NAPOLI – Due anni di lavoro nero nell’azienda del padre del vicepremier Luigi Di Maio, questo il caso nato dalla denuncia di un lavoratore, su cui, inizialmente, i piddini avevano detto di non voler speculare, salvo poi cambiare idea e cavalcare l’onda.
La pantomima del senatore di Scandicci
“Volevo evitare di parlarne ma emerge una brutta storia sul padre di Di Maio – il commento dell’ex premier Matteo Renzi ricordando il fango gettato sul padre in relazione alla vicenda Consip – Una storia fatta di lavoro nero, incidenti sul lavoro, abusi edilizi e condoni, tanto per cambiare. Se Di Maio è un uomo oggi deve chiedere scusa”.
Il piagnisteo dell’ex sottosegretario
Sulla stessa scia la piddina Maria Elena Boschi. “Vorrei poterla guardare negli occhi e dirgli: caro signor Di Maio le auguro di non vivere mai quello che suo figlio e gli amici di suo figlio hanno fatto vivere a mio padre e alla mia famiglia – lo sfogo da romanzo d’appendice – Caro signor Di Maio il fango fa schifo come fa schifo la campagna di fake news su cui il M5s ha fondato il proprio consenso. Le auguro signor Di Maio di non sapere mai cosa è il fango dell’ingiustizia che ti può essere gettato contro”.
Il coro dei senatori dem
Non volevano cavalcare l’onda, gli esponenti del Pd, ma avevano un’interrogazione già pronta da presentare in caso la dea bendata avesse deciso di fargli un regalo. “Di Maio venga subito in Parlamento a dare la sua versione dei fatti – la richiesta del capogruppo renziano Andrea Marcucci – La prima cosa che l’esponente 5 Stelle deve chiarire è se la denuncia di Salvatore Pizzo è da ritenersi attendibile. In caso positivo deve dire se il ricorso al lavoro nero è stata una pratica costante ed è proseguita anche negli anni in cui il vicepremier risultava proprietario al 50% della Ardima srl ovvero l’impresa familiare”.
La rivincita di Fi
La vicenda fa gongolare anche Fi. “Dopo questa storia tristissima – la bacchettata di Giorgio Mulè – il ministro del Lavoro altrui, per giunta in nero, che dispensa manette dall’alba al tramonto risarcisca il muratore, la pianti di distribuire patenti di illibatezza a chiunque e chieda scusa”.
La difesa degli alleati
“Non fatemi commentare cose o dicerie che riguardano altri – laconico il vicepremier Matteo Salvini – anche su di me ne ho lette di tutti i colori ma penso che entrambi abbiamo la coscienza a posto”. Intanto Di Maio ha già detto che consegnerà tutti i documenti sulla vicenda sollevata da Le Iene, e che farà le verifiche che servono.