L’intervista. Pittella: “Nel Pd basta incompetenti Serve un piano per il lavoro europeo”

Il senatore democrat: “L’Ue deve per forza cambiare, ma la sede a Strasburgo non chiuderà. Misure per i poveri sono necessarie, ma senza investimenti sulle infrastrutture non ci sarà sviluppo”

NAPOLI – Ha deciso di non partecipare al congresso, di non schierarsi con nessuno dei candidati in corsa per la leadership del Pd, ma il senatore dem Gianni Pittella rispetto alle sorti del partito ha le idee chiare e attraverso le colonne di ‘Cronache’ non risparmia stoccate ai suoi. 


Il senatore democrat: “L’Ue deve per forza cambiare, ma la sede a Strasburgo non chiuderà
Misure per i poveri sono necessarie, ma senza investimenti sulle infrastrutture non ci sarà sviluppo” A maggio le elezioni europee. Lei che in Europa ci è stato rivestendo un ruolo di primo piano cosa critica a Bruxelles? 

La politica economica e sociale dell’Unione Europea deve cambiare, noi ci siamo battuti in questi anni contro l’austerità e siamo riusciti in qualche modo a invertire la tendenza che era stata della commissione Barroso, della Germania, adesso c’è bisogno che al posto del fiscal compact ci sia un programma europeo per il lavoro. Un nuovo patto sociale per l’occupazione e per la crescita sostenibile.

Crede che il mea culpa di Juncker sia credibile? Perché si fa tanta fatica a cambiare l’Ue? 

Lo reputo sincero, in verità chi è stato causa dell’austerità non è stato Juncker o la commissione europea quanto alcuni governi europei in particolar modo la Germania seguita dai governi del nord Europa che hanno imposto la cinghia dell’austerità e il taglio della spesa sociale e produttiva che ha determinato la perdita di posti di lavoro. Ci sono governi che non accettano i cambiamenti, e noi da tempo abbiamo proposto ad esempio di rifinanziare un piano europeo di 1000 miliardi per le grandi infrastrutture fisiche immateriali, per la formazione, l’innovazione tecnologica e le energie da fonti rinnovabili. Ma questo piano, che era fattibile, è stato negato da alcuni governi europei che invece non vogliono assolutamente superare il dogma dell’austerità questo è il grande piano di sfida dell’Europa. Maggiore integrazione europea, ma nell’ambito di una politica per la crescita sostenibile e per le persone più disagiate, più umili, perdenti della globalizzazione. 

Di Maio e Di Battista vogliono chiudere la sede a Strasburgo. Lei che pensa degli ‘sprechi di Bruxelles’? Ce ne sono? Quali sono? 

Mi sorprende che Di Battista e Di Maio si ricordino solo ora di Strasburgo, è una cosa risaputa da tempo. Noi abbiamo votato decine e decine di volte in Parlamento europeo per cancellare la sede di Strasburgo, ma la verità è che questa sede è scritta nel trattato europeo quindi né un voto del Parlamento europeo né una petizione, tantomeno una visita di Di Maio e Di Battista può cambiare questa situazione. La sede di Strasburgo può essere cancellata soltanto se tutti i governi europei saranno d’accordo quindi, immaginatevi se la Francia può essere d’accordo. Finiamola con questa demagogia a scopo elettorale. 

Liste europee con o senza simbolo Pd? 

Chiunque si rifugia in questioni estetiche usa una scorciatoia, il problema non è il simbolo. Ma la proposta e la sostanza. 
Quota 100 e reddito di cittadinanza. Che tipo di incidenza avranno al

Sud? Salva qualcosa di queste due misure che sulla carta segnano un punto a favore dei giallo-verdi? 

