Lo scudetto del pezzotto, ecco i prezzi imposti dalla camorra

NAPOLI – Oggi pomeriggio il Napoli ospita l’Atalanta per la 26a giornata di un campionato che gli azzurri stanno dominando in lungo e in largo. A Fuorigrotta sono previsti quasi 50mila tifosi. Il quartiere si colorerà d’azzurro, e si coloreranno d’azzurro anche i vicini territori del Rione Traiano e di Pianura, ‘avamposti’ dell’area dello stadio. La corsa verso il terzo scudetto esalta la piazza e fa sfregare le mani ai rivenditori di articoli sportivi, così come alla Società Sportiva Calcio Napoli, che nella stagione in corso con le maglie a tema e il relativo merchandising sta viaggiando come mai prima d’ora. E se a Pianura l’azzurro delle bancarelle si mescola al grigio dell’asfalto e del cemento (in molti casi, abusivo), a mescolarsi sono anche il calcio e la cronaca nera. Il volume d’affari sta caratterizzando l’economia ‘sommersa’, quella illegale, che in città si sta traducendo in un business che si sviluppa a doppio binario, con attività parallele ma complementari: la produzione dei gadget del Calcio Napoli e le estorsioni ai venditori ambulanti che allestiscono bancarelle agli angoli delle strade. Sono tante quelle che si avvicendano lungo via Montagna Spaccata, nelle rotatorie e negli incroci battuti, ogni giorno, da migliaia di veicoli.

Tante e ognuna con prezzi che, col passare dei giorni, diventano sempre più concorrenziali. In alcuni casi, ‘stracciati’, con i venditori che stanno pensando formule da ‘3×2’ sullo stile dei supermercati. Un business che a Pianura avrebbero ‘fiutato’ per primi i Calone-Esposito-Marsicano, clan sorto dalla fusione dei gruppi satelliti dell’organizzazione criminale dei Mele, ex padrini e padroni del quartiere della periferia occidentale. I Calone-Esposito-Marsicano avrebbero, di fatto, messo gli occhi sul business del pizzo ai venditori che affollano le arterie stradali che da Pianura conducono a Fuorigrotta, tempio e fulcro della passione per il Napoli. Ma per imporre il pizzo agli ambulanti, il clan avrebbe rotto un patto di non belligeranza siglato nei mesi scorsi con i rivali di sempre dei Carillo-Perfetto, che hanno nello spaccio di stupefacenti in via Evangelista Torricelli il loro core business. Il dettaglio emerse dalle attività investigative che le forze dell’ordine stanno eseguendo in seguito alla ripresa degli scontri armati e dei raid di piombo nel quartiere. In particolare, ad avviare il motore della macchina delle indagini è stato il ritrovamento, la settimana scorsa, di colpi di pistola in una finestra di un’abitazione al civico 334 di via Evangelista Torricelli, nel ‘cuore’ del rione Cannavino. A ritrovare i fori delle pallottole erano stati alcuni abitanti che si erano subito rivolti alle forze dell’ordine.

Identificati, dai controlli lampo è emersa la loro totale estraneità agli ambienti criminali. Allora perché qualcuno ha esploso colpi di pistola contro quell’abitazione? E’ in quegli istanti che è affiorato un primo, importante dettaglio. Lì vive un 20enne ritenuto vicino al clan Calone-Esposito-Marsicano, che già la scorsa estate fu gambizzato con quattro colpi di pistola. La ‘stesa’ di via Torricelli non riguarderebbe la lotta per la gestione della droga, bensì il fenomeno del racket, e non ai danni di imprenditori ed esercenti, ma nei confronti dei venditori ambulanti di sciarpe e bandiere. Un avvertimento ai Calone-Esposito-Marsicano, un modo per dire loro di fermarsi. Il fatto che i clan si stiano contendendo le estorsioni sui ricavi per le bandiere e le sciarpe testimonia ancora una volta la capacità della camorra di bruciare sul tempo (e polverizzare) tutto ciò che significa legalità. Quando mancano ancora tredici partite alla fine del campionato, la stessa Società Sportiva Calcio Napoli non può, ovviamente, produrre gadget per lo scudetto. Ma per i ‘re’ del falso e per i signori del pizzo, a differenza di tanti tifosi, non c’è scaramanzia che tenga.

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