L’intervista. La giustizia riparte, si torna in aula dal 12 maggio. Garzo: regole rigide per gli accessi del personale, operatori e imputati

Il presidente: "Tempi brevi per da le risposte da dare ai cittadini sui loro diritti"

NAPOLI – Elisabetta Garzo, primo presidente donna del tribunale di Napoli, già presidente di sezione ai tribunali di Santa Maria Capua Vetere e di Vallo della Lucania, dal 2014 Garzo era al vertice del tribunale di Napoli Nord ad Aversa. E’ riuscita, grazie alle sue doti professionali ed alla sua capacità organizzativa a rendere il tribunale di Napoli Nord, che era in grave sofferenza per le carenze logistiche e di personale, un Palazzo di giustizia efficiente e strutturato. Una lunga carriera professionale, si è laureata in Giurisprudenza con il massimo dei voti e la lode presso la Facoltà di Giurisprudenza di Napoli discutendo una tesi in diritto penale. Partecipa al concorso in Magistratura nel 1977 ed è nominata uditore giudiziario nel 1979. Ha diretto dibattimenti estremamente complessi e delicati anche per l’elevatissimo numero di imputati, come i processi di “tangentopoli”, oltre aver definito numerosi procedimenti sia per reati contro la pubblica amministrazione che di personaggi di spicco della camorra napoletana (clan Mallardo, clan Giuliano, clan Aversano e clan Longobardi). Alla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere Il presidente Garzo ha provveduto alla definizione di importanti processi a carico del clan dei Casalesi tra i quali, quello a carico di Giuseppe Setola (capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi) e dei suoi alleati, imputati del delitto di omicidio dell’imprenditore di Casal di Principe, Sergio Orsi, conclusosi con la condanna, tra gli altri, all’ergastolo del boss Giuseppe Setola, confermata dalla Corte di Cassazione. Ora è alla guida del Palazzo di giustizia partenopeo, un tribunale di grandi dimensioni, dal quale si amministra la giustizia.

Presidente, ad oggi l’attività giudiziaria è paralizzata. Il coronavirus, ovviamente, ha bloccato il lavoro di giudici, avvocati e cancellieri. L’eccezione riguarda solo processi indifferibili. Quando ripartirà la macchina?

“Salvo diverse determinazioni da parte del legislatore, la macchina giudiziaria ripartirà il prossimo 12 maggio con l’adozione, però, di tutte le misure idonee a scongiurare il rischio di contagio Covid 19; a tal fine, nel settore civile, ad eccezione di quei giudizi che richiedono necessariamente la comparizione personale delle parti (ad esempio le udienze in materia di separazione tra coniugi), le udienze di precisazione delle conclusioni, le udienze di discussione orale, le udienze di ammissione dei testi e di giuramento dei C.T.U. (consulente tecnico d’ufficio, ndr) ed altresì le udienze dei procedimenti cautelari ed in materia fallimentare concorsuale ed esecutiva verranno celebrate, così come previsto dall’articolo 83 comma 7 lettera ‘f’ ed ‘h’ del Decreto Legislativo 18 del 2020, proprio per evitare la presenza fisica in udienza, con ‘trattazione scritta’ ovvero tramite collegamento da remoto con sistema Teams. Tutti gli altri giudizi che non rivestano carattere di urgenza e le cause in prima udienza saranno, invece, rinviati ad una data successiva al 30 giugno. Nel settore penale verranno celebrati oltre ai giudizi già previsti al comma 3 lettera b) dell’articolo 83 Decreto Legislativo del 17 marzo scorso numero 18 come modificato dall’articolo 36 del Decreto Legislativo dell’otto aprile scorso numero 23, tutti i processi a carico di imputati sottoposti a custodia cautelare la cui partecipazione dovrà essere assicurata mediante videoconferenza o con collegamento da remoto.

Come far confluire meno persone possibili nei palazzi di giustizia. Ai tempi del Covid-19 il sovraffollamento diventa un problema ulteriore”. Che clima si respira in tribunale e se c’è paura del contagio?

“Gli accessi nel Palazzo di giustizia saranno rigorosamente regolamentati; sarà garantito l’ingresso solo alle parti coinvolte nei giudizi fissati per quel determinato giorno ed ai loro difensori; sarà obbligatorio l’uso dei dispositivi di protezione individuale e sarà garantito il rispetto delle distanze al fine di evitare ogni trasmissione del virus poiché la paura di possibili contagi è certamente presente tra i vari operatori del settore giustizia”.

Anche per l’emergenza coronavirus c’è lo scoglio prescrizione, che può essere sospesa solo con un provvedimento del governo?

“La prescrizione è stata espressamente valutata dal legislatore che ha previsto la sospensione del corso della prescrizione nei procedimenti penali in cui opera la sospensione dei termini ai sensi del comma 2 del citato articolo 83”.

Si aspetta che l’emergenza duri a lungo?

“Se per emergenza intendiamo una condizione derogatoria delle normali modalità di attendere alle più comuni attività quotidiane, allo svolgimento delle professioni, alla cura delle relazioni, ritengo che l’emergenza non possa risolversi in tempi brevi”.

Cosa ne pensa della riforma sulla giustizia?

“Ritengo che non possa parlarsi compiutamente di riforma ma deve rilevarsi che, specialmente per quanto attiene al processo penale, l’attuale disegno di conversione del primo decreto emergenziale presenti molteplici punti incerti”.

Il numero dei magistrati in organico, è sufficiente per fare fronte all’aumento esponenziale del contenzioso?

“Premesso che non si tratta di un aumento esponenziale del contenzioso ma solo di un aumento del carico dei singoli magistrati conseguente ai rinvii determinati dall’attuale emergenza sanitaria, un incremento del personale giudiziario ed amministrativo è sempre auspicabile per far fronte in tempi brevi alla domanda di giustizia che proviene dai cittadini”.

Se dovesse dare un consiglio al ministro della Giustizia, cosa gli direbbe?

“Non sono nella posizione istituzionale per dare consigli al Ministro ma non posso non rilevare che ogni iniziativa di riforma nel settore giustizia vada presa con la dovuta ponderazione valutando sempre attentamente le implicazioni complessive che nel lungo periodo potrà determinare”.

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