Una misura per il disagio sociale per aiutare le persone che stanno davvero male in questo Paese e nel Mezzogiorno andava fatta e, in verità, era stata fatta dal governo Gentiloni con il reddito di inclusione. Non è questa la prima volta che si fa una misura contro il disagio sociale. Istituzionalizzare il reddito di cittadinanza è lanciare un messaggio che dice sostanzialmente non vi preoccupate, non create nuovo lavoro, non investite, non abbracciate la cultura del rischio, non spremete le meningi perché tanto arriva a casa un assegno: questo secondo me ha un impatto negativo sul piano culturale educativo e sul piano della possibilità di mettere a valore le risorse che ci sono al Sud. Il punto vero è che i soldi andrebbero spesi sulle infrastrutture, sulle piccole medie imprese, sull’innovazione per creare lavoro. Se non si fa l’allungamento della Napoli-Reggio Calabria dell’alta velocità e non si investe sulla logistica, se non si sfruttano le capacità che la logistica ha di creare posti di lavoro, se non si irrobustiscono le nostre università, se non si sostengono le aziende che puntano sulla sostenibilità ambientale sull’energia verde, questi posti di lavoro non si creano. Se poi si spendono 6 o7 miliardi per dare un assegno a domicilio alle persone mi pare che questo sia un messaggio sbagliato. Ma ripeto un sussidio a chi ha forte necessità bisogna darlo. 

Il governo è finito nell’occhio del ciclone per la vicenda legata alle concessioni sulle trivelle. Lei è lucano conosce bene le problematiche legate alle trivellazioni selvagge. Da che parte sta? 

Io trovo contraddittorio che si siano fatte battaglie contro le trivelle, un cavallo di battaglia della campagna elettorale, e adesso ci si arrampichi sugli specchi per giustificare che il ministero da loro gestito avrebbe dato delle concessioni. Nel merito, io mi affido alla scienza, se la scienza mi dice che la trivellazione ad una certa distanza dalla costa non dà effetti negativi, mi fido. Se questa mi dice che si genera un impatto ambientale sono contro. Ma non sono io, che non ho competenze scientifiche, a poter decidere su questa materia. 

Il Pd all’opposizione sembra schiacciato tra Lega e M5S. Cosa non sta funzionando? 

È complicato fare opposizione, ma la cosa che più mi preoccupa è il declino che sta avendo il Parlamento voluto soprattutto dai 5 Stelle, un declino ideato in maniera deliberata dagli ideologi del Movimento che sostengono che il Parlamento è una sorta di ostacolo perché la fiducia la dà il popolo e che chi governa deve farlo in maniera indisturbata. Questa concezione della democrazia si scontra contro il profilo di democrazia liberale e rappresentativa che ci hanno insegnato e che è stata costruita in questi decenni. Assomiglia di più ai regimi di stampo sudamericano di tipo peronista che io guardo con grande sospetto e con grande paura. 

Quanta responsabilità ha il Pd rispetto allo stato di cose attuale e alla forza del governo pentaleghista? 

Inutile negare che abbiamo commesso degli errori, però dobbiamo anche dire che il problema che c’è in Italia è lo stesso che c’è in America o in Germania. La crescita dei populisti non è un fenomeno solo italiano, ma europeo e mondiale e deriva dal fatto che si sono incrociate tre grandi questioni. La prima è la crescita della disuguaglianza dovuta ad un governo sbagliato della globalizzazione, la seconda legata alle grandi migrazioni e agli spostamenti di popolo dal Mediterraneo verso l’occidente e in America dal Messico. La terza questione è il terrorismo e la paura che viene innescata. Queste tre questioni sono quelle che fanno vincere il sovranismo, il populismo e la destra. Che poi a questo si accompagna una somma di errori fatti dal partito democratico è giusto. Ma se si vuol dire che la colpa è tutta del Pd o di Renzi si fa un’opera di superficialità scientifica da errore blu.

Cosa augura al Pd che naviga in cattive acque? 

Mi auguro che ci sia una vera riflessione su ciò che deve fare il centrosinistra in Occidente. Per recuperare la fiducia bisogna ripartire dall’ uguaglianza, dalla sicurezza e dal ritrovamento della leadership attraverso criteri di qualità. Smettiamola con il principio per cui nani e ballerine, cantanti o attori piuttosto che incompetenti e ignoranti debbano calcare la scena pubblica perché è una cosa contro i nostri interessi e quelli dei nostri figli. 

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome