L’INTERVISTA. De Magistris: “Manfredi ‘fantasma’ anomalia sconcertante. Democrazia rappresentativa saltata”

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Luigi De Magistris

NAPOLI – La trasparenza non è il punto forte della consiliatura targata Gaetano Manfredi. Dopo il caso del patteggiamento contabile per incarichi sui quali il mistero è rimasto fitto, anche sulle presenze – o meglio, le assenze – del sindaco di Napoli in Consiglio comunale non ci sono dati o comunicazioni ufficiali. Il nome del primo cittadino non compare negli elenchi pubblicati dal Comune. Come se non ci fosse affatto. È il contrario di quanto accadeva in passato, di quanto avviene nelle più grandi città d’Italia, se non in tutti i Municipi del Belpaese. Restando a Napoli, il nome dell’ex sindaco Luigi de Magistris era puntualmente la prima voce degli elenchi delle presenze in via Verdi durante i suoi dieci anni alla guida di Palazzo San Giacomo. La notizia su Manfredi “fantasma” in Assise, pubblicata ieri da Cronache, ha a dir poco sorpreso l’ex pubblico ministero di Catanzaro.

Com’è possibile che le assenze di Manfredi in Consiglio comunale non siano state rese pubbliche?

Lo trovo sconcertante, credo debbano chiarire immediatamente le ragioni di questa mancanza, perché è sicuramente un gravissimo vulnus alla trasparenza. Se si tratta di una svista lo chiarissero subito, perché è un errore un po’ curioso se consideriamo che ormai il mantra in città è “Manfredi non c’è”, perché effettivamente latita. Però la latitanza in Consiglio comunale è particolarmente grave, perché è il luogo più importante della democrazia rappresentativa della città”.

Anche perché questo non accadeva quando lei era a Palazzo San Giacomo e non avviene oggi nelle altre grandi città italiane come Roma o Milano.

Esattamente. Teniamo presente che negli ultimi tempi, ma già da diversi mesi, il Consiglio registra numerose cadute del numero legale, mancate convocazioni, oltre all’assenza del sindaco nelle discussioni più delicate. Poi, a questo punto, non sappiamo neanche quante volte ci sia andato, se viene chiamato nell’appello. Credo si ponga un serio problema di trasparenza. Non si è mai verificato che il sindaco non venisse contato nelle presenze e nelle assenze. Quindi, se è una svista va chiarita. Poi mi chiedo: come si può fare una svista proprio sul sindaco? È un po’ anomalo”.

Perché i consiglieri di maggioranza e opposizione, che pure si lamentano delle assenze del sindaco, non hanno detto nulla per quattro anni sulla mancanza di questi dati?

“Questo dei silenzi è un tema che sto segnalando da tempo anche con un certo rammarico, perché diversi consiglieri comunali sono stati in maggioranza con me, li ho conosciuti, alcuni sono stati anche in giunta e ne ho apprezzato, quando ero sindaco, le qualità politiche e umane. Oggi resto basito da quello che vedo, al di là di rarissime eccezioni in Consiglio. Non si è mai visto in una città come Napoli che praticamente non ci sia opposizione in aula. Questo è un dato di fatto, lo vediamo su questo tema, che è inaudito. Quando ho letto l’articolo di Cronache sono saltato dalla sedia. Quando vedo che su tematiche come Bagnoli, l’urbanistica, le privatizzazioni, l’acqua pubblica, le partecipate, il Consiglio viene saltato a piè pari, io inizio a pensare che si stia svuotando la democrazia. Le decisioni vengono prese in luoghi altri e poi i luoghi delle istituzioni vengono utilizzati solo per ratificare scelte già fatte altrove. È saltata la democrazia rappresentativa in questa città, ripeto. Ormai, a quattro anni dal successo elettorale di Manfredi, mi sento di poterlo dire”.

Dopo la vicenda della Corte dei Conti, del patteggiamento per danno erariale, ora arriva il caso dei dati “fantasma”: quanto è grave il problema di trasparenza al quale ha fatto riferimento?

