NAPOLI – E’ successo ancora: un ragazzo è stato ucciso a colpi di arma da fuoco al termine di una lite scoppiata per banali motivi. Il giovane ammazzato si chiamava Santo Romano, aveva 19 anni e viveva a Casoria, più precisamente nella frazione della Cittadella, al confine con Poggioreale. Sognava di fare carriera nel calcio che conta, Santo Romano. Ma, nella serata del suo onomastico, il destino gli ha riservato un incrocio letale. Si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato.
Teatro dell’ennesima notte di follia è il comune di San Sebastiano al Vesuvio, 8mila anime arroccate alle pendici del vulcano. In piazza Raffaele Capasso, che poi è la piazza che ospita la sede del Comune, ci sono le solite comitive di ragazzi. E’ sera, ma non è ancora troppo tardi perché un genitore possa preoccuparsi. Mancano venti all’una quando alla luce dei pali dell’illuminazione pubblica si aggiungono quelle rapide, istantanee, brevi, degli spari di una pistola. Diversi i colpi partiti dall’arma, mentre intorno è il fuggi fuggi generale.
Un ragazzo cade a terra. Purtroppo non si rialzerà mai sulle sue gambe. Si chiama Santo Romano. Un proiettile lo ha centrato al petto. Inutile la corsa all’Ospedale del Mare, dove decede subito dopo l’arrivo. Un’altra pallottola colpisce un amico di Santo, un 18enne di Ponticelli. Sono anche compagni di squadra. Medicato anche lui all’Ospedale del Mare, se la caverà: non è in pericolo di vita, è stato ferito a un gomito. Ma cos’è successo? I carabinieri riavvolgono il nastro e scoprono, nel giro di una manciata di minuti, che poco prima c’è stata una sparatoria a San Sebastiano al Vesuvio. Un raid di piombo all’impazzata dopo che due comitive di ragazzi hanno litigato per una scarpa sporcata con un pestone. Scene già viste a Napoli. Drammi già consumati e questioni già affrontate, segnale evidente di una città che non sa imparare dai propri errori. La vittima Santo Romano era insieme agli amici.
Dalle indagini (al lavoro carabinieri del posto e di Torre del Greco) è emerso che ad aprire il fuoco sarebbe stato un ragazzino a bordo di una minicar. “Una macchina 50”, come ha riferito un testimone oculare, un abitante del posto, che ai cronisti assiepati in piazza Raffaele Capasso, e agli investigatori dell’Arma, ha raccontato di essere stato minacciato poco prima della tragedia e denunciato che da tempo la zona rischia di trasformarsi in un mattatoio. A fine maggio, infatti, un giovane di San Giorgio a Cremano fu sfregiato al volto e accoltellato alla schiena dopo un alite per futili motivi. Ben trenta i punti di sutura in bocca e sulla guancia e altri diciassette sulla schiena. Tornando all’uccisione di Santo, ieri pomeriggio la prima svolta: i carabinieri hanno condotto un 17enne di Barra in caserma. La sua posizione è stata al vaglio degli inquirenti per qualche ora. Il minore è stato a lungo interrogato. Quindi, in serata, la decisione: i carabinieri della compagnia di Torre del Greco hanno eseguito un decreto di fermo emesso dalla Procura della Repubblica per i Minorenni a carico del 17enne napoletano.
Il minore è ritenuto gravemente indiziato dell’omicidio di Santo e del tentato omicidio dell’amico 19enne. Il fermo sarà sottoposto alla convalida del gip. Il 17enne è destinato al centro di accoglienza dei Colli Aminei. A margine del fermo per omicidio e tentato omicidio, la Procura per i minori svolgerà accertamenti in merito ad alcuni post pubblicati sui social subito dopo l’evento delittuoso. Nei post individuati sono state riconosciute condotte di esaltazione all’uso delle armi, commesse da altri giovani in corso di identificazione. Saranno poste in essere valutazioni anche in ordine alle responsabilità genitoriali, fanno sapere dalla Procura. Il 17enne era da poco uscito dall’Ipm di Nisida, mentre la madre è dietro le sbarre. Secondo gli inquirenti il 17enne, appartenente al clan Aprea, sarebbe tornato sul posto a bordo della minicar – dopo la lite per la scarpa sporcata con un pestone da un amico di Santo – assetato di vendetta, per poi aprire il fuoco.
