alla logistica o alla mancanza di risorse.

Il direttore Blasotti ha sottolineato come questo progetto possa rappresentare un modello per altre realtà italiane, spingendo verso una maggiore integrazione tra il sistema sanitario e quello penitenziario. Non si tratta solo di un intervento sanitario, ma di un vero e proprio approccio umanistico alla cura, che riconosce l’importanza della salute come diritto inviolabile di ogni individuo, senza distinzioni. La salute deve essere considerata un diritto universale, e iniziative come questa sono un esempio concreto di come sia possibile superare le barriere fisiche e sociali per garantire cure di qualità a tutti i cittadini. In futuro, questo modello di assistenza potrebbe essere ampliato ad altre patologie complesse che richiedono una gestione continua e multidisciplinare, rendendo le carceri non solo luoghi di detenzione, ma anche di cura e di recupero della dignità personale. Il progetto dell’Asl di Caserta potrebbe così aprire la strada a nuove forme di collaborazione tra strutture sanitarie e penitenziarie, contribuendo a costruire un sistema di giustizia più giusto e inclusivo, dove la cura della persona rimane una priorità, indipendentemente dalle circostanze in cui essa si trova. Non solo si valorizza il ruolo della sanità all’interno del sistema carcerario, ma si pone anche l’accento su una maggiore attenzione al recupero e alla riabilitazione della persona, aspetti essenziali per un reale reinserimento nella società.

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