Milano, 4 apr. (LaPresse) – Dopo dieci mesi consecutivi di calo, a febbraio tornano a salire in Italia gli occupati a tempo indeterminato. L’Istat rileva un aumento di 54 mila unità dei dipendenti stabili, rispetto alla crescita di 4 mila unità di quelli a termine. Intanto, nel 2017, il miglioramento del mercato del lavoro aumenta i redditi delle famiglie. La crescita dell’1,7%, il miglior risultato dal 2011, accresce il potere d’acquisto e spinge i consumi.
A febbraio l’istituto statistico calcola un tasso di disoccupazione al 10,9% dall’11,1% del mese precedente, toccando nuovamente i mimini da agosto 2012. Secondo gli economisti il calo è dovuto più all’aumento degli inattivi di 28 mila unità che alla crescita degli occupati, anche se questi ultimi sono tornati ad aumentare.
Su base annua, spiega l’Istat, gli occupati salgono dello 0,5%, ovvero 109 mila unità, ma in questo caso la crescita si concentra esclusivamente tra i lavoratori a termine (+363mila), mentre i permanenti rimangono stabili. Per il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, “prosegue il percorso di stabilizzazione del mercato del lavoro”, che riguarda positivamente “tutte le classi d’età”.
Se si considera il numero di disoccupati, si vede una contrazione ancora più netta su base annua, con un calo del 4,8%, ovvero 143 mila unità, a 2 milioni 835 mila. La crescita degli occupati dipende soprattutto dalle donne, il cui tasso di occupazione ha raggiunto un nuovo massimo storico a 49,2%. Brutte notizie, invece, per i giovani, con un tasso di disoccupazione al 32,8%.
Immediata la reazione di rappresentanti del mondo del lavoro e consumatori. I dati di febbraio non cambiano “le gravi criticità che caratterizzano il mercato del lavoro italiano”, secondo la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, per cui l’occupazione “è ancora troppo poca” e quella presente è spesso “debole, precaria, povera”. Una realtà “meno rosea delle stime” anche per Carmelo Barbagallo, segretario generale Uil, che sottolinea come “la timida crescita dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato fa da contraltare negativo l’aumento della disoccupazione giovanile”. La crescita dei lavoratori a tempo indeterminato è “ancora insufficiente”, sottolinea Federconsumatori e anche per l’Unione Nazionale Consumatori i dati sono ancora “altalenanti”, segno “che la ripresa stenta a decollare”.
Tuttavia nel 2017 il potere d’acquisto dello famiglie sale dello 0,6%. Scende la propensione al risparmio, che passa al 7,8% dall’8,5%, e aumentano del 2,5% le spese dei consumatori dall’1,6% dell’anno precedente. La crescita dei consumi è finalmente “incoraggiante”, secondo il Codacons, che però invita a non “cantare vittoria” troppo presto. Secondo l’associazione, “siamo ancora lontani dai livelli pre crisi, quando i consumi crescevano fino al ritmo del +4% annuo”. Il bilancio di Confesercenti sul 2017 è positivo e per l’associazione l’anno “si è chiuso in ripresa”, anche se “i primi mesi del 2018 hanno dato, invece, segnali meno rassociranti”, soprattutto per quanto riguarda le vendite e il clima di fiducia delle imprese.
Commenta i dati Istat anche Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo, che ritiene “una nota incoraggiante” soprattutto l’incremento dei dipendenti a tempo indeterminato. Mameli mantiene stime “ottimiste” per il 2018 e prevede un calo della disoccupazione al 10,7% nel 2018 e al 10% nel 2019.