ISTANBUL – Militari sotto accusa in Turchia. Questa mattina sono partiti 51 mandati d’arresto nei confronti dei militari. L’accusa è di intrattenere legami con la rete di Fethullah Gulen. Ankara lo ritiene l’ideatore del colpo di stato del luglio 2016. Sono 51 i mandati di cattura emessi nei confronti di militari, sospettati di essersi infiltrati nelle forze armate con scopi eversivi. Almeno 27 erano già finiti in manette in blitz condotti in 21 province turche tempo fa. Dei 51, 33 erano ancora regolarmente in servizio. La procura di Smirne ha coordinato l’operazione sulla costa egea. Per ordine della procura di Ankara sono inoltre ricercate 18 persone, in questo caso civili, accusati di essere ‘imam nascosti’, cioè figure dirigenziali, che sarebbero legate a Kemal Batmaz, uno dei presunti vertici dell’organizzazione di Gulen.
Il colpo di stato
Molte sono le ombre sul colpo di Stato in Turchia del 2016. Le forze armate avrebbero cercato rovesciare il governo guidato presidente Recep Tayyip Erdogan e prendere il potere nel Paese. Anche le motivazioni non sono chiare. Secondo Erdogan, al vertice dell’organizzatore sovversivi ci sarebbe Fethullah Gulen, esule negli Stati Uniti. Quest’ultimo ha invece al contrario suggerito l’ipotesi che l’ideatore del golpe possa essere stato lo stesso presidente. Se così fosse il colpo di stato sarebbe una sorta di legittimazione per ulteriori restrizioni alle libertà civili e una serie di controlli e arresti per magistratura ed esercito.
Chi è Fethullah Gulen
E’ uno dei fondatori dell’Associazione per la Lotta contro il Comunismo. E’ stato è stato uno stretto alleato di Erdogan fino al 2013. Il legame si è rotto dopo lo scandalo sulla corruzione. Erdogan accusò Gulen di essere dietro le accuse agli uomini di partito Akp da lui guidato. Oggi è il principale ricercato nel Paese, accusato di terrorismo e di guidare una corrente che il governo turco chiama ‘Organizzazione del Terrore Gulenista’. La Turchia ha richiesto l’estradizione di Gulen, ma gli Stati Uniti non sembrano aver dato eccessivo credito alle accuse.