“È particolarmente grave perché noi tra l’altro abbiamo un sindaco che è stato nominato commissario, ma è soprattutto il presidente dell’Anci, rappresenta i sindaci d’Italia. Ha avuto una condanna molto grave, eppure a livello nazionale nessuno ha detto nulla. Anche qui si pone un tema di etica e di trasparenza. Inoltre, parliamo di un sindaco che gode di una favorevolissima gran cassa mediatica in questi quattro anni, che ha messo in atto un provvedimento che ha creato un danno economico enorme annullando l’ordinanza che “chi inquina paga” su Bagnoli nei confronti del governo e di Cementir del gruppo Caltagirone. Oggi si parla tanto di affidare il verde ai privati, ma Manfredi ha in cassa milioni e milioni di euro che gli ho lasciato io come sindaco della città metropolitana soprattutto, ma anche come sindaco di Napoli. In quattro anni non è stato speso quasi nulla. Usano sempre la stessa strategia, io la conosco: non far funzionare il pubblico, trovare la scusa che le partecipate non funzionano, in modo da non spendere i soldi e privatizzare tutto. Vogliono cedere l’acqua, i servizi delle partecipate, il patrimonio, il verde. Senza contare che questa amministrazione procede spessissimo con consulenze esterne, affidamenti diretti, assegnazioni che, guarda caso, vanno molto spesso sempre nella stessa direzione. Certo, posso avere una sensibilità maggiore io perché ho fatto il Pubblico ministero e perché ho fatto il sindaco di Napoli, però non serve Sherlock Holmes per capire quello che sta accadendo al Comune”.

Prima di salutarla vorrei chiederle di due questioni. La prima: sullo Stadio Maradona ritiene giusto che il Comune vada avanti da solo mentre il Napoli ha in mente un progetto diverso?

“Io ho avuto un rapporto vivace con il presidente De Laurentiis, ma questo è un tema sul quale non si può andare separati. Quello dello stadio è un tema che bisogna affrontare anche con sforzi, con pazienza, mantenendo le posizioni, però sempre con il dialogo e la mediazione. Bisogna andare insieme: il Comune non deve mai perdere la direzione, perché lo Stadio Maradona è della città, ma insieme alla società Calcio Napoli. Non si va da nessuna parte se ognuno va per la sua strada. La società non può pensare di andare avanti senza il Comune, il Comune non può pensare di andare avanti senza la società”.

La seconda: l’America’s Cup è una grande occasione senza dubbio per la città. Quale sarà l’errore da non commettere?

“L’errore più grave è quello – però qui c’è la mala fede – di utilizzare l’America’s Cup, che si può fare, ve lo dice uno che l’ha portata quando a Napoli non si vedeva all’inizio un turista neanche col binocolo ed è stato proprio l’evento velico uno dei volani della nostra città, per altri fini. Non può essere l’occasione per accelerare il progetto di mani sulla città su Bagnoli: la cementificazione in particolare, la distruzione della linea di costa, l’abbandono definitivo del lungomare storico e dire addio a un pezzo di spiaggia pubblica e di mare libero. Credo che questa sia un’operazione speculativa gravissima, fatta utilizzando come specchio per le allodole nei confronti della città di Napoli un grande evento che invece si può realizzare anche senza speculare, e addirittura facendo intravedere posti di lavoro e quant’altro. Sono operazioni che non si vedevano in questo modo neanche nella Prima Repubblica”.

E proprio in questo periodo il Comune ha messo mano al piano urbanistico.

“Ritorniamo a quello che si diceva prima: tutto questo avviene in un quasi assordante silenzio del Consiglio. Non solo della maggioranza, che comunque non deve appiattirsi sul silenzio, ma anche di gran parte della minoranza. Può avvenire quando ci si trova di fronte ad Alcide De Gasperi, Pietro Nenni, Aldo Moro, Enrico Berlinguer. E al di là di quello che fanno credere a Manfredi, addirittura paventando che possa essere un presidente del Consiglio dei ministri in pectore, a me non pare essere uno statista. Allora avviene la seconda riflessione: come mai tutti zitti? Mi viene in mente la canzone di Edoardo Bennato, “In fila per tre”, ma più che per tre mi sembra una fila molto più lunga”.

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