MILANO – Sulla proroga del blocco dei licenziamenti al 31 ottobre è braccio di ferro tra i sindacati e il Governo. In linea di massima, però, su questo fronte non si dovrebbe andare oltre il 30 giugno, data fissata dal decreto Sostegni. Al momento c’è un doppio binario. Il divieto vale per le imprese che hanno la Cigo (Cassa integrazione guadagni ordinaria) fino alla fine del mese prossimo, per tutte le altre permane fino al 31 ottobre.
I sindacati
“Aspettiamo una risposta sulla richiesta di proroga del blocco dei licenziamenti”, è uno dei messaggi lanciati segretario del Cgil, Maurizio Landini, dalle colonne de ‘La Stampa’. Solo uno dei temi toccati dal leader sindacale, che spaziano dalla riforma degli ammortizzatori sociali al rinnovo dei contratti pubblici, passando per il Recovery plan. “Ci aspettiamo rapidamente delle risposte positive e l’avvio di un confronto di merito senza il quale come organizzazioni sindacali dovremo decidere quali iniziative mettere in campo”, chiarisce Landini.
La linea del ministro
In una sorta di botta e risposta a distanza, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a Milano per una serie di appuntamenti come un incontro a Palazzo Lombardia con il governatore Attilio Fontana e l’assessore Melania Rizzoli, con il sindaco Giuseppe Sala e la visita nella sede di Assolombarda, replica con nettezza. “Io credo che se ne possa discutere ma credo che piuttosto che un blocco generalizzato sia preferibile pensare a interventi che proroghino l’intervento in cassa per situazioni specifiche”. Quindi, meglio la Cig che una proroga del blocco dei licenziamenti. Per il titolare del Lavoro, tra l’altro, su questo tema “stiamo discutendo, la decisione è stata assunta nello scorso decreto. Si sta riflettendo su qual è il modo migliore con il quale provare a mitigare gli effetti della crisi. Trovo difficile rimettere in discussione per la composizione della maggioranza una decisione che era già stata assunta”.
Il piano b
Insomma, si fa tortuosa la strada per un rinnovo del blocco per tutti fino alla fine di ottobre. Orlando offre un ‘piano B’. “Trovo più percorribile la possibilità di differenziare per settori o/e di subordinare l’eventuale licenziamento a un utilizzo della quota di cassa integrazione per spostare temporalmente eventuali ricadute negative dello sblocco dei licenziamenti”. Ma la porta nel confronto con le parti sociali non è completamente chiusa. “Come agganciare l’utilizzo della cassa all’autorizzazione al licenziamento – chiarisce il ministro dem – è un tema che tra l’altro è attualmente in discussione in Parlamento e possono venire fuori anche delle risposte che vanno nella direzione auspicata dai sindacati”. Secondo Orlando, insomma, “il nostro problema oggi è trovare strumenti che si adeguino alle diverse situazioni, alle pieghe che che in qualche modo sono rappresentate dalla complessa situazione del mercato del lavoro”.
Reazioni contrastanti
Le reazioni su questo fronte non mancano. Il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, trova “poco convincente la proposta del ministro del Lavoro di sbloccare i licenziamenti e utilizzare la Cig”. “Alla fine di giugno – fa i conti – si parla di almeno 600mila lavoratori a rischio licenziamento. Un’emorragia occupazionale senza precedenti che lascerebbe un disagio sociale difficilmente rimarginabile nel tessuto sociale del nostro Paese. No ministro Orlando, non ci siamo proprio. Non possono essere sempre i soliti a pagare il prezzo della crisi”.
Di tutt’altro avviso il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada. “È arrivato il momento in cui il blocco” dei licenziamenti “è giusto che venga meno visto che la situazione sanitaria è in via di grande miglioramento”. Il numero uno degli imprenditori di Milano, Lodi, Pavia e Monza e Brianza ritiene “giusta” la mediazione di Orlando. “Perché ci sono dei settori molto più influenzati da quest’anno di pandemia e altri settori che hanno ripreso”.
(LaPresse/di Luca Rossi)