Le dimissioni di Di Maio scuotono il governo ma Conte alza lo scudo. Spaventano le Regionali

Foto Filippo Attili / Palazzo Chigi / LaPresse in foto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte

ROMA – Le dimissioni di Di Maio da capo politico del Movimento 5 Stelle “non avranno ripercussioni sull’esecutivo”, ma Conte non può dormire sonni tranquilli. L’addio lo ha rammaricato, non sorpreso. Il premier ha infatti accompagnato il travaglio di Di Maio, arrivando alla conclusione che la sua stagione si era esaurita e che il Movimento doveva cambiare pelle. Una decisione però non che è capitata nel momento peggiore del governo giallorosso.

Domenica gli occhi saranno puntati sulle elezioni regionali in Emilia Romagn, dove si gioca davvero la partita della tenuta dell’esecutivo. Una eventuale sconfitta di Stefano Bonaccini, con il Partito democratico costretto ad abbandonare la roccaforte rossa per antonomasia, metter palazzo Chigi al fuoco del centrodestra, oltre a far tremare il Nazareno alle prese con un restyling ancora tutto da definire.

In pratica, Conte si potrebbe trovare su un governo di ‘sabbie mobili’, di fronte a una verifica che, molto probabilmente, dovrà passare prima per un rodaggio di solidità dei due partiti che ne costituiscono la parte più importante. Tuttavia Conte prende atto delle dimissioni “con doveroso rispetto. Bisogna riconoscergli il merito di tanti risultati ottenuti: penso all’impegno profuso per la giustizia sociale e la legalità, a misure come il reddito di cittadinanza, la legge anticorruzione e la lotta ai privilegi della classe politica”.

Un processo di riorganizzazione interna al Movimento 5 Stelle, dice convinto, “non avrà alcuna ripercussione sulla tenuta dell’Esecutivo e sulla solidità della sua squadra”. Con una prospettiva che va fino al 2023, con Di Maio al suo fianco. Anche Nicola Zingaretti è certo che l’uscita di scena del ministro degli Esteri, almeno dall’attività politica pentastellata, non avrà un impatto catastrofico sull’esecutivo e guarda avanti: “Continueremo a lavorare per dare risposte e soluzioni concrete alle persone”.

Mentre Conte alza lo scudo a difesa della sua squadra, partono dalle opposizioni le bordate

Matteo Salvini non si lascia scappare l’affondo: “Il governo è finito”. E poi ironizza: “Di Maio non lo sento da settembre, da quando ha abbracciato il Pd. Quando uno tradisce la mia fiducia non diventa un mio nemico ma preferisco tenermelo lontano. Oggi ho letto che si è dimesso? Se ne vanno due parlamenti al giorno…”. A fargli eco Giorgia Meloni che punta il dito anche contro il Partito democratico “assistiamo alle battute finali di un Governo fantoccio nato nel palazzo con il solo scopo di non far decidere agli italiani da chi vogliono essere rappresentati”. (LaPresse)

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