Legge di Bilancio, Draghi studia un altro taglio alle tasse. Domani nuovo ‘round’ con i sindacati

Foto John Thys, Pool via AP in foto il premier Mario Draghi

ROMA – L’ultimo ‘round’ sulla manovra, forse quello più difficile, si giocherà domani pomeriggio. Mario Draghi vuole chiudere la partita. Finito il giro di ‘consultazioni’ con i partiti, il premier convoca a palazzo Chigi i leader sindacali. Il confronto riprende dopo la ‘rottura’ andata in scena lunedì al Mef e l’intenzione, viene riferito, è portare al tavolo una nuova proposta sul fisco che tenga conto anche delle richieste arrivate da Cigl, Cisl e Uil.

La ‘coperta’ resta quella degli 8 miliardi da destinare alla riduzione delle tasse, spesi – secondo Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri – senza “dare risposte a chi è rimasto indietro, a lavoratori dipendenti e pensionati, a chi ha pagato il prezzo più alto in pandemia”. Il Governo, però, prova a mediare e ‘studia’ un nuovo intervento per intervenire in modo diretto sulle ‘tasche’ dei lavoratori, soprattutto sulle fasce di reddito più basse.

Il nodo resta quello delle risorse. Possibile, viene spiegato, attingere al ‘tesoretto’ di circa 800-900 milioni che nel 2022 si risparmierebbero dalla riforma fiscale su Irpef e Irap. I fondi, oltre a calmierare ulteriormente il caro bollette, potrebbero essere impiegati per ridurre la contribuzione dei lavoratori. Attingere al risparmio che deriva dalla riforma fiscale, però, significherebbe avere margini per un intervento spot, valido solo nel 2022, nell’attesa di trovare nuove risorse che lo rendano strutturale.

“Sicuramente ci sarà un nuovo taglio”, assicurano i rappresentanti dei partiti che si alternano a palazzo Chigi. “Abbiamo chiesto di destinare una parte” dei fondi “per contrastare il caro bollette e una parte per la decontribuzione dei lavoratori”, dice la capogruppo di Iv alla Camera Maria Elena Boschi e anche Federico Fornaro (Leu) chiede un “segnale chiaro e forte” che vada nella direzione “dell’equità, del non lasciare indietro nessuno”.

Intervenire contro i rincari dell’energia, rafforzare l’intervento sulla diminuzione della pressione fiscale, fare di più per insegnanti e organici Covid in modo da “rendere la scuola davvero una priorità”, attutire il peso delle cartelle esattoriali. E poi i ‘miglioramenti’ chiesti a più riprese – e non sempre nella stessa direzione – su Superbonus e Reddito di cittadinanza. Le richieste dei partiti restano numerose e differenti. Adesso spetterà al Governo trovare la quadra.

“Assieme al Presidente Mario Draghi e al Ministro dell’Economia Daniele Franco, abbiamo ascoltato le istanze di tutte le forze politiche che sostengono il Governo. Tutte le proposte saranno oggetto di un lavoro di sintesi così da rendere il documento condiviso nel modo più ampio”, assicura Federico D’Incà. Dalla prossima settimana, infatti, comincerà l’esame degli emendamenti e imponente dovrà essere il lavoro di ‘assorbimento’ delle proposte di modifica, dal momento che allo stato attuale sono 6.290 quelle che ‘pesano’ sulla manovra.

L’obiettivo resta quello di arrivare a un massimo di 500 ‘segnalati’, in modo da approvare la legge di bilancio entro Natale. “Rendere la ripresa stabile e equa”, il mantra del Governo, che punta poi a mettere a terra i progetti del Pnrr e “rispettare gli impegni”. E se Matteo Salvini plaude – “il governo sta trasformando in realtà tante richieste che arrivano dalla Lega”, assicura il leader del Carroccio – resta sul piede di guerra Giorgia Meloni che punta il dito contro la “compressione dei lavori parlamentari” e la conseguente impossibilità per il Parlamento “di discutere del provvedimento di legge più importante dell’anno”.

“L’atteggiamento del governo Draghi sta diventando francamente intollerabile – tuona la leader FdI, che avverte: “Se ci fosse chiusura totale su proposte così significative ovviamente si alzerebbe anche il livello della nostra opposizione”. Molto critico anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. “Mi dispiace vedere che il Mef ha abdicato al suo ruolo di indirizzo politico, lasciando 8 miliardi sul tavolo ai partiti per decidere in che modo suddividerseli – taglia corto – Purtroppo quello che sto vedendo è la guerra delle bandierine”.(LaPresse)

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