NAPOLI – La sua è una Municipalità simbolo, baluardo della frangia più estrema dell’era arancione. Ivo Poggiani (in foto) sogna di riconfermarsi presidente del Terzo parlamentino, ma il dopo De Magistris potrebbe nascondere qualche insidia per lui che, intanto, si riconferma vicino al primo cittadino, ma un po’ meno alla candidata sindaco scelto dall’ex pm.
Municipali: quali sono le sue intenzioni? Si ricandiderà?
Cinque anni fa ho iniziato questa esperienza da presidente della Terza Municipalità: un ciclo intenso, ma non abbastanza lungo rispetto ai tempi della burocrazia per apportare cambiamenti radicali. Sono stato il player istituzionale di questo territorio, e avrei piacere nel portare al termine il lavoro finora svolto. Vale la pena ricandidarsi per le risorse enormi che ci sono, ma aspetto le evoluzioni che ci saranno. Dipende tanto da come, candidati sindaci a parte, si comporranno le alleanze. In una di tipo nazionale non mi interesserebbe esserci, ma in una a carattere municipale e con una certa eterogeneità al suo interno si può valutare. E molto dipende dall’impostazione che i candidati vorranno portare avanti: mi fa ridere chi dice: “Guardiamo prima i programmi e poi i candidati”. Mi sembra un modo per prendere tempo. Mi vorrei ricandidare, sì: penso di aver lavorato bene con la mia squadra, in cui la maggioranza è sempre rimasta compatta.
Pensa che il centrosinistra, e quindi Pd, Cinque Stelle e Italia Viva, possano incontrarsi intorno a un tavolo per una coalizione allargata?
Pd e Cinque Stelle traccheggiano su Napoli: di questa coalizione se ne parla molto, eppure non si vede ancora. Riconosco al segretario del Pd l’avvio di un dibattito, ma nel partito ci sono troppi attori parlanti, e la sintesi di tutti i discorsi mi sembra lontana, mentre le elezioni sono alle porte. I Cinque Stelle, invece, sembrano del tutto assenti dal dibattito politico. In questo scenario di candidature mi sembra manchi tanto per arrivare a una definizione degli schieramenti politici, per cui parlare di alleanze del centrosinistra mi sembra aleatorio, come giocare al lotto. Sarebbe però un peccato non ripartire da quei pezzi di sinistra e di civismo che hanno dato un grande contribuito alla città negli ultimi anni. La mia previsione è che quello attuale non sia il quadro che ci ritroveremo quando saranno presentate le candidature ufficiali: siamo ancora molto lontani.
Secondo lei da dove bisognerebbe cominciare il dialogo per far ripartire Napoli?
Abbiamo un Recovery Plan da scrivere, ma noto che c’è poca discussione: stiamo parlando del futuro della città. Ci sono territori che gridano vendetta ma che continuano ad essere ignorati. Non ho ancora sentito parlare di Bagnoli o dell’area industriale, o ancora del porto di Napoli. Il progetto Re-Start su Scampia mi sembra ad esempio una visione di città corretta.
Come sono oggi i suoi rapporti con il sindaco?
Sereni: ritengo ancora che sia stato il miglior sindaco che Napoli poteva avere in questo periodo storico. Me la ricordo Napoli dieci anni fa: era una città senza speranza. Ora la città è viva, autonoma. Ma oggi le sinistre che hanno contribuito all’elezione di De Magistris ci stanno capendo poco rispetto a dove stiamo andando. Da Fucito a Coppeto, vedo molto spaesamento rispetto alle scelte di Luigi.
Tra di voi quindi nessun allontanamento dopo la vicenda che ha portato alle dimissioni di Eleonora de Majo?
Quella è stata davvero una brutta storia che mi ha lasciato basito: sono del parere che la solidarietà sia d’obbligo in questi casi. Mi sarei aspettato altro dal sindaco, in virtù del fatto che lui è un magistrato. L’amministrazione comunale conosceva la linea tracciata rispetto alla commissione che avrebbe dovuto valutare la statua di Maradona: l’effetto è che l’omaggio al Pibe de Oro è passato in secondo piano. Dispiace quando eventi esterni bloccano processi che la città avrebbe voluto.
Clemente candidata sindaco: pensa che dovrebbe procedere da sola, allargare la coalizione o addirittura fare un passo indietro?
Raccogliere dieci anni di eredità del sindaco non è facile, e il lavoro che Alessandra sta facendo va sottolineato e difeso. Ma a mio parare bisognava allargare la coalizione: un’operazione che avrebbe poi portato a un candidato sindaco che potesse tenere insieme più mondi. Tematica peraltro sbandierata a lungo da De Magistris, e che nei fatti però non è mai stata applicata. Il sindaco ha voluto accelerare sul nome del candidato, ma Napoli non ha bisogno di prese di posizioni, bensì di un processo partecipativo affinché il candidato rappresenti non solo i dieci anni passati, ma anche il loro superamento. Nessuno ha il carisma di Luigi né farà quel che ha fatto lui in dieci anni a Napoli: quella roba là è irripetibile. Alessandra si è caricata di un lavoro oneroso che doveva però portare a un allargamento che non c’è stato. Ad oggi non mi sembra che lei rappresenti una proposta che riesca a coinvolgere il resto della città: c’è bisogno di altro.
Nemmeno Maresca ha il carisma che attribuisce a De Magistris?
Sono uno che dialoga con tutti, anzi mi hanno rimproverato che parlo con troppi. Ma farlo con chi potrebbe trovarsi in coalizione con Salvini sarebbe troppo. Faccio il mio in bocca al lupo a Maresca, ma non è questa la visione di città che ho in mente. All’inizio guardavo alla sua candidatura con curiosità, ma l’ho persa quando ho visto l’investitura dall’alto del Carroccio. Quella di Maresca si è rivelata una coalizione di centrodestra mascherata da civismo.