di Dario Borriello
ROMA (LaPresse) – Anche nel grigiore austero dei palazzi romani della politica, qualche volta il tono istituzionale può lasciare spazio, per qualche secondo, a risate fragorose. È raro, ma qualche volta accade. Lo scambio in aula tra il presidente della Camera, Roberto Fico, e il deputato di Forza Italia, Roberto Giacomoni, avvenuto durante il dibattito sul decreto Dignità, è uno di questi. E “resterà negli annali“, come dice la terza carica dello Stato, affrettandosi a precisare “di FI, però…”. Tutto è nato dalla concitazione di un dibattito ampio e sentito sul provvedimento che porta la firma del vicepremier, Luigi Di Maio.
Tra gli iscritti a parlare c’era anche il parlamentare azzurro che, come da regolamento, ha dovuto prendere la parola dal presidente dell’Assemblea. Il quale involontariamente ha storpiato il cognome del collega: “Prego, onorevole Giacomini“, correggendosi quasi subito. Il deputato forzista non deve averla presa bene, se una volta acceso il microfono ha risposto pan per focaccia: “Grazie, presidente Fica…”. Il botta e risposta ha comunque strappato una risata a tutto l’emiciclo, stemperando così un clima che stava diventando teso.
Perché poco prima i toni erano piuttosto accesi
A scaldare l’aria la decisione della commissione Bilancio di dichiarare inammissibili ben 47 emendamenti su 64 presentati dalle opposizioni. Altri 17, invece, sono stati esclusi dalla Presidenza della Camera. Tra questi anche la proposta di modifica firmata da Antonino Germanà di Forza Italia, praticamente un ‘copia e incolla’ della pdl proposta dal Movimento 5 Stelle nel 2013 per chiedere l’introduzione del reddito di cittadinanza. Per questo motivo si è scatenato un fuoco di fila degli azzurri, che hanno puntato il dito contro Di Maio e i suoi, accusando Fico di “disconoscere un provvedimento che la sua forza politica ha sbandierato per 5 anni“. Corroborati dall’intervento di Maria Elena Boschi del Pd, che su Facebook scrive: “È stato bocciato perché privo di copertura. Il governo Lega-M5S ha confermato quello che diciamo da mesi: non hanno le risorse per il reddito di cittadinanza e non sono in grado di trovarle“. Accuse che i pentastellati hanno subito rispedito al mittente: “Riecco il Patto del Nazareno“.