NAPOLI – Roberto Fico arriva alla guida della Regione Campania dopo anni trascorsi in un contesto protetto, quello della politica nazionale. Da presidente della Camera ha potuto incarnare un ruolo istituzionale che lo ha tenuto lontano dalle dinamiche più materiali del governo locale, e ha potuto continuare a essere la persona equilibrata ed educata che è, incapace di alzare la voce anche quando avrebbe tutto il diritto di farlo. Ma la politica – quella vera, fatta di telefonate all’alba, di pacche sulle spalle che non significano affetto, di tavoli che si
ribaltano e di porte chiuse – non è mai stata veramente il suo habitat. La Regione Campania non è Montecitorio. Qui il territorio ti viene addosso ogni giorno. Qui devi decidere, devi scontentare qualcuno, devi misurarti con alleanze che cambiano in 24 ore e con apparati che non si fanno impressionare dalla gentilezza.
La domanda, allora, è semplice e inquietante: Roberto Fico continuerà a essere quello che abbiamo conosciuto negli ultimi 15 anni di militanza? Glielo permetteranno? Chi lo proteggerà? Di certo non l’avvocato del popolo, Giuseppe Conte, che a Napoli, la sera della vittoria, passeggiava accanto al neogovernatore come un ospite capitato lì per caso. E infatti non è stato lui il vero sponsor di Fico. A crederci, a esporsi, a metterci la faccia più di quanto abbia fatto per se stesso, è stato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. È stato lui il vero regista, il garante dell’operazione. Lui a tessere la tela tra PD e M5S, lui a convincere mondi che tra loro non si parlavano più, lui a costruire l’immagine di un Fico rassicurante per il centrosinistra e non troppo indigesto ai moderati. Diciamolo: oggi Fico è molto più piddino che grillino.
E Manfredi lo sa benissimo. Ma il sindaco, ora, non avrà strada spianata. Perché in Campania c’è un convitato di pietra che non ha alcuna intenzione di defilarsi: Vincenzo De Luca. Il governato- re uscente non ha nessuna intenzione di abbandonare il campo. Anzi. In una delle sue ultime uscite pubbliche ha sorriso, guardato la platea e sussurrato: “Ci rivediamo presto”. Non era una promessa: era un avvertimento.
E allora la narrazione della “discontinuità”, che Manfredi ha sbandierato ieri con convinzione, rischia di essere solo un annuncio da conferenza stampa. Perché in Campania nulla è mai davvero discontinuo: tutto si trasforma, si ricompone, cambia pelle senza cambiare sostanza. E De Luca, che conosce il territorio come pochi, non ha alcuna intenzione di farsi archiviare come un uomo del passato. Fico, intanto, entra in un palazzo che ha regole sue. E dovrà impararle in fretta. Dovrà sporcarsi le mani, affrontare dossier che non aspettano, misurarsi con equilibri di potere che non sempre premiano la pacatezza. Bisogna capire se saprà essere anche un leader. E se chi lo
ha portato fin qui – Manfredi, il Pd, quel pezzo di mondo post-democrat che oggi governa Napoli – saprà/vorrà sostenerlo davvero quando le cose si complicheranno.





















