TRIPOLI – E’ un’ecatombe. Continua ad aggravarsi il bilancio degli scontri tra milizie che ormai vanno avanti da oltre una settimana nella capitale della Libia, Tripoli. L’ultimo bollettino parla di 50 morti, di cui 19 civili, e 130 feriti, mentre 1825 famiglie risultano sfollate. Al momento è risultato inutile il tentativo del premier Fayez al-Sarraj di fermare le violenze dichiarando lo stato di emergenza.
L’avanzata della Settima Brigata
La Settima Brigata, che riunisce tribù vicine all’ex regime di Gheddafi e ora legate al maresciallo Khalifa Haftar, avanza verso il centro della città. Il municipio di Tripoli ha allestito cinque edifici scolastici per ospitare gli sfollati in fuga dalle zone dove sono in corso gli scontri tra le milizie. Circa 400 detenuti sono evasi durante una rivolta in un carcere in un sobborgo meridionale della capitale. Il colonnello Abdel Rahim Al-Kani, leader della Settima Brigata, ha annunciato che le sue forze sono posizionate lungo la strada per l’aeroporto e stanno per sferrare un attacco al quartiere di Abu Salim, porta di accesso al centro storico.
Tra i morti, donne e bambini
Il governo di Accordo Nazionale della Libia di al-Sarraj, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale, è inesorabilmente sotto assedio. Ieri sera Maria Ribeiro, coordinatrice dell’ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite in Libia, ha scritto su Twitter che “le vittime civili a Tripoli sono ora 19, comprese donne e bambini”. Intanto fonti del ministero della Difesa hanno assicurato che i militari italiani nel paese stanno bene e in sicurezza e che nessun problema è riscontrato all’ospedale da campo a Misurata.
In fiamme l’ambasciata degli Stati Uniti
Intanto il sito Alwasat, citando il portavoce della Protezione civile libica, Osama Ali, ha raccontato che un “incendio è divampato nell’ambasciata degli Stati Uniti”. Sconosciute le cause dell’incendio nella sede diplomatica che è chiusa da tempo.