NAPOLI – Una storia di destra che viene da lontano, quella di Sergio Rastrelli, neo eletto senatore di Fratelli d’Italia. Il figlio dell’ex presidente della Regione Antonio sarà protagonista dell’avventura di governo del partito di Giorgia Meloni. Nel corso della sua visita alla redazione di ‘Cronache’ ha ribadito il suo impegno per le istanze del Mezzogiorno e sottolineato la necessità di un approccio sobrio e concreto ai mesi che verranno, per tirar fuori l’Italia da una crisi nera legata alle tensioni internazionali e alle difficoltà economiche e sociali interne.
Fratelli d’Italia è il primo partito di un centrodestra ha vinto nettamente. C’è spazio per accogliere altre forze politiche, Italia Viva si è già fatta avanti, o il nuovo governo non uscirà dal perimetro premiato dagli elettori?
Gli italiani hanno premiato una maggioranza, che si è presentata con un programma di governo chiaro e abbraccia le forze che tradizionalmente sono i pilastri del centrodestra. La grande novità è che un partito orgogliosamente di destra è trainante nella coalizione ed esprimerà il presidente del Consiglio. Il nostro sarà un governo politico, di alto profilo e non potrebbe che essere così vista la difficoltà delle sfide che ci saranno da affrontare. Mi sento di escludere governi che possano essere espressioni di qualcosa di diverso rispetto al consenso espresso dagli elettori. E’ chiaro che saremo chiamati anche a scelte impopolari, ma questa è l’ora della responsabilità e siamo pronti a portare fuori l’Italia dalle secche nelle quali stagna da oltre 30 anni.
Per scelte impopolari si riferisce al Reddito di cittadinanza? Sarà abolito o modificato?
Il tema di maggiore emergenza è la ricaduta degli effetti della guerra in Ucraina e la lotta al caro bollette per famiglie e imprese. Sul fronte interno, invece, la priorità è mettere in campo un nuovo piano per il lavoro. Il Reddito, come ha detto chiaramente Giorgia Meloni, è stato un fallimento. Sul Welfare noi siamo anche più sensibili dei 5 Stelle, ma questa misura è costata 9 miliardi all’anno e non ha generato posti di lavoro, ha creato delle sacche di assistenzialismo puro, ai confini col parassitismo e ha fatto svanire la dignità del lavoro. Le misure sociali vanno mantenute per chi è impossibilitato a guadagnarsi da vivere, mentre bisogna investire per consentire agli altri di trovare un’occupazione.
Su come creare lavoro avete le idee chiare?
Noi siamo in perfetta sintonia con le imprese private, con le categorie professionali, con il mondo della cultura. Interlocuzioni importanti che ci aiuteranno a proporre delle soluzioni efficaci. I centri per l’impiego vanno potenziati, ma il progetto dei Navigator va definitivamente archiviato. Lo Stato deve garantire le migliori opzioni perché le imprese creino lavoro, incentivando nuove assunzioni con tasse più basse. E’ necessario anche investire sulla formazione, affinché chi cerca lavoro possa rispondere alle necessità delle aziende. Chi non può lavorare va sostenuto, ripeto, va motivato e incentivato a operare. In questo modo metteremo fine all’equivoco creato dai 5 Stelle che hanno estorto il consenso, ponendo davanti a una comunità in ginocchio, una sorta di minaccia di perdere il sostegno in caso di cambio di governo. E questo è peggio del voto di scambio.
Il precedente ‘governo dei migliori’ ha scelto Luigi Di Maio come ministro degli Esteri in una fase internazionale estremamente complessa. Il centrodestra che criterio userà? Cambierà il posizionamento dell’Italia nel contesto della guerra in corso?
Con noi non c’è equivoco che tenga. La destra si è sempre posizionata all’interno del fronte occidentale e atlantico. Noi abbiamo contestato un europeismo asservito a logiche burocratiche, non il concetto di Europa. Essere europei deve aiutare a difendere gli interessi nazionali, non è una sudditanza verso determinate cancellerie. Non tollereremo, come ha detto anche il Capo dello Stato, ingerenze, come quella del ministro francese che ha detto che “vigilerà” sul nostro operato. Continueremo a difendere l’Ucraina dall’ingiustificata e ingiustificabile aggressione russa e anche le sanzioni, ma sempre con attenzione a tutelare gli interessi degli italiani. Sulla scelta dei ministri aspettiamo i passaggi istituzionali di formazione del governo, i nomi saranno ben diversi da quelli che hanno caratterizzato le esperienze precedenti.
