ROMA (Loredana Lerose) – Inutile, il Pd non ce la fa ad accettare che nonostante le ‘gufate’ il lavoro di Lega e M5S per la formazione di un governo vada avanti. Pensavano che facendo le ‘zite contegnose’, evitando il dialogo con i 5 Stelle prima, e poi ribadendo che resteranno dove il popolo li ha voluti, ossia all’opposizione, il mondo si sarebbe fermato con il cielo e la terra capovolti, non è stato così. Non sarà così neanche nel caso in cui il governo giallo-verde non venisse mai alla luce.
Di Maio e Salvini ‘i nuovi barbari’
Di Maio e Salvini non sono laureati, non hanno mai lavorato, non hanno esperienza di governo e il primo sbaglia addirittura i congiuntivi. Sono populisti, se saranno loro a guidare il Paese lo faranno con un governo sovranista. Queste le frasi più utilizzate dagli esponenti del Pd, e non solo visto che Fi spesso gli ha fatto eco, per sminuire i due leader, ma l’effetto che rischiano di sortire è quello di rendere i due più simpatici. Come se non bastassero i piddini anche il Finacial Times ci ha messo del suo definendoli ‘barbari moderni’. Sembra che in questo momento le gufate anti governo giallo-verde non abbiano confini.
Il contrattacco
Salvini non ci sta e passa al contrattacco. “Meglio barbari che servi – sostiene in un video – Tutti scrivono che sale lo spread, scendono le Borse, che Washington è preoccupata, Berlino è preoccupata, Parigi è preoccupata… Se nei salottini dove hanno deciso che i nostri figli devono vivere di precarietà e di paura sono preoccupati, vuol dire che stiamo facendo qualcosa che è giusto. Più ci insultano, ci minacciano più mi vien voglia di partire con questa sfida. Se qualcuno pensa di impaurirci e di farci scappare, sbaglia”. E non si sa perché a rispondergli è il reggente del Pd Maurizio Martina su twitter. “Caro Salvini, non servono né barbari, né servi. Ma servitori del bene comune con il senso dello Stato”. Avrà la coda di paglia?