L’INTERVISTA. Il comandante provinciale dei Carabinieri: “La mafia non spara più ma è viva: si è insinuata negli appalti pubblici”

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Manuel Scarso

CASERTA – La speranza del riscatto, di migliorare il territorio: il lavoro quotidianamente svolto dai militari dell’Arma punta proprio al raggiungimento di questi obiettivi. Tracciare le reti criminali, individuare chi commette i delitti e, soprattutto, prevenirli rappresentano sicuramente una parte essenziale del loro impegno. Ma c’è dell’altro. Cosa? Evidenziare le tante ricchezze della provincia che spesso vengono sottovalutate da chi ha il privilegio di viverle. E la Festa dell’Arma, che si celebra oggi, dice Manuel Scarso, comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, è un’importantissima occasione per farlo. “È un territorio bellissimo, ma a volte lo dimentichiamo. E per ricordarlo, anche a noi stessi, abbiamo deciso di portare la Festa dell’Arma in alcuni di questi siti di immenso valore. Dopo San Leucio e la Reggia di Caserta, per il 211esimo anniversario abbiamo scelto l’Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere”.

Oltre a rappresentare l’occasione per promuovere e far conoscere le bellezze di Terra di Lavoro, la Festa dell’Arma è anche un momento di bilanci. Quali sono i numeri dell’attività operativa svolta in quest’anno?
Comincio con il darle una buona notizia. I delitti commessi dal primo giugno 2024 al primo giugno di quest’anno sono in calo del 6,75%. E l’Arma, al riguardo, ha proceduto nel 90% dei casi. Un altro dato che voglio segnalarle: sono state denunciate 5049 persone e ne abbiamo arrestate 1117.

Numeri incoraggianti.
Sì, ma non devono rappresentare un punto d’arrivo, bensì un punto di partenza. Devono stimolarci a lavorare di più e meglio, affinché vi sia una sempre maggiore diminuzione dei reati e, di conseguenza, una maggiore percezione di sicurezza da parte dei cittadini.

Questo calo quali tipi di reati, nello specifico, ha riguardato?
Perlopiù si tratta dei reati predatori: i furti hanno avuto una flessione del 5%, passando da 14.444 nel 2024 a 13.726 nel 2025. Registrato anche un calo del 5,6% delle rapine, da 460 nel 2024 a 434 nel 2025.

Come ci siete riusciti?
Analizzando il territorio, capendo quali aree sono più soggette a tali condotte e ridistribuendo le nostre unità a disposizione tenendo conto di questi aspetti. Le case isolate e le località con ottima viabilità sono quelle più a rischio. Qui abbiamo rafforzato la presenza delle pattuglie, tenendo conto anche degli orari in cui abbiamo rilevato che questi malviventi sono soliti colpire. Molte delle incursioni da noi documentate provengono dai campi rom che si trovano al confine con la provincia di Napoli.

Al di là del vostro impegno, ci sono altri aspetti che potrebbero aiutare a contrastare condotte del genere?
Sì. La videosorveglianza. Purtroppo sono ancora pochi i sistemi attivi nei vari comuni casertani. Si tratta di strumenti importantissimi per le indagini e, se la loro presenza si rafforza, riusciremo a essere più incisivi.

Furti e rapine in calo. Bene. E le truffe?
Anche in questo ambito registriamo una diminuzione consistente. Abbiamo un -11,2%, cioè da 3.709 nel 2024 a 3.293 nel 2025. Numeri che testimoniano la particolare attenzione al fenomeno posta dall’Arma dei carabinieri e dalle altre forze di polizia.

C’è una condotta criminale che, purtroppo, è radicata da decenni in provincia di Caserta e legata a doppio filo con la criminalità organizzata. Mi riferisco alle estorsioni.
Continuando a parlare di cifre, posso dirle che sono aumentate del 18,5%, cioè da 157 registrate nel 2024 a 186 emerse nel nuovo bilancio. A questo innalzamento, però, è corrisposto un incremento dell’11% tra arresti e denunce: erano 89 nel 2024 e adesso ne abbiamo attestati 99. Questo dato va letto in modo positivo.

Perché?
Da un lato testimonia che le persone sono maggiormente propense a denunciare e, dall’altro, la pronta risposta delle forze dell’ordine è evidente.

Terra di Lavoro ha alle sue spalle decenni bui, dove la violenza, in alcune zone, era all’ordine del giorno. La criminalità organizzata, che pur è ancora presente, adesso non spara più.
Vero. Però abbiamo registrato un aumento degli omicidi. C’è stato un incremento del 25%, passando da 8 del 2024 a 10 nel 2025. Di questi, uno è un femminicidio, avvenuto nel mese di ottobre scorso a San Felice a Cancello. Mentre i tentati omicidi sono diminuiti del 35%. Di questi casi, nessuno – almeno per il momento – è riferibile alla criminalità organizzata.

Ma il fatto che non sparga sangue non significa che la mafia non ci sia più.
Assolutamente. C’è, ma è brava a cambiare forma. Erroneamente siamo ancora ancorati al ricordo di quella degli anni Novanta, forte militarmente, che uccideva. Ha cambiato aspetto e predilige altre condotte che le garantiscono alti guadagni economici e, al contempo, un rischio minore per i suoi affiliati.

