VERONA (Renato Casella) – E’ servito l’intervento della polizia pakistana per liberare la 19enne residente a Verona che sarebbe stata costretta ad abortire dalla famiglia. La giovane sarebbe in compagnia di rappresentanti delle autorità italiane dopo essere stata liberata nella zona di Islamabad dalle forze di polizia pakistane. Il caso della ragazza è venuto alla ribalta nei giorni scorsi. Ieri pomeriggio la giovane era riuscita a inviare un messaggio al fidanzato di Verona, anche lui di origini pakistane, ma adottato da una famiglia veronese e cittadino italiano.
Il messaggio via Whatsapp: mi sono fidata dei miei
La giovane ha mandato un altro messaggio – un file audio via Whatsapp – a una compagna di classe, raccontando di essersi fidata dei genitori e di essere tornata in Pakistan con loro. Qui, però, i familiari l’avrebbero tenuta legata per otto ore prima di costringerla ad abortire. Il ministero degli Esteri era intervenuto presso le autorità pakistane non appena la notizia della vicenda si era diffusa e ha ricordato che “l’Italia difende con forza e in ogni circostanza il rispetto dei diritti umani e delle libertà e i diritti fondamentali sulla base della parità di uomini e donne”.
La famiglia a Verona dal 2008
La famiglia della ragazza è in Italia dal 2008 e il padre, proprietario di un negozio in città, era stato denunciato per maltrattamenti. Inoltre, a settembre, la ragazza si era rivolta ai servizi sociali del Comune, che per qualche tempo l’hanno ospitata in una struttura protetta. Il 9 gennaio la ventenne lascia questa residenza dicendo di essersi riconciliata con i parenti. Poco dopo c’è stata la partenza per il Pakistan, giustificata dal matrimonio del fratello. Ma poi la giovane ha cominciato a inviare messaggi alle amiche, sostenendo di essere tenuta legata a un letto sotto sedativi e che una dottoressa le avrebbe procurato l’aborto. Tutto questo fino all’intervento della polizia.