ROMA – Spazi per aumenti salariali in questo momento non ce ne sono e quindi è fuorviante indicare la strada della detassazione indicata dal ministro Orlando. La priorità resta piuttosto quella della riduzione del costo del lavoro, a partire da un taglio del cuneo fiscale per almeno 16 miliardi.
Carlo Bonomi, dall’assemblea di Unindustria, rinnova il duello a distanza con il ministro Orlando e invita il governo a mettere fine agli slogan per passare a proposte concrete. Parallelamente Bonomi conferma la linea indicata dal governo di non pagare in rubli le forniture di gas russo e di passare all’azione, utilizzando i fondi del Pnrr, sulle riforme.
Sottolinea Bonomi: “Sicuramente dobbiamo dare risposte e mettere piu’ soldi nelle tasche degli italiani, in particolare famiglie e imprese che stanno soffrendo pesantemente la crisi. Ma la strada non può essere la detassazione degli aumenti salariali visto che in questo momento non c’è spazio per una simile operazione, con l’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime”. E aggiunge: “Chi dice ti faccio pagare meno l’aumento salariale è evidente che non è stato un solo giorno in una fabbrica”. L’alternativa è intervenire sulle radici del costo del lavoro spiega Bonomi rilanciando la proposta di un taglio del cuneo fiscale da almeno 16 miliardi da concentrare sulle fasce di reddito sotto i 35 mila euro. Un’operazione, sottolinea il presidente di Confindustria, che “porterebbe nelle tasche dei lavoratori 1.223 euro in più all’anno, una mensilità in più”. Resta il fatto, aggiunge con chiaro riferimento al ministro Orlando, che “se qualcuno ha una proposta migliore ce la presenti e siamo disponibilissimi a parlarne”. A patto però che si “ragioni sui numeri e non per slogan.”
Ad avere dubbi sulla proposta di Orlando è anche il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. “La risposta non può essere diamo più soldi e in cambio aumentiamo i salari: i salari si aumentano a fronte di maggior produttività e performance, e in Italia la produttività è stagnante da molto tempo per diverse cause”. In alternativa Brunetta propone di giocare sulla leva fiscale. “Con l’aumento dei prezzi aumenta anche l’Iva. Quindi, si potrebbe optare, come si fa per gli extragettito nel campo energetico, su una redistribuzione dell’Iva in grado di tutelare le fasce più deboli, riducendola sui beni di prima necessità”.
LaPresse