Fratelli d’Italia è diventata la prima forza politica italiana. Cosa è cambiato nel nostro Paese?
Giorgia Meloni ha dimostrato coerenza, serietà, non ha mai ceduto alle lusinghe del potere e ora gli italiani, che hanno manifestato una grande voglia di cambiamento, chiedono scelte coraggiose dopo anni di governi tecnici e di accordi al ribasso. Le ultime elezioni hanno aperto una nuova stagione, abbiamo atteso questo momento per 70 anni. E’ l’ora della verità, dobbiamo dimostrare all’Italia di essere realmente pronti alla sfida di governo e sono sicuro che non commetteremo errori. Dobbiamo fare presto, anche nella fase di insediamento post elettorale, e bene. Ci sono tutte le condizioni per riuscirci.
Siete stati aiutati dai continui cambi di casacca dell’ultima legislatura?
La coerenza di Fratelli d’Italia è stata sicuramente premiata. Per noi il risultato delle urne è sacro: non si possono fare alleanze diverse da quelle definite dagli elettori. Abbiamo quadruplicato i consensi, ora dobbiamo dimostrarci in grado di rispettare le aspettative di questo ampio fronte sociale.
Consensi quadruplicati nonostante in tanti abbiano rievocato lo spettro del fascismo.
Quello è stato un segnale di grande debolezza dei nostri avversari. Erano all’ultima spiaggia e hanno ripescato vicende di un secolo fa. Giorgia Meloni è nata nel 1976, contestarle di essere l’erede di una storia terminata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale è surreale. E l’elettorato maturo non perdona questi atteggiamenti. Fratelli d’Italia, dal lavoro al Welfare, ha fatto proposte concrete. Ed è questo che gli italiani hanno premiato, oltre all’affidabilità totale dimostrata dalla nostra leader.
Come farete ad evitare eventuali tradimenti? In coalizione avete chi ha governato senza problemi con Conte e Fratoianni.
Il vincolo di mandato è stato escluso dai nostri padri costituenti, Fratelli d’Italia è stato il primo partito a firmare e proporre il patto anti inciucio e non accetta transfughi. La nuova classe parlamentare è stata scelta sulla base di profili di alta affidabilità. Il centrodestra resterà compatto, questo sarà un governo di legislatura.
Il sindaco Gaetano Manfredi non ha più un governo ‘amico’, si sente di rassicurarlo sul futuro del Patto per Napoli?
Il fatto che ci sia un governo di segno diverso aiuta la dialettica. Troverà sempre un interlocutore pronto ad ascoltare, a cominciare da me. La sua maggioranza è composta da uno schema politico che non esiste più e il fronte interno può diventare un problema. Il Patto è tutelato da una legge dello Stato, ma Manfredi dovrà dimostrarsi capace di andare oltre il ruolo di commissario liquidatore che si è prudentemente ritagliato. L’amministrazione è immobile, ha aumentato le tasse, ha esternalizzato le riscossioni senza fissare un criterio di reale possibilità di far pagare le imposte ai cittadini in difficoltà, non c’è traccia concreta di un rilancio della città. E non ha neanche avviato una vera politica di valorizzazione del patrimonio immobiliare, che non va svenduto ma utilizzato, anche affidando delle concessioni. Credo che per il sindaco le preoccupazioni reali debbano essere altre.
Il governatore Vincenzo De Luca, invece, teme l’autonomia differenziata che la Lega, di nuovo a trazione nordista, chiede con forza.
La nostra è una forza patriottica, che da sempre tutela l’unità nazionale. Tutto ciò che crea lacerazioni non verrà tollerato. L’autonomia differenziata, che non è una nostra priorità, può essere progressivamente introdotta qualora ai cittadini venisse consentito di eleggere direttamente il Capo dello Stato. Bisogna creare le condizioni. Il Sud non può essere abbandonato e le assicuro che saremo difensori ad oltranza di questo principio. De Luca si è autoproposto come paladino del fronte meridionale quando in realtà ormai rappresenta soltanto se stesso. Si sta chiudendo un ciclo di potere regionale.
Un’ultima domanda all’uomo Sergio Rastrelli: quale consiglio le darebbe suo padre all’inizio di questa avventura in Senato?
Non mi darebbe consigli, mi imporrebbe un dovere, come nel suo stile: servire le istituzioni con disciplina ed onore.