MILANO – L’Italia torna nel mirino di organismi e autorità finanziarie internazionali. E se l’Ocse avanza dubbi sull’introduzione del reddito di cittadinanza, la Bce rinnova a Roma l’invito a tagliare drasticamente il debito publico. Che a questi livelli potrebbe avere effetti sulla tenuta complessiva dell’Eurozona.
Le perplessità dell’Ocse sul reddito di cittadinanza
L’Ocse nel suo report diffuso oggi ha riservato al reddito di cittadinanza un giudizio a doppio taglio. Se da un lato “rappresenta un trasferimento di risorse importante verso le persone in condizioni di povertà”. Tuttavia, “il livello attuale del sussidio è elevato rispetto ai redditi mediani e la sua messa in opera dovrà essere monitorata attentamente per assicurare che i beneficiari siano accompagnati verso adeguate opportunità di lavoro”.
Occupazione, tagli o nuovi posti?
Nel complesso l’Ocse non appare preoccupata dai livelli di occupazione nel nostro Paese, destinati a rimanere stabili. Quanto piuttosto dalla qualità del lavoro e dalle disparità destinate a peggiorare. E se circa il 15% degli attuali posti di lavoro potrebbe essere messo a rischio dall’introduzione di nuove tecnologie, altri posti potrebbero venir creati.
La Bce lancia l’allarme sul debito italiano
Ma alle osservazioni in arrivo dall’Ocse ieri si è affiancato il nuovo allarme in arrivo dalla Bce sui rischi debito. “In alcuni paesi con un elevato debito pubblico tra cui l’Italia – osserva la Banca centrale nel suo bollettino mensile – il disavanzo di bilancio strutturale resta ancora lontano dagli obiettivi. Tali paesi non hanno costituito margini di bilancio tali da consentire loro di evitare un inasprimento delle politiche di bilancio nella prossima fase di rallentamento e ciò può avere conseguenze sulla capacità di tenuta dell’intera area dell’euro”.
I possibili effetti negativi sull’Eurozona
La Bce continua infatti a vedere rischi di ribasso per la crescita nell’area euro e per fronteggiare questo scenario conferma politiche monetarie “accomodanti” per spingere l’espansione delle economie e accompagnarle verso l’obiettivo del 2% sul fronte inflazione. In quest’ottica appare probabile che il livello dei tassi resterà invariato per tutto il 2019.
Alla base dei rischi per la crescita la Bce elenca una serie di fattori sfavorevoli a livello mondiale che continuano a pesare sull’evoluzione dell’espansione economica. “I rischi per le prospettive di crescita nell’area dell’euro restano orientati al ribasso per effetto delle persistenti incertezze connesse a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti”. Lo sottolinea la Banca centrale.
(AWE/LaPresse/di Paolo Tavella)