TRIPOLI – Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è arrivato in Libia. Atterrato questa mattina all’aeroporto di Tripoli, il vicepresidente del consiglio incontrerà il vicepresidente del consiglio Fayez al-Sarraj per discutere del conflitto bellico in corso. “La soluzione alla crisi in Libia non può essere militare” ha detto Di Maio, incontrando il vicepresidente Maitig. E’ un vero e proprio tour de force quello del ministro in giro per la Libia. Di Maio vedrà il ministro degli Affari Esteri libico Siala e il ministro degli Interni Bishaga. Il ministro italiano incontrerà il generale Khalifa Haftar e il presidente della Camera dei rappresentanti. Al centro degli incontri temi scottanti, come il conflitto bellico in corso e la conferenza di Berlino.
I venti della guerra scuotono la Libia. E per prepararsi alla guerra la città di Misurata dichiara lo stato di emergenza. Una vera e propria chiamata alle armi. La sua potenza militare le permette di contribuire a quasi la metà delle milizie che difendono Tripoli dall’attacco di Haftar. Sono 7.500 i miliziani che, al momento, fronteggiano il generale libico. La città ha dichiarato la volontà di mobilitare “tutte le proprie risorse” a sostegno di Sarraj. Intanto aumenta il terrore che altre potenze straniere, come Turchia o Egitto, possano intervenire nel conflitto.
Il mondo reasgisce al conflitto in Libia. Putin e Merkel: “Evitare un ulteriore escalation”
Non si sono fatte attendere le reazioni della comunità internazionale. Che già si era mossa prima della visita di Di Maio. Nel corso di una telefonata il presidente russo Vladimir Putin e la cancelliera tedesca Angela Merkel sottolinearono l’importanza di “evitare un ulteriore escalation”. Ma non tutti cercano di smorzare il conflitto. “L’Egitto sarebbe dovuto intervenire direttamente in Libia ed è in grado di farlo” ha dichiarato il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Parole che il governo di Sarraj ritiene una palese minaccia.
Il ministro degli esteri Di Maio incontra il presidente sotto attacco Sarraj e Haftar. La città di Misurata mobilita le truppe contro il “totalitarimo del generale”
(LaPresse)