Lazio, i vaccinati ricorrono al Tar per i richiami. Cobas: non sono cavie

In una nota, il Cobas nazionale comunica che "i cittadini del Lazio si sono organizzati spontaneamente su un gruppo Facebook e hanno deciso di ricorrere al Tar, centinaia sono le adesioni e i legali assicurano la fondatezza del ricorso alla circolare emanata dalla Regione Lazio in data 10 maggio 2021

ROMA – In una nota, il Cobas nazionale comunica che “i cittadini del Lazio si sono organizzati spontaneamente su un gruppo Facebook e hanno deciso di ricorrere al Tar, centinaia sono le adesioni e i legali assicurano la fondatezza del ricorso alla circolare emanata dalla Regione Lazio in data 10 maggio 2021. Ci sono gli estremi per un’azione legale, il consenso informato è vincolante e sia Aifa che Ema raccomandano il richiamo per Comirnaty dopo tre settimane. E per chi non ha ancora firmato il consenso la situazione è la stessa, viste le dichiarazioni di Valeria Marino direttore medico di Pfizer Italia che sono state lapidarie: ‘Richiamo a 21 giorni, bisogna attenersi agli studi scientifici’. “I cittadini non sono cavie da laboratorio non c’è alcuno studio scientifico alla base della decisione e della relativa circolare della Direzione Regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria del 10 maggio 2021. E appellarsi alla valutazione empirica della Gran Bretagna è scorretto e fuorviante perché quel Paese ha affrontato un lockdown duro di ben 3 mesi, ha abbattuto la trasmissione virale e gli effetti sulla salute e sulla copertura vaccinale della dilatazione nel tempo della seconda dose non li conosciamo affatto” dichiara Francesco Iacovone, del Cobas nazionale.

E ancora: “Nel pomeriggio ci vedremo con i legali – prosegue il sindacalista – la sospensiva è un’auspicata decisione da parte del Tar, siamo certi delle nostre ragioni e delle evidenze della scienza. Una decisione politica, che vorrebbe mascherare le incapacità di chi prometteva miracoli, non può ricadere sulla salute dei cittadini.Siamo certi che a noi si uniranno molti altri, stanchi di essere usati dalla propaganda e che non vogliono subire le decisioni antiscientifiche, perché il vero dramma sarebbe quello di ampliare il fronte NoVax. E il nostro Paese, che ha sofferto più di altri gli effetti nefasti della Pandemia, non se lo può permettere. La Regione Lazio cambi rotta e lo faccia in fretta!”, conclude Iacovone.

(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome