La stagione del Partito democratico, iniziata con l’elezione a segretario nazionale di Nicola Zingaretti, crea grandi speranze, non solo tra i dem, ma anche tra gli esponenti delle altre forze politiche di centrosinistra.
Se il Pd riesce ad uscire dal dirupo in cui è caduto nella stagione renziana, il centrosinistra può sperare di tornare ad essere competitivo. A parlarne con ‘Cronache’ è il parlamentare campano di Leu Federico Conte.
Onorevole a fine maggio si terranno le Europee, in che modo vi state organizzando e su cosa puntate per superare la soglia di sbarramento del 4%?
Con la formazione di una lista unitaria di socialisti e progressisti con riferimento alla famiglia socialista europea. Svolgeremo una campagna elettorale in difesa delle istituzioni comunitarie ma per cambiarle in meglio e in discontinuità con le politiche di austerity che hanno creato tanto disagio sociale. In questo percorso mi pare il nostro destino si incroci con quello che sta proiettando Nicola Zingaretti.
A proposito di Zingaretti, molti sostengono che con lui il Pd sposta il proprio asse più a sinistra. Questo comporterà un vostro riavvicinamento e un passo in avanti verso la rifondazione del centrosinistra?
Lui ha detto che vuole lavorare per la ricostruzione del centrosinistra e questo è anche il nostro auspicio. Ovviamente non è un processo facile, veloce e automatico, ma ci sono dei passaggi e un percorso da compiere soprattutto per quanto riguarda l’impianto politico di base. Le Europee ci trovano sulla stessa posizione, questo mi pare un ottimo punto di partenza.
Può essere una svolta anche rispetto all’opposizione al governo gialloverde che fino a questo momento vi ha visti non collaborativi?
Il tema è organizzare l’impianto politico adeguato al momento, sia in termini di proposte sia in termini di interpretazione di questa proposta. Mi pare Zingaretti vada in questa direzione e che ci sia una netta convergenza, se questa si dovesse realizzare sotto forma di collaborazione per le Europee. Sarà naturale che si trasformi anche in un percorso parlamentare che crei le basi per un soggetto in grado di competere con la destra che è il nostro avversario storico. La forza politica da battere, al momento, si chiama Lega.
Quando parla di impianto politico cosa intende? Quali gli elementi imprescindibili?
Intendo anzitutto recuperare la questione sociale, ossia una serie di politiche che abbiano al centro il tema delle disuguaglianze di carattere territoriale, Nord e Sud, economico, di carattere politico, che riguardano la solidità delle istituzioni locali e territoriali, di carattere infrastrutturale, che riguardano i servizi. Questi temi hanno come comune denominatore il lavoro. E’ da tali questioni che è scaturito il risultato delle Politiche ed è da lì che dobbiamo ripartire.
Il reddito di cittadinanza può contribuire alla risoluzione della questione sociale di cui parla?
Il reddito di cittadinanza è stata una risposta emotiva alla questione sociale che la sinistra non ha più saputo curare. Dare un po’ di soldi a chi non sa come campare sicuramente, in astratto, è una buona cosa. Ma il problema è che per realizzare questa assistenza metti a rischio la tenuta finanziaria dell’intero Paese. Siamo consapevoli che il governo non ha i soldi per fare tale misura è che li ha presi a debito con il rischio di fare scattare le clausole di salvaguardia e di dover ritornare sulla manovra. Questa è una misura che accompagna al lavoro, ma non lo crea. Di questa misura assistenziale resteranno soltanto i debiti che si sono fatti. Non posso dire che sia una cosa del tutto negativa perché tutto sommato allo stesso principio ispiratore del reddito di inclusione del governo Gentiloni, ma quella norma era ben pensata, questa solo per accattivarsi il consenso.
Ha detto che il vostro nemico è la Lega, il M5S non vi impensierisce?
Lega e Movimento 5 Stelle sono legati da questo contratto di governo che mi pare saldo al di là delle fibrillazioni mediatiche che spesso hanno un retroscena elettorale. Alla vigilia delle Europee tutte e due le forze politiche che sono al governo hanno interesse a distinguersi per recuperare pezzi di elettorato che altrimenti si confondono.
Con le Europee si voterà alle Amministrative, Leu avrà liste e candidati propri?
Ci saranno sicuramente i nostri candidati in tutti i Comuni ma prevalentemente nelle forme del civismo che nella dimensione comunale sono quelle a cui ricorrono anche partiti più importanti come il Pd.
L’anno prossimo si voterà per le regionali, lei è salernitano come il governatore, pensa che con la svolta del Pd vi ritroverete insieme a sostenere De Luca o puntate su un candidato diverso?
In Campania, come in Italia, c’è bisogno di un rinnovamento profondo e di una nuova forte offerta politica. Fino a questo momento l’interprete di questa offerta è stato De Luca. Ma De Luca da solo non basta. O lui mette a servizio la sua esperienza in un progetto più ampio e corale, e allora si può ragionare con un nuovo impianto politico che veda anche nuovi protagonisti al servizio della stessa battaglia, o se questa disponibilità il governatore non ce l’ha bisognerà riflettere sull’opportunità di una nuova discussione.