L’intervista. Del Basso De Caro: “Nel Pd è mancato un confronto vero”

Per il deputato “Graziano era calato dall’alto ed è arrivato Boccia”

Foto LaPresse - Tiziano Manzoni

NAPOLI – Fare politica significa usare il buonsenso, quando si esce fuori dai binari della ragionevolezza preferendo le ‘impuntature’ al confronto, per un partito diventa impossibile evitare il commissariamento. Lo dimostra quanto è successo negli ultimi mesi all’interno del Pd campano che non essendo riuscito a trovare la quadra sul successore del dimissionario Leo Annunziata ha portato il segretario Enrico Letta a inviare Francesco Boccia come commissario regionale. E l’unità del partito è questione di buonsenso. A parlarne con Cronache è il deputato Umberto Del Basso De Caro che è stato tra i maggiori oppositori dell’elezione di Stefano Graziano a segretario regionale non considerandolo un candidato di sintesi.

Onorevole, Boccia ha parlato dell’incapacità dei dirigenti locali di fare sintesi ed evitare il commissariamento. Ma nessun mea culpa rispetto al fatto che i vertici nazionali non abbiano favorito un confronto. Che ne pensa?

Per la verità penso che i dirigenti regionali non si siano spesi affatto per tentare di fare sintesi. Avremmo dovuto essere chiamati da qualcuno per sederci attorno a un tavolo e discutere di politica, confrontarci e alla fine arrivare ad eleggere un segretario di sintesi.

Tra le righe Boccia dicendo che alcune componenti hanno fatto ostruzionismo impedendo l’elezione di Graziano, probabilmente si riferiva a lei e al presidente Oliviero più che ad altri visto che fin dal primo momento vi siete detti contrari…

Noi abbiamo avanzato la proposta di discutere di ulteriori candidati che potessero aggregare, abbiamo fatto un tentativo che è caduto nel vuoto e non si è andati oltre una candidatura che sembrava calata dall’alto. Boccia è qui proprio perché non si sono prese in considerazioni altre ipotesi e alla fine gli organi di partito si sono sciolti.

Cosa spera succeda in questa nuova fase per il Pd?

Spero si usi il buonsenso, credo che il commissario procederà con una prima istruttoria, ma poi toccherà a Letta fare le giuste e opportune valutazioni per stabilire la linea da seguire.

Se in casa Pd con Boccia la fase di fibrillazioni legate e alla mancanza di un segretario alla necessità di sostituire Annunziata sembra essere al capolinea, in casa 5 Stelle il caos sembra essere appena iniziato con la scissione del ministro Di Maio e dei suoi fedelissimi. Crede che questa situazione avrà ripercussioni sull’alleanza giallorossa?

Penso e spero, come ha detto anche il segretario Letta, che la scissione di Di Maio dal M5S non rappresenti un problema. Per quanto riguarda noi è chiaro che dobbiamo fare una coalizione che tenga entrambi dentro. Io sono stato il primo tra i dirigenti campani ad auspicare in tempi non sospetti un’intesa organica con i 5 Stelle. Ora auspico che nonostante questa divisione prevalga la capacità di fare sintesi e stare insieme.

Tra nuovo corso del Pd campano e fibrillazioni grilline, la strada per le Politiche sembra in salita anche perché in fase di candidatura qualche ‘scossone’ interno c’è sempre. Come evitarlo e come portare il Pd a guadagnarsi sul campo il ruolo di partito leader della coalizione?

La premessa è quella di costruire un programma condiviso e credibile che interessi realmente i cittadini, perché la somma delle sigle non interessa nessuno. Se c’è qualcosa da imparare dall’esperienza delle elezioni del 2018 è proprio questa: i 5 Stelle all’epoca prevalsero in tutti gli uninominali. Molti dissero che era un voto dovuto ai mal di pancia, un voto di protesta, ma io ho sempre pensato che fosse soprattutto un voto popolare. Di protesta sì, ma soprattutto di domanda di cambiamento. E penso che adesso dovremmo essere noi gli interpreti di tutto questo.

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