Lite in carcere per La Torre: è costata al boss di Mondragone una sanzione disciplinare

263
Augusto La Torre
Augusto La Torre

MONDRAGONE – Torna a occupare le cronache giudiziarie Augusto La Torre, questa volta non per un nuovo processo di mafia ma per un episodio violento avvenuto in carcere. Una lite con un altro detenuto, degenerata in colluttazione, gli è costata una sanzione disciplinare. Il detenuto si era rivolto alla Cassazione per provare a far annullare quel provvedimento, ma gli “ermellini” lo hanno dichiarato inammissibile, confermando integralmente la decisione dell’amministrazione penitenziaria. La Torre, detenuto per gravi reati di criminalità organizzata, è stato coinvolto in uno scontro fisico con un altro recluso. Per quell’episodio gli è stata inflitta la sanzione dell’esclusione per cinque giorni dalle attività in comune, misura prevista dall’ordinamento penitenziario per condotte ritenute incompatibili con la sicurezza e la convivenza all’interno degli istituti di pena. La sanzione era stata confermata prima dal Magistrato di sorveglianza di Padova e poi, con ordinanza del 29 gennaio 2025, dal Tribunale di sorveglianza di Venezia, che aveva respinto il reclamo del detenuto giudicando regolare la procedura disciplinare e garantito il pieno esercizio del diritto di difesa.

Attraverso il suo legale, Barbagiovanni, La Torre ha tentato l’ultima carta davanti alla Cassazione, contestando presunti vizi formali: dalla contestazione dell’addebito avvenuta – a suo dire – in assenza del comandante del reparto di polizia penitenziaria, fino alla mancata indicazione dei componenti del consiglio di disciplina. In aggiunta, aveva denunciato una carenza di motivazione del provvedimento sanzionatorio. La prima sezione penale della Suprema corte ha però chiuso ogni spazio. I giudici hanno chiarito che il controllo del giudice di sorveglianza – e quindi della Cassazione – non riguarda il merito dei fatti, ma esclusivamente il rispetto delle regole procedurali. Nel caso di specie, le censure sono state ritenute in parte nuove, in parte generiche e comunque infondate.

Le motivazioni di questa decisione, presa il 31 ottobre, sono state depositate la scorsa settimana. La vicenda disciplinare si inserisce in una storia criminale lunga e pesante. Augusto La Torre è stato per anni il capo del clan dei “Chiuovi”, attivo sul Litorale domizio, responsabile – secondo le sentenze – di omicidi, estorsioni e di un controllo capillare del territorio. Salvo nuovi sviluppi, la fine pena è fissata nell’estate del 2033. Anche l’episodio della colluttazione in carcere, ora, si aggiunge a un percorso giudiziario che continua a segnare il suo nome nelle aule dei tribunali.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome