ROMA – “Premesso prioritariamente che i Sindaci devono sempre e comunque rispettare le leggi, pena una grave delegittimazione delle Istituzioni che rappresentano, apprendiamo che proprio sulla scorta di queste esternazioni, tu hai ritenuto di proporre un tavolo di confronto per apportare i necessari correttivi che così com’è non tutela i diritti delle persone.” Nella tua dichiarazione fai riferimento alla posizione assunta all’unanimità dalla commissione immigrazione dell’Anci ma non può sfuggirti che la posizione ufficiale dell’Anci deve necessariamente scaturire da un confronto che coinvolga i massimi organismi dell’associazione a partire dal direttivo e dal consiglio nazionale. Per quanto ci riguarda i sottoscritti sindaci sono convinti che il Decreto Sicurezza contenga norme principi giusti e condivisibili.
“La gestione dell’immigrazione in questi ultimi anni ha aumentato il senso di insicurezza e il disagio sociale dei cittadini.
La cancellazione dei flussi programmati e l’equiparazione tout court tra rifugiati e migranti economici ha prodotto conseguenze che era doveroso contrastare agendo alla radice di quella equiparazione“.
Lo scrivono oltre 30 sindaci, tra cui quelli di Venezia, Verona, Genova, Novara, in una lettera indirizzata al presidente dell’Anci, Antonio Decaro, sul decreto Sicurezza.
“Sulle città, sulle prefetture e sulle comunità locali, infatti, si sono scaricati i costi gestionali, sociali e di sicurezza derivanti dal fenomeno con scelte dissennate e illogiche.
Lo stesso SPRAR che nasce per favorire l’integrazione di quanti (rifugiati, minori e titolare di permesso di soggiorno) avevano già ottenuto il riconoscimento del diritto di permanere in Italia ha subìto una torsione. Dal 2015 lo SPRAR – con l’estensione massiva del cd. “ permesso umanitario” – é diventato uno strumento per favorire l’accoglienza dei richiedenti asilo e non già l’integrazione dei regolarizzati.
Il Decreto Sicurezza del Ministro Salvini chiude definitivamente questa stagione cambiando completamente l’approccio alla gestione del problema – continua la lettera – In Italia d’ora in avanti si accoglie solo ed esclusivamente chi ha diritto e chi rispetta le regole, senza aprire le porte indiscriminatamente, così come avviene negli altri paesi europei che peraltro ci hanno completamente lasciati soli nella gestione del fenomeno“. (LaPresse)