Lombardia: Moratti tende la mano al Pd, incontriamoci. Dem decidono su primarie

Foto LaPresse Nella foto: Letizia Moratti

Letizia Moratti tende la mano al Pd ancora orfano di un nome forte e di alleanze per le regionali in Lombardia. L’appello dell’ormai ex vice del governatore leghista, Attilio Fontana -che ieri ha ricevuto invece l’investitura ufficiale del centrodestra per il bis – arriva in serata alla presentazione milanese dell’ultimo libro del giornalista (ed ex capo staff di Massimo D’Alema all’epoca di Palazzo Chigi), Claudio Velardi. “Ho scelto di impegnarmi con una lista civica. Ringrazio il Terzo polo – Azione e Italia Viva – per il sostegno. Ho scelto di fare una proposta aperta alle formazioni civiche, ai partiti e ai territori che vogliano confrontarsi su cose concrete. Quindi la mia proposta è incontriamoci”, dice l’ex ministra berlusconiana fresca di rottura con il centrodestra.

“Una scelta dolorosa”, spiega, che ha avuto come “fattore scatenante” la linea del governo sui medici no vax. “Nel centrodestra ero isolata, ora mi sento a casa. Ho scelto dei temi identitari proprio per aprirmi al centrosinistra, ad un mondo che ancora fa fatica ad accettarmi”, spiega Moratti citando l’ambiente, il lavoro, la legalità e la cultura e spiegando di essere “aperta ad aggiungerne altri, per cercare di capire se possiamo convergere”.

Questo, per l’ex sindaca di Milano, non vuol dire rinnegare “la mia storia politica” ma “bisogna avere l’onestà intellettuale di dire ‘forse nel passato ho sbagliato’, perché è cambiato lo scenario”. Continua intanto il pressing di Carlo Calenda. “La proposta che facciamo al Pd – afferma in una nota il leader di Azione – è di sederci insieme con Sala, Moratti, Gori, Del Bono e gli altri sindaci lombardi per verificare se le distanze sul merito e sui programmi siano così rilevanti da impedire una candidatura comune”.

L’idea dell’ex ministro è di prendersi “una giornata insieme per parlare di Lombardia e programmi invece di dividerci sulla provenienza dei candidati. Non costerebbe nulla e alla fine il Pd sarebbe comunque libero di scegliere un’altra strada”. Nessun passo indietro, invece, sul nome di Moratti, come invece chiedono i dem. Si tratta di “una candidata vincente e con la sua candidatura potremmo davvero riuscire a strappare dopo trent’anni la Lombardia alla destra leghista. Non chiudiamoci questa possibilità per preconcetti ideologici”, esorta Calenda.

Parole che non rompono però il muro del Pd. “Per quanto ci riguarda – rimarca Peluffo – abbiamo detto nella nostra assemblea regionale di domenica scorsa che per noi Moratti non è un’opzione. Siamo sempre disponibili a dialogare con tutte le forze politiche all’opposizione in Lombardia, quindi Azione-Italia Viva e il Movimento 5 Stelle. Se c’è la volontà di sedersi e continuare il confronto che c’è sempre stato fino a prima delle elezioni politiche siamo disponibili, ma è evidente che il Terzo polo deve togliere il sostegno alla Moratti. A quel punto ci sediamo a discutiamo”.

Stessa la posizione dei sindaci dem delle città lombarde: “Siamo i primi a voler discutere di sanità pubblica e territoriale, di politiche abitative, di collegamenti ferroviari, di risorse ai comuni e di tutte le politiche sulle quali riteniamo serva imprimere un cambio di rotta forte con gli anni delle giunte a guida delle destre” dicono in un comunicato congiunto Giorgio Gori (Bergamo), Mattia Palazzi (Mantova), Davide Galimberti (Varese), Luca Galimberti (Cremona), Mauro Gattinoni (Lecco), Andrea Furegato (Lodi) ed Emilio Del Bono (Brescia). Quindi, proseguono, “ci siamo e volentieri ci sediamo al tavolo, in accordo col Pd, ma è evidente che se l’obiettivo, che auspichiamo e che riteniamo fondamentale, è costruire una coalizione che riunisca Pd, terzo polo e forze civiche, per riuscirci serve ripartire senza candidature predefinite sul tavolo”.

Il Pd lombardo riunirà le forze civiche e i partiti alleati alle politiche – Verdi, Sinistra italiana e +Europa – per proporre le primarie di coalizione, da celebrarsi entro Natale se, come sembra, si voterà a febbraio insieme al Lazio. Dopo i no di Carlo Cottarelli e Giuliano Pisapia, per la corsa il piano più alto di Palazzo Lombardia resta in campo il nome del sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, mentre si sfila la deputata varesina e responsabile Esteri del Pd, Lia Quartapelle, favorevole invece al ricorso ai ‘gazebo’ per la scelta del candidato.(LaPresse)

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