NAPOLI – Tornare a parlare di Mezzogiorno e della possibilità di utilizzare le risorse del Pnrr per trasformalo in un hub strategico per intercettare le merci che ad oggi non fanno scalo in Italia è una delle proposte del deputato di Articolo uno Federico Conte che sull’argomento ieri ha promosso un confronto all’interno delle Agorà democratiche lanciate dal Pd.
Onorevole, in sintesi qual è la sua proposta?
Ho voluto cogliere l’occasione delle Agorà per aprire a Napoli una discussione importante su un tema di fondo: è il Mezzogiorno d’Italia un’opportunità per l’Italia e per l’Europa? Io penso di sì, perché il Mediterraneo è un bacino di grande ricchezza che noi da molto tempo subiamo soltanto per i suoi aspetti negativi. La mia proposta è quella di intercettarla organizzando una rete portuale qualificata da Napoli a Gioia Tauro, da Palermo a Taranto. Abbiamo la possibilità di attrezzare un hub sul Mediterraneo, con le Zes abbiamo la possibilità di trattare queste merci e con l’alta velocità e l’alta capacità di trasferirle in Europa in maniera più veloce e anche meno inquinante rispetto al trasporto su gomma.
Ha deciso di affrontare l’argomento all’interno delle Agorà lanciate dal segretario dem Letta. Questo significa che ci sarà una fusione tra Articolo-uno e altri partiti minori con il Pd?
Non ridurrei il discorso ad una questione di fusione o adesione men che meno di sigle, ma alimenterei la curiosità verso un percorso che può produrre solo cose positive. Non so dove ci porterà il percorso avviato che dal mio punto di vista ha valore in sé. E’ chiaro che a le questioni e le persone che sapremo coinvolgere e intercettare determineranno anche la capacità di tenere tutti dentro.
In molti, non ultimo il sindaco di Napoli Manfredi, sostengono sia arrivato il momento di allargare il campo progressista, lei è d’accordo?
Sono d’accordo se per campo progressista intendiamo tutte le presenze politiche e della società civile che si riconoscono in un quadro valoriale di culture del secolo scorso, quella cattolica, quella democratica, quella socialista e quella liberale, che coglie il cambiamento della modernità come crescita dell’uguaglianza soprattutto ora che le disuguaglianze sono ciò che determina la società e molte scelte. Un vero campo progressista deve avere la capacità di rivolgersi a chi crede nel cambiamento e affidarsi a chi può governarlo senza subirlo.
A corrente alterna si discute di legge elettorale. La riforma era la premessa all’approvazione del numero di parlamentari, ma ad oggi ancora non si riesce a trovare un punto di caduta tra partiti. Ora che il centrodestra si è dissolto e Lega e Fi sono pronti a trattare sul proporzionale abbandonando l’idea del maggioritario, sarà più facile approvarla?
La legge elettorale è sempre stata utilizzata come strumento di gestione dell’elettorato, questa concezione strumentale ha prodotto leggi che dal porcellum al rosatellum hanno dato vita ad un Parlamento disomogeneo e a governi non coerenti con la sua maggioranza. Ne è un esempio l’attuale governo con il ricorso al super tecnico Draghi. Per questo la migliore legge elettorale possibile è una legge proporzionale.
Altrimenti alle prossime Politiche si voterà con l’adeguamento del rosatellum alla nuova composizione di Camera e Senato dopo la riduzione del numero di parlamentari..
Si, la legge per votare c’è, ma non ci sono le coalizioni garantite da questa legge.