ROMA – Una data adesso c’è: la legge di Bilancio 2022 arriverà nell’aula del Senato il 21 dicembre. Mentre alla Camera approderà dal 27 al 30. La maggioranza è all’opera per limare gli ultimi dettagli, ma il maxiemendamento del governo è atteso in commissione Bilancio al Senato per domani. Ci saranno anche le risorse necessarie ad affrontare il caro-bollette: il ministro dell’Economia, Daniele Franco, infatti, conferma che la cifra stanziata è di 3,8 miliardi per il primo trimestre.
In particolare 1,8 miliardi serviranno ad annullare gli oneri generali di sistema per le utenze fino a 16kwh, 600 milioni per abbassare l’aliquota Iva del gas al 5%, mentre vengono azzerati per tutti gli oneri di sistema per il gas. Altri 900 milioni, poi, saranno destinati ad annullare gli aumenti per le famiglie svantaggiate ed è in corso la riflessione sulla possibilità di concedere la rateizzazione delle bollette come ulteriore strumento per mitigare l’effetto dei rincari su famiglie e imprese.
Le novità, frutto della mediazione all’interno della maggioranza e con l’esecutivo, riguardano anche il comparto scuola. Perché in manovra sono in arrivo circa 200 milioni di euro, sotto forma di riformulazioni del governo, per sostenere il rafforzamento degli organici Ata, onorare gli aumenti di stipendio degli insegnanti e per la copertura dei costi del servizio di sostegno psicologico agli studenti, particolarmente provati da lunghi mesi di restrizioni dovute all’emergenza Covid. Resta da sciogliere il nodo legato alle cartelle esattoriali.
Un tema su cui spinge forte il centrodestra, in particolare Forza Italia, che chiede una dilazione dei pagamenti a partire dal 1 gennaio del 2022. Ma il Pd alza il muro. “Se l’accordo sulle cartelle viene riaperto, allora viene riaperto per tutti e il Pd vedrà cosa fare, con subemendamenti all’emendamento del governo sul fisco”, avverte il vice presidente dei senatori dem, Alan Ferrari. “C’è un accordo sugli 8 miliardi per gli interventi sul fisco, che non prevedeva di toccare le cartelle – spiega -. Ma è stata respinta la proposta di Draghi per il congelamento di 2 anni del taglio Irpef sopra i 75mila euro, che a noi andava bene”. Dunque, “se l’esecutivo presenta le modifiche, noi faremo le nostre valutazioni”.
Per il M5S è Mariolina Castellone a spiegare il punto di vista pentastellato: “Stiamo lavorando full time”, dice la capogruppo al Senato. “In commissione stiamo intervenendo sul pacchetto degli emendamenti, ci siamo dati degli obiettivi su temi comuni come il Superbonus, la scuola e la riduzione delle bollette”. Inoltre, “interverremo anche con emendamenti comuni sul mondo del lavoro e sui temi social in generale. Stiamo cercando la massima condivisione rispetto alle risorse a disposizione”.
Nonostante le correzioni in corsa, i sindacati continuano a bocciare la manovra. “Pensiamo che le misure sul fisco siano sbagliate perché disegnano una riforma di cui non abbiamo bisogno”, tuona il leader della Cgil, Maurizio Landini. Spiegando: “Avevamo chiesto, e stiamo chiedendo, che questi primi 8 miliardi vadano tutti verso i lavoratori dipendenti, i pensionati, soprattutto a partire dai redditi più bassi: l’85% dei lavoratori e l’87% dei pensionati del nostro Paese ha un reddito che non arriva a 35mila euro, mentre questo primo intervento dà risorse maggiori a chi ha redditi maggiori, in una situazione in cui la pandemia ha aumentato le disuguaglianze”.
Anche sullo sciopero indetto da Cgil e Uil per giovedì 16 dicembre non fa passi indietro: è “per cambiare la manovra che il Governo”. Anche se gli appelli continuano: “Spero che tra i sindacati e il governo possa sempre esserci un dialogo, poi nel nostro Paese c’è il diritto a manifestare quindi quando c’è una manifestazione non credo sia un problema”, dice il presidente della Camera, Roberto Fico. Che ribadisce: “Il dialogo deve restare sempre aperto”. Ma la manovra procede e la strada sembra ormai tracciata.(LaPresse)