ROMA (LaPresse) – “L’obiettivo finale del delegato Onu per la Libia, Ghassam Salamé, è arrivare alle elezioni. E lui pensa che ci siano le condizioni, con la tregua annunciata qualche giorno fa, per poterle effettuare entro l’anno”. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, davanti alle commissioni parlamentari di Difesa ed Esteri, ha illustrato a deputati e senatori il problema delle prossime settimane. Si tenterà di portare una nuova leadership in Libia, con tutte le incognite che ciò comporta.
La posizione del ministro degli Esteri sul caso libico
“Sapete benissimo che sulla questione delle elezioni esiste dialettica, anche qui in Italia”, ha sottolineato Moavero. In effetti, Roma non vuole accelerare sul tasto di nuove consultazioni: la situazione è ancora instabile, con un fragile cessate-il-fuoco (che secondo il ministro “sempre reggere”). E c’è il rischio non troppo remoto che “possano prevalere forze giudicate a livello internazionale come estremamente pericolose. Vale a dire estremisti e fondamentalisti”.
Per di più, le elezioni potrebbero spodestare l’attuale governo di unità nazionale, guidato da Fayez al Serraj, sostenuto dall’Italia. E potrebbero aumentare il potere del generale Khalifa Haftar, che intrattiene buone relazioni con la Francia. Il presidente Emmanuel Macron ha messo le mani avanti. Sottolineando che è necessario “dialogare con tutti”. E Moavero non ha nascosto che gli interessi con Parigi non sempre combaciano. Parlando di un “mix di collaborazione e competizione”.
Per il ministro Trenta la corsa alle elezioni non risolverà le tensioni in atto
Ad ogni modo “la posizione del Governo è che si devono fare le elezioni del nuovo governo, sì, ma il quando lo dovrà decidere il popolo libico – ha sottolineato il titolare della Farnesina – noi non fissiamo date, ci rimettiamo alla volontà del popolo libico, questa è la nostra posizione”. Ancora più chiara la posizione di Elisabetta Trenta, ministro della Difesa anche lei sentita dalle commissioni. “Una corsa alle elezioni non aiuterà ma approfondirà le divisioni già esistenti”.
Ma a far discutere sono state altre parole della pentastellata, secondo cui “lo scenario che oggi descriviamo non ci vede più spettatori in Libia, come lo eravamo con il precedente governo, bensì attori protagonisti come Italia”. L’ex titolare dell’Interno Marco Minniti ha quindi bacchettato Trenta: “Togliamoci dalla testa l’idea della propaganda: se lo facciamo, l’Italia va a sbattere”. Il senatore Dem ha sottolineato che poco prima dell’insediamento dell’attuale esecutivo, “esattamente al 31 maggio scorso, si era registrata una diminuzione dell’80% degli arrivi dalla Libia”.
Le critiche dell’ex presidente della Camera Boldrini
Critiche sono arrivate anche dall’ex presidente della Camera Laura Boldrini, ora deputata LeU. “E’ impensabile che ci possa essere un’azione risolutiva della crisi libica senza la Francia, che per il ministro Salvini invece continua a essere il primo responsabile”, ha detto Boldrini, che ha anche chiesto di sospendere la consegna di motovedette italiane alla Guardia costiera libica, soprattutto se “la Libia continua a non essere considerata come porto sicuro”.
di Matteo Bosco Bortolaso