MILANO (LaPresse) – Sono 13 i candidati alle presidenziali in Brasile, il cui primo turno di voto è domenica 7 ottobre e il ballottaggio il 28 ottobre. Non c’è l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, condannato in 2° grado per corruzione. Mentre il dibattito sulla diversità è acceso, con afrodiscendenti e donne che rivendicano maggior rappresentanza, 10 candidati si dichiarano bianchi, due neri (Marina Silva e Vera Lucia), uno misto (Cabo Daciolo), e le candidate sono due.
Elezioni in Brasile, il candidato del Partito dei lavoratori
Fernando Haddad – Partito dei lavoratori (PT): Ex sindaco della città di San Paolo, il 55enne ha sostituito Lula con lo slogan ‘Il popolo felice di nuovo’. Deve difendere il PT dall’ombra della corruzione e conquistare gli elettori di Lula, che contava sul voto dichiarato di quasi il 40%. Secondo i sondaggi Haddad arriverà al ballottaggio. Nato a San Paolo da immigrati libanesi, ha una carriera accademica e ha lavorato come analista d’investimenti per Unibanco. Nel luglio 2005 è diventato ministro dell’Educazione nel governo Lula, restandolo sino al 2012 con il successore, Dilma Rousseff. All’inizio di settembre è stato accusato di corruzione su fondi elettorali.
Il contestato candidato social-liberale
Jair Messias Bolsonaro – Partito social-liberale (PSL): Il deputato federale 63enne di estrema destra ha come slogan ‘Il Brasile prima di tutto, Dio prima di tutto’. Per le sue dichiarazioni pro-armi, omofobe, misogine e razziste e per le analogie con l”America First’, si è guadagnato il soprannome di ‘Trump brasiliano’. Secondo i sondaggi arriverà al ballottaggio. Il 6 settembre è stato accoltellato durante un comizio e ha interrotto la campagna elettorale. Al settimo mandato come deputato federale, è un militare in pensione e ha cinque figli, tre in politica. Le donne hanno manifestato contro di lui in decine di città, con lo slogan #EleNao (lui no).
Gli altri candidati alle presidenziali
Geraldo Alckmin – Partito della social democrazia brasiliana (PSDB): Il 65enne ex governatore dello Stato di San Paolo secondo i sondaggi di settembre arriverà al 10%. E’ poco noto e sul suo partito pesano denunce per corruzione. Laureato in medicina, si candidò già nel 2006, quando perse al secondo turno contro Lula.
Marina Silva – Rede Sustentabilidade (Rede): La ex senatrice, ex ministra dell’Ambiente con Lula, ambientalista di 60 anni, è nera, come primo lavoro è stata cameriera e non è mai stata incriminata per corruzione. Dopo un’infanzia povera, il suo primo partito è stato il PT. Si è già candidata nel 2010 e 2014.
Partito laburista e Podemos
Ciro Gomes – Partito democratico laburista (PDT): Ex ministro ed ex governatore del Ceara, ha già tentato per due volte la corsa al Planalto, nel 1998 e nel 2002. Considerato il candidato più appetibile per gli elettori di sinistra ‘orfani’ di Lula, non ha saputo raccogliere il sostegno degli altri partiti di sinistra. È stato anche ministro nei governi Itamar Franco (1992-1995) e Lula. In 37 anni in politica ha cambiato sette partiti.
Alvaro Dias – Podemos: Il 73enne di discendenza italiana, ex professore, è noto per esser fortemente critico verso il PT. Al quarto mandato come senatore, non otterrà più del 3%.
Joao Amoedo – Partito Nuovo (Novo): Ingegnere 55enne, con una carriera di dirigenza bancaria, non otterrà più del 3%. Il partito è stato creato nel 2015 e non ha rappresentanti al Congresso: la sua sfida, guardando a destra, è attrarre gli scontenti del PSDB.
Guilherme Boulos – Partito Socialismo e Libertà (PSOL): Il 36enne è il leader del Movimento dei lavoratori senza tetto (MTST), non andrà oltre l’1%. Il partito ha sei deputati al Congresso. Boulos è professore, laureato in filosofia con master in Psichiatria.
Henrique Meirelles – Movimento democratico brasiliano (MDB): L’ex ministro dell’Economia del governo Temer, 72 anni, non è noto e non arriverà al 3%. Lui stesso finanzia la propria candidatura. La sua carriera è legata alla finanza internazionale.
L’attivista fondatrice del partito
Vera Lucia – Partito socialista dei lavoratori unificato (PSTU): L’attivista sindacale ed ex operaia, 50 anni, ha cofondato il PSTU da una corrente espulsa dal PT. Per i sondaggi non raggiungerà l’1%. È la candidata meno nota: la conosce il 22% degli elettori (Datafolha ad agosto).
Joao Vicente Goulart – Partito patria libera (PPL): Figlio dell’ex presidente Joao Goulart, il cui mandato fu interrotto nel 1964 dal golpe militare, è poco noto. Cresciuto in esilio, ha contribuito a fondare il partito, che si definisce di sinistra ed è fortemente nazionalista.
José Maria Eymael – Democrazia cristiana (DC): E’ il fondatore del partito DC, che si rifà ai valori della religione cristiana, ed è la quinta volta che si candida.
Cabo Daciolo – Patriota: Pompiere militare, è deputato federale dal 2014 ed è stato espulso dal Psol nel 2015 per posizioni controverse. Secondo i sondaggi non arriverà all’1%.