Di Dario Borriello
ROMA (LaPresse) – Lombardo purosangue, 52 anni a novembre e un tratto distintivo: le cause che sposa non le abbandona nemmeno quando la nave è in tempesta. Lorenzo Guerini, nuovo presidente del Copasir può vantare il piccolo record di aver ‘piegato’ la Lega per la sua elezione. Non è un mistero, infatti, che il Carroccio preferisse qualche altro nome, magari di Fratelli d’Italia per quel posto. Ma un patto di ferro con Forza Italia ha permesso all’ex braccio destro di Matteo Renzi nella segreteria Pd di spuntarla.
La sua carriera politica inizia da giovanissimo, nelle file della Democrazia cristiana, a cui resta iscritto fino alla bufera del 1994. Una volta finita l’esperienza dello Scudo crociato passa al Partito popolare italiano e nel 2002 aderisce alla Margherita di Francesco Rutelli. Dal 1995 al 2004 è stato presidente della Provincia di Lodi, sua città natale, di cui diventa sindaco nel 2005. Nel 2012 interrompe il suo secondo mandato per entrare alla Camera dei deputati, nella famosa ‘quota 51’ riservata agli uomini di Renzi, frutto dell’accordo con l’allora leader del Pd e della coalizione di centrosinistra ‘Italia bene comune’, Pierluigi Bersani.
Laureato in Scienze politiche, sposato e padre di tre figli, Guerini fa il salto di qualità con Renzi segretario dem
Prima è portavoce della segreteria nazionale, anzi “portasilenzi”, come si autodefinì, poi come responsabile Organizzazione. Qualcuno lo apostrofò addirittura come il “Gianni Letta“ dell’ex premier. Al governo con lui non c’è mai stato, ma la leggenda narra che sia stato proprio Guerini tra i primi a sponsorizzare Sergio Mattarella con Renzi, nel 2015, quando si dovette trovare il successore di Giorgio Napolitano. Oggi è lui a guidare il Comitato per la sicurezza della Repubblica, contro la volontà dei leghisti che lo hanno visto ‘troppo renziano’. Resistenza vinta senza clamori, in silenzio come al suo solito. Come si addice a un presidente del Copasir.