L’intervista. Pivetti: Salvini, quanti errori. Ora la riscossa dei moderati

L’ex presidente della Camera dei deputati: Forza Italia batta un colpo o lasci spazio a chi non vuole fare lo scendiletto della Lega

NAPOLI - Gli errori di Matteo Salvini, finito imbrigliato dalla crisi politica da lui stesso innescata, la voglia di riscossa dei moderati per contrastare una Lega diventata ‘partito della polizia’. Irene Pivetti, già presidente della Camera dei deputati (la più giovane della storia della Repubblica e proprio con la casacca dell’allora Lega Nord), analizza con ‘Cronache’ l’intricato momento politico.
Oggi è imprenditrice, presidente di Assofer, l’associazione che riunisce gli operatori ferroviari intermodali, e leader di ‘Italia Madre’, movimento con il quale si è candidata alle ultime Europee, da indipendente nelle liste di Forza Italia. Proprio al partito di Silvio Berlusconi si rivolge senza usare mezzi termini: serve uno scatto d’orgoglio oppure una decisione drastica che lasci spazio a chi vuole ricostruire davvero un’area moderata vincente.

Matteo Salvini sembrava padrone della scena politica e improvvisamente rischia di finire all’opposizione. Secondo lei dove ha sbagliato?

Il governo poteva durare l’intera legislatura, perché Lega e 5 Stelle avevano trovato un equilibrio perfetto, con due monconi di opposizione che non avrebbero mai potuto saldarsi come Pd e Forza Italia. Potevano farlo cadere solo leghisti e pentastellati. Ed è quello che è successo. Salvini si è fatto abbagliare dal risultato dalle Europee e dalle piazze. Ha creduto al potenziale 40% dei sondaggi, dimenticandosi che aveva il 17% in Parlamento. I numeri reali contano, inevitabilmente. Posso sentirmi molto ricco, ma se non lo sono davvero non posso fare determinati acquisti. Ha fatto una mossa che lo avrebbe destabilizzato in ogni caso, al di là dell’effettivo momento dell’azzardo.

Aver innescato la crisi ad agosto ha pesato?

Ha scelto agosto per due motivi: il primo è che ha aspettato il decreto Sicurezza bis, voleva portarlo a casa a ogni costo per poi spendere questo successo in campagna elettorale. Poi ha tentato di fregare tutti, ma non ci è riuscito. Ha sbraitato, ha usato parolacce, ma non ha considerato che, nonostante siamo abituati da 20 anni a sentire ingiurie contro le istituzioni, ci sarebbe stata una reazione. Avrebbe dovuto essere molto freddo, e invece ha tenuto una temperatura molto emotiva. Ha sbagliato i tempi, non c’è dubbio. Ma ha commesso anche altri errori.

Quali?

Una volta che ha deciso di rompere avrebbe dovuto essere tagliente come una lama. Invece, presentandosi in aula, si è subito mostrato disponibile con i 5 Stelle, li ha chiamati amici, ha aperto al taglio dei parlamentari, dando così la percezione di essersi pentito. Non c’è approccio peggiore per una negoziazione che mostrarsi così arrendevoli. Ha fatto una sequenza incredibile di errori. Ha sbagliato a mettere in discussione l’alleanza, a negoziare in condizioni di debolezza, a non prevedere la reazione degli altri partiti e, infine, a reagire con emotività e con un linguaggio inadatto alle circostanze al durissimo discorso di Conte. Quattro errori che lo hanno fatto ruzzolare giù da altrettanti gradini.

La Lega oggi dice di guardare con attenzione al Sud. Lei è stata in prima linea nel momento della prima grande ascesa del Carroccio. Secondo lei c’è stato un cambiamento ideologico e politico vero rispetto ai tempi in cui si invocava la secessione?

La Lega di Umberto Bossi, quella degli inizi, in realtà guardava anche al Mezzogiorno, puntando sull’autonomia dei meridionali. Mi creda, era così. Ho fatto dei comizi a Napoli nel 1990 per proporre certi temi. Poi il partito ha preso una piega assurda, con i discorsi sulla secessione, che portò alla mia espulsione. Questa di Salvini non si chiama neanche più Lega Nord. Se è sincero con i meridionali? Non lo so, lo spero. Credo che i valori dell’autonomia e della libertà valgono per tutte le realtà italiane, se realizzati in modo bilanciato e serio. Oggi, però, la Lega sembra più il partito alla ‘Law and Order’, la serie tv americana: il partito della polizia. Mancano il tema economico, lo Stato leggero, l’autonomia. E’ tutto sparito. Poi la serietà è necessaria da parte di tutti. Ho visto lo slancio di qualche gruppo del centrodestra che è andato da Mattarella a chiedere il voto. Auguri a chi ancora ci crede. Bisogna ricordare a qualcuno che la Lega ha preso i voti per davvero. E questo conta.

Che idea si è fatta del discorso di Conte e del silenzio di Di Maio?