Come il mondo delle truffe.
Per la quantità di denaro che questi raggiri muovono, è impensabile credere che dietro non ci sia la criminalità organizzata. Abbiamo individuato al confine tra Napoli e Caserta le basi di questi gruppi specializzati nel commettere truffe. Non è semplice, però, provare il collegamento tra tali condotte e la mafia.

Cioè?
Che parte del denaro guadagnato con queste azioni delittuose finisca nelle mani di esponenti della criminalità organizzata locale.

Altro settore diventato particolarmente ‘caro’ alla mafia è quello della pubblica amministrazione.
Sì. È una zona grigia dove gli esponenti della malavita riescono a farsi largo agevolmente. E sa perché hanno facilità nel farlo ed è complicato stanarli?

Per quale motivo?
Perché, erroneamente, c’è la percezione che in questi casi non ci sia una vittima. Quando il mafioso chiede il pizzo, c’è un imprenditore o un commerciante che riceve la richiesta ed è chiamato a una scelta: accettare di condividere i guadagni del proprio sudore o denunciare. Quando l’organizzazione criminale si infiltra con i suoi emissari in una procedura per veicolare un appalto, non viene nell’immediatezza individuato chi subisce i danni da quella condotta.

E invece c’è.
Si. E sono tutti i cittadini. E’ lo Stato.

Il recente scioglimento, per rischio di infiltrazione mafiosa, del Comune di Caserta rientra proprio in questa tendenza della criminalità organizzata a insinuarsi nella pubblica amministrazione
La Prefettura di Caserta ha proposto lo scioglimento, trovando d’accordo il governo, perché dalle varie attività investigativa svolte è emersa la pericolosità che la criminalità organizzata potesse infiltrarsi nel Comune. È stato riscontrato un humus predisposto ad accogliere possibili interessi mafiosi e così, per impedire questa pericolosa prospettiva, è stato disposto lo scioglimento.

La mafia ha cambiato aspetto. E se lo ha fatto è perché gli investigatori e gli inquirenti sono stati bravi a impedire che riacquisisse le forme violente di un tempo.
Appena mafiosi, che avrebbero potuto esercitare una leadership criminale, sono stati scarcerati, abbiamo monitorato le loro azioni e bloccato i tentativi di dare nuovi impulsi militari alle varie cosche. E nel farlo abbiamo anche impedito che potessero concretizzare raid omicidiari che stavano programmando.

Non solo truffe e attenzione agli appalti. Le cosche dedicano molta attenzione alla droga.
Sì. È uno dei business che perseguono con forza. Lo spaccio di droga garantisce ingresso di denaro costante, ma anche controllo del territorio. Per contrastare questi fenomeni cerchiamo di intervenire tempestivamente, monitorando le piazze di spaccio e procedendo agli arresti in flagranza. Ci sono zone dove questo fenomeno è altamente radicato e diversificato nell’esecuzione. È presente nelle aree della movida, a Santa Maria Capua Vetere e molto sul litorale domizio, in particolare a Castelvolturno: qui a occuparsi dello smercio di narcotici ci sono vari gruppi, alcuni di Napoli, altri legati a gang africane, altri ancora connessi ai Casalesi.

Droga, truffe, furti, rapine, criminalità organizzata, infiltrazione della mafia negli appalti pubblici. All’elenco delle criticità con cui bisogna fare i conti, ormai bisogna inserire anche la violenza di genere.
Dal primo giugno 2024 a domenica scorsa abbiamo raccolto 500 denunce e abbiamo disposto la vigilanza attiva per 375 persone, cioè coloro che si sono rivolti ai militari dell’Arma riferendo delle violenze subite. E abbiamo deciso di monitorarle per garantire loro sicurezza. È un fenomeno in netto aumento e, per quanto sia fondamentale il lavoro che facciamo – teso a documentarlo e a reprimerlo – è importante anche incidere culturalmente. E questo può essere raggiunto creando rete tra forze dell’ordine, scuola, chiesa, associazioni e mondo dello sport.

È necessario non arrendersi e credo che né lei né i suoi militari lo faranno.
Assolutamente no. Colgo l’occasione per rivolgere un doveroso e sincero ringraziamento alla magistratura, nostro quotidiano punto di riferimento nelle delicate funzioni di polizia giudiziaria, e al prefetto di Caserta, sotto la cui direzione tanto è stato fatto in tema di ordine e sicurezza pubblica e di infiltrazioni mafiose nel tessuto economico, attraverso l’emissione di misure interdittive.

Misure che permettono di quantificare l’attuale forza della mafia dei ‘colletti bianchi’. Chiudiamo con un dato: quante ne sono state emesse?

Da gennaio a dicembre ne sono state disposte 15. Una cifra che, come ha sottolineato lei, dimostra l’incisività della criminalità organizzata nel mondo dell’impresa. Ed è una cifra che ci sprona a fare sempre di più, a non mollare.

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