Le aziende campane del biologico pressano per l’approvazione della legge in materia, bloccata alla Camera (dopo l’ok del Senato nel maggio scorso) dalla pausa estiva dei lavori parlamentari. Secondo quanto reso noto dalla Regione, il numero di prodotti realizzati con metodo biologico in Campania è in salita: ci sono i prodotti della trasformazione agroindustriale quali olio (di oliva e di semi), paste alimentari, vini (i doc del Sannio Beneventano, dei Campi Flegrei e del Vesuvio), succhi di frutta, derivati del pomodoro (polpa, pelati, passate). Ma in Campania si producono anche surgelati biologici, succhi di frutta, ortaggi freschi prelavorati e addirittura pizze surgelate: prodotti sperimentati con successo negli ultimi anni.
Per quel che riguarda la produzione di ortofrutta da consumo fresco ancora discreta è la richiesta da parte della grande distribuzione organizzata, sia a livello nazionale che europeo ed internazionale e questo potrebbe far prevedere ancora la possibilità di inserimento da parte di operatori interessati. Per l’ortofrutta fresca, però, a differenza dei prodotti usati per le trasformazioni agroindustiali, le produzioni devono essere caratterizzate da standard qualitativi elevati (uniformità di pezzatura, peso, calibro), da assortimenti diversificati e da elevati volumi di prodotto. Il disegno di legge 988 sull’agricoltura biologica è quindi fermo alla Camera dei deputati, dopo che il Senato lo ha approvato con un solo voto contrario e un astenuto.
Secondo quanto ha ricordato il Wwf regionale, la valorizzazione dei nostri prodotti tipici regionali rappresenta un’opportunità che poche regioni in Italia possono vantare. A cominciare dalla mela annurca, per continuare con le ciliegie e i pomodori per arrivare alla mozzarella bio.
L’iter della legge, va ricordato, è stato caratterizzato dalla polemica sull’agricoltura biodinamica: secondo il Wwf, questo è un l’estremo tentativo di fermare l’approvazione della legge che riconosce e promuove tutti i modelli di agricoltura che fanno riferimento all’agroecologia come valide alternative all’agricoltura avvelenata dai pesticidi. L’Unione Europea con le sue Strategie “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” ha indicato la strada da percorrere per una transizione ecologica dell’agricoltura e gli obiettivi da raggiungere entro il 2030: riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi, del 20% dei fertilizzanti chimici, destinare il 10% della superficie agricola alla tutela della natura e il 25% all’agricoltura biologica.
La legge prevede fra l’altro il marchio del biologico “Made in Italy”, la creazione dei Biodistretti, lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione nell’agroecologia. Chi si oppone all’approvazione del disegno di legge 988 vuole contrastare questa transizione ecologica dell’agricoltura, richiesta dalla Commissione Ue con il Green Deal, per tutelare gli interessi dell’industria dell’agrochimica e delle grandi corporazioni agricole.
L’associazione ambientalista porta come esempio l’impegno del sindaco di Nepi, Franco Vita, che con una specifica ordinanza ha regolamentato l’utilizzo dei fitofarmaci con lo scopo di mantenere la biodiversità nelle campagne, ridurre l’inquinamento dei terreni e soprattutto salvaguardare la salute dei suoi cittadini. Con questa ordinanza in alcune aree sensibili del Comune di Nepi sarà consentita solo l’agricoltura biologica”.
Per il Wwf il coraggio dell’amministrazione di Nepi deve essere un esempio per tutti i Comuni d’Italia costretti a convivere con una agricoltura intensiva basata sull’utilizzo sconsiderato di sostanze chimiche.