Credo che in questo caso Di Maio abbia imparato da Conte a valorizzare il silenzio. Il premier si è rivelato un genio della comunicazione. E’ partito sotto zero, ancora due mesi fa lo si considerava non dico un fantoccio, ma un’etichetta appoggiata sul prodotto ‘governo gialloverde’ e non sembrava assolutamente un leader. Poi si è presentato con un discorso molto colto e molto irrituale, perché per 30 minuti ha attaccato il ministro dell’Interno, ma ha sparigliato le carte. Di Maio fa bene a stare zitto. Perché dovrebbe parlare? Ha fatto tutto Conte. Non sono d’accordo con chi dice che il capo politico pentastellato sia finito. Nel duello silenzioso con Salvini, sostanzialmente, ha portato a casa la vittoria. E’ rimasto in piedi quando l’avversario è caduto. Fa bene a star zitto, il silenzio a volte paga.

Lei è stata presidente della Camera. Come ha trovato i toni del dibattito a Palazzo Madama, con tanto di rosari sventolati e riferimenti alla ’ndrangheta?

I toni sono stati molto pesanti, non c’è dubbio. Ma devo dire che non mi impressiono più di tanto quando vedo questi atteggiamenti. Nella legislatura del 1994, quando sono stata presidente della Camera, sono volate persino le botte. In Parlamento bisogna comportarsi in modo civile, perché altrimenti si dà un brutto spettacolo e un pessimo esempio alle persone che si aspettano un comportamento decoroso dai rappresentanti del popolo. Detto tutto questo, però, preferisco un Parlamento in cui ci siano zuffe a un’aula che non sia altro che il notaio morto di qualcuno che decide dal di fuori. Mi scandalizzo molto di più quando, ad esempio, un Parlamento non emette nemmeno una norma di legge e ha un atteggiamento prono verso un governo che pone a raffica la questione di fiducia. Mi rendo conto che la mia possa sembrare una posizione per addetti ai lavori, ma non lo è per niente.

La crisi di governo è entrata nella fase decisiva. Voto o accordo 5 Stelle-Pd?

Era il 9 di agosto quando si pensava al ritorno alle urne. Dopo 15 giorni di approfondimenti parlamentari e discussioni, e dopo le aperture di Pd e 5 Stelle, è chiaro che c’è largo margine per ragionare su un governo parlamentare, come è stato quello gialloverde. Per altro sono convinta che Conte e Mattarella si siano parlati prima del discorso del premier al Senato. Credo che quei toni così duri siano stati concordati con il Capo dello Stato. Il premier ha fatto un discorso di chiusura di uno dei due forni. Senza un dialogo aperto prima, sarebbe stato molto imprudente. Se Conte ha chiuso così pesantemente, con ogni probabilità, è perché c’erano già stati segnali arrivati da qualche pontiere tra dem e grillini. Ritengo sia così, altrimenti avrebbe fatto un azzardo enorme.

Crede in un Conte bis?

Lo troverei molto sbilanciato. Poteva andare al ministero degli Esteri nell’ambito del rimpasto di un nuovo governo gialloverde. Ma quella che oggi definiscono ‘giallorossa’ è una maggioranza nettamente alternativa alla precedente. Sarebbe molto inelegante tenere Conte nell’esecutivo, dopo tutto quello che è successo. Staremo a vedere.
Che ruolo crede possa giocare Forza Italia in questa situazione così complessa?
Se si svegliasse potrebbe giocare un ruolo enorme. E’ il momento dei moderati. Mi viene da dire: Forza Italia se ci sei batti un colpo, altrimenti togliti di mezzo. Quello di Berlusconi è un riferimento importante, è centrale nel Partito popolare europeo, e può rappresentare quei moderati che non vogliono fare lo scendiletto della Lega. Ma questo atteggiamento da sputi in faccia tutti i giorni è irritante e inaccettabile. Ripeto: se Forza Italia esiste ancora batta un colpo, altrimenti sta occupando uno spazio che ha bisogno di essere riempito con dinamismo, energia e credibilità. I moderati rispettano Berlusconi, guardano a lui con grande stima, ma non si può morire restando totalmente fermi a osservare ciò che succede.

Lei è presidente di ‘Italia Madre’: che percorso prevede per il suo nuovo progetto politico?

Italia Madre si è schierata con Forza Italia alle Europee e mi auguro che questo percorso possa proseguire positivamente, senza immobilismo. Abbiamo una base in dieci regioni, presto saremo presenti anche in tutte le altre. Abbiamo già partecipato a campagne elettorale locali e avviato un percorso politico reale. Alle elezioni ci saremo. Vorrei tanto che Italia Madre diventasse una delle forze capaci di aggregare il centro.

Nella sua vita tra politica e il ruolo da imprenditrice, ha accettato qualsiasi tipo di sfida. Qual è la prossima?

La sfida è dare voce ai moderati. Il corpo politico che è in crisi è quello del centro, che ha in Forza Italia un rappresentante troppo pallido e involuto. Berlusconi aveva avuto una bella idea lanciando ‘L’Altra Italia’, poi l’ha stroncata. Perché? Non saprei. Avevo giudicato molto positivamente questa iniziativa, poi non so cosa sia successo all’interno del partito. E ne sono molto rammaricata. A dire la verità Fi ci paralizza un po’ tutti in questo momento. Aspettiamo la mossa di Berlusconi. Ora è a Roma. Sono certa saprà dare una risposta.

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