La guerra potrebbe finire prima che l’Ucraina liberi tutti i territori con mezzi militari. Lo ha detto il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, commentando la dichiarazione del generale Mark Milley, capo degli Stati maggiori riuniti Usa, secondo cui la probabilità di liberazione militare di tutti i territori occupati dell’Ucraina, compresa la Crimea, nel prossimo futuro