Lo stupro come arma di guerra, il caso della Repubblica Democratica del Congo: 2600 violenze in un anno

Medici Senza Frontiere raccoglie dati raccapriccianti

KINSHASA – Duemilaseicento persone stuprate in un anno. Donne, bambini, uomini. In una sola città: Kananga, capoluogo del Kasai Centrale. Il caso è stato portato alla luce da Medici Senza Frontiere.
Le Nazioni Unite ipotizzano che a compiere gli abusi sarebbero stati militari delle forze di sicurezza e dell’esercito, ribelli del gruppo Kamuina Nsapu e miliziani filo-governativi delle unità Banu Mura.

“Ho contratto la sifilide”

Medici Senza Frontiere ha pubblicato un rapporto in cui sono riportate le testimonianze delle vittime. “Hanno violentato la mia sorellina e mia cognata. Poi sono venuti a stuprare anche me. Dalle analisi, ho scoperto che avevo la sifilide”. Un’altra donna dice di aver contratto l’Hiv. “Ci hanno costretto a stuprare le nostre mamme – racconta invece un uomo – Se non lo facevi, ti uccidevano. Da circa un mese non riesco a dormire perché quando mi addormento ricordo tutto quello che è successo”. Gli abusi sarebbero stati consumati in maniera sistematica tra maggio 2017 e settembre 2018. I ribelli non avrebbero risparmiato nessuno.

Oltre 150 vittime avevano meno di 15 anni

I numeri sono impressionanti. Leggere il fascicolo pubblicato da Medici Senza Frontiere è fare un viaggio nei meandri della disumanità. Delle 2600 persone stuprate, 150 avevano meno di 15 anni, 20 invece non avevano compiuto ancora 5 anni. Violentati anche 32 uomini. La restante parte è composta da donne. Metà delle vittime ha raccontato che almeno un membro della propria famiglia è stato ucciso.

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