Oggi incontro col prefetto, poi una marcia per la legalità
Tra i primi a recarsi sul posto, ieri mattina, alle prime ore della giornata, è stato il sindaco di San Sebastiano al Vesuvio, Giuseppe Panico. Era profondamente scosso. Nonostante lo choc, ha chiesto subito ai cittadini e non solo di “di stringersi nel doveroso cordoglio alla famiglia del giovane”. Le istituzioni non sono rimaste a guardare. D’intesa con il prefetto Michele di Bari è stato convocato per oggi un tavolo di sicurezza e ordine pubblico a San Sebastiano, “a conferma della continua vicinanza alla nostra comunità e proficua collaborazione istituzionale”, ha spiegato Panico che ha aggiunto: “Ritengo doveroso ringraziare le forze dell’ordine che sin da subito hanno condotto le indagini investigative grazie al supporto della polizia municipale e dell’assessore Simeoli che hanno garantito per tutta la notte alla stazione locale dei carabinieri la visione delle immagini di videosorveglianza utili ad individuare il colpevole”. Nemmeno la comunità vuole rimanere ferma a guardare: “Abbiamo incontrato e sentito tanti giovani amici di Santo che, chiedendo giustizia per l’amico e maggiore sicurezza per i luoghi di ritrovo, hanno manifestato la volontà di promuovere con noi, le istituzioni scolastiche, gli Enti di Terzo Settore e i cittadini tutti, una marcia per la sicurezza e legalità in memoria del giovane scomparso. Dopo il tavolo col prefetto coordineremo il da farsi”.
Il portiere che ieri avrebbe dovuto firmare un contratto
Alle volte basta guardarla in faccia, una persona, per capirne il carattere e le intenzioni. E i sogni. E a guardare Santo Romano non si potevano che provare emozioni positive. Glielo si leggeva in faccia che era un bravo ragazzo. Dai sani principi, con una famiglia forte ed esemplare alle spalle. La stessa che ieri notte è andata in mille pezzi, quando nell’appartamento in via Gaspare Pucci, Arpino (Casoria) è arrivata la telefonata che nessuno vorrebbe mai ricevere. In un attimo i genitori hanno perso tutto. In un attimo la fidanzata ha perso la ragione di vita. Santo Romano era un ragazzo che ce la stava facendo da solo. Lavorava nell’associazione Bet Passion e proprio ieri avrebbe dovuto firmare un contratto. E la sua più grande passione era il calcio. Santo, infatti, giocava nell’Asd Micri, club che milita nel campionato di Eccellenza Campania, girone A. Santo, che in questa stagione ha ricoperto anche il ruolo di titolare in diverse partite, era un atleta molto apprezzato e rispettato all’interno della squadra. La formazione di Pomigliano d’Arco gioca le sue partite casalinghe allo stadio Borsellino di Volla. Oggi, Santo avrebbe dovuto affrontare l’Albanova, formazione di Casal di Principe, in una partita che, a causa della sua prematura scomparsa, è stata rinviata a data da destinarsi.
L’Asd Albanova ha espresso la propria vicinanza e cordoglio all’Asd Micri e alla famiglia di Santo Romano. “Un amico leale e sempre disponibile, un ragazzo buono da esempio per tutti: dai suoi compagni di squadra a tutte le persone che lo conoscevano. La sua pelle e il suo cuore da sempre hanno vestito i nostri colori. Sei stato esempio di vita e coraggio”, il dolore della dirigenza dell’Asd Micri.
Ieri pomeriggio la abitazione dei Romano era un viavai di parenti e amici. Tutti addolorati. Presente anche la fidanzata, che era con lui quando è stato ucciso. Dai racconti sarebbe emerso che il ragazzo, Santo, avrebbe fatto da paciere durante la lite. Tutto sarebbe nato quando un suo amico avrebbe calpestato la scarpa di un giovane di un’altra comitiva. Giovane che poi sarebbe tornato sul posto armato per ‘farsi giustizia’. A Napoli si uccide ancora per futili motivi. Per una scarpa sporcata accidentalmente ci si arma, si preme un grilletto e si ammazza un coetaneo. “Diciannove anni, una vita davanti e il numero 1 sulla schiena. Tutto cancellato nel modo più atroce – ha dichiarato il sindaco di Casoria, Raffaele Bene -. Casoria piange, insiaeme alla sua squadra ed alla sua famiglia – Santo Romano, un figlio della nostra città, ucciso dopo una lite a San Sebastiano al Vesuvio. Mettere ogni energia nella lotta alla violenza giovanile è l’unico modo che abbiamo per onorare Santo”. “Questo è il momento della preghiera e della riflessione. Per Santo, per la sua famiglia, per la sua generazione. Non si può morire così” conclude il primo cittadino.
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