Se il leader è il portiere: Pickford e Subasic, la gloria tra le mani

Va bene Mbappè e Kane, ma chi si attendeva Cristiano Ronaldo e Messi in semifinale si è dovuto accontentare dei due estremi difensori di Inghilterra e Croazia

PA-LaPresse

MOSCA – Tutti aspettavano Cristiano Ronaldo e Messi ma hanno trovato Mbappè. Il bambino prodigio della Francia che corre veloce come Bolt è però un’eccezione che conferma una regola nuova in un Mondiale nuovo. Per la prima volta nella storia, i protagonisti del rush finale non sono i fantasisti o i bomber ma i portieri. Che siano tempi regolamentari o rigori, poco importa. Loro, Pickford e Subasic, leader con i guanti, ci sono e salvano tutto. Pronti a giocarsi la semifinale uno contro l’altro.

Finalmente Pickford

In Inghilterra ne sono convinti: se i Tre Leoni sono tornati a giocarsi una semifinale Mondiale dopo 28 anni è perchè finalmente tra i pali hanno un portiere di livello assoluto. Partito tra lo scetticismo generale, Jordan Pickford, 24 anni, viene ora paragonato a Gordon Banks e Peter Shilton, gli ultimi grandi numeri uno di Sua Maestà. Si deve al ct Southgate la scommessa vinta tra i pali. Prima del Mondiale, ha scaricato l’ex torinista Joe Hart, puntando su questo ragazzo con poca esperienza internazionale (debutto in Nazionale il 10 novembre 2017 contro la Germania, quella con la Svezia è stata solo l’ottava presenza), portiere di una squadra di Premier di seconda fascia come l’Everton. Una scommessa, appunto, ma già vinta.

Cresciuto nel Sunderland, uno dei vivai più importanti della Premier in cui vive tutta la trafila nelle giovanili sin dal 2002. Lì cresce, migliora, s’impone in tutte le selezioni giovanili dell’Inghilterra, dall’Under 16 all’Under 21. Passa anche attraverso alcuni passi falsi, come quando in Messico, nel Mondiale Under-17 del 2011, il portiere del Canada Roberts riesce a beffarlo con un tiro scagliato dalla propria metà campo: il pallone gli rimbalza davanti e finisce in porta, un gol beffa che paradossalmente non lo abbatte ma lo rafforza

Nello stesso anno Pickford comincia una dura gavetta nelle serie inferiori che gli vale finalmente la chiamata al Sunderland. Jordan ha quasi 22 anni e dopo ben 5 stagioni di apprendistato, è pronto alla grande occasione. Il debutto è un mezzo choc: nelle prime due gare i Black Cats cadono in FA Cup (1-3 contro l’Arsenal) e in campionato (1-4 contro il Tottenham) ma alla fine arriva la salvezza.

Il 2017 è l’anno della consacrazione: partito inizialmente in panchina, come sostituto di Vito Mannone, Pickford conquista il posto da titolare. Il Sunderland retrocede ma quel ragazzo è pronto per spiccare il volo. Arriva l’Everton, che lo paga 30 milioni di sterline rendendolo così il portiere inglese più pagato di sempre: un’investitura mica male per un ragazzo di appena 23 anni con una sola stagione in massima serie alle spalle.

L’investimento si rivela rivela proficuo: l’Everton chiude all’ottavo posto ma Pickford è una sicurezza. Se ne accorge anche Southgate, il ct, che lo fa debuttare e poi gli affida la porta dell’Inghilterra. Nel giro di due estati, Jordan passa dalla retrocessione con il Sunderland alla semifinale dei Mondiali con la maglia dell’Inghilterra, roba da predestinati. E il bello deve ancora venire, dice Pickford: “Abbiamo sempre detto di affrontare una partita alla volta, conosciamo i nostri pregi e i nostri limiti – osserva l’ estremo difensore inglese –. Il nostro gruppo è forte e vogliamo sempre ottenere il massimo.  Io non mi sento sotto pressione, mi sento forte e desidero migliorare di partita in partita”.

L’angelo di Subasic

I tre rigori parati contro la Danimarca gli hanno permesso di eguagliare un record Mondiale, quello stabilito da Ricardo in Portogallo-Inghilterra nel 2006. Ma poi, tanto per gradire, Danijel Subasic ne ha parato un altro a Smolov nella sfida dei quarti con la Russia, ‘firmando’ la storica qualificazione della sua Croazia alla semifinale contro l’Inghilterra di Pickford.

A 33 anni, Subasic sta vivendo al Mondiale una consacrazione forse tardiva ma meritata, il punto più alto di una carriera iniziata nelle giovanili dello Zadar, piccola squadra della città croata di Zara. E’ lì che Danijel conosce una persona che diventerà per lui fondamentale. E’ Hrvoje Custic, attaccante. Più che compagni di squadra, i due diventano amici per la pelle, quasi fratelli. Un’amicizia che si spezza tragicamente il 3 aprile 2008: quel giorno Custic sbatte la testa contro un muretto posizionato in prossimità della linea di fondo. Trasportato in ospedale, il giorno dopo ne viene dichiarata la morte cerebrale. Aveva 25 anni e muore lì dove aveva vissuto, in campo. Per Subasic è uno choc: da quel giorno, ogni volta che scende in campo, sotto la maglia di gioco ne indossa un’altra che ritrae il suo amico scomparso.

Hrvoje è il suo angelo custode, un gancio verso il cielo. Nell’estate del 2009, Subasic si trasferì all’Hajduk Spalato e da lì, nel 2010, al Monaco. Il suo nome è fatto direttamente dall’allenatore Claudio Ranieri, col quale ottiene la promozione in Ligue 1. Ranieri va al Leicester e sulla panchina del club del Principato arriva Leonardo Jardim: con lui, Subasic conquista il titolo francese 2016-2017 insieme a Falcao e Mbappé. Una coincidenza eccezionale: l’unica star offensiva del Mondiale potrebbe ritrovarsi in finale sulla strada di una Croazia prodigiosa. E che grazie anche alle parate di Subasic, in campo contro la Russia nonostante uno stiramento alla coscia, ora sogna in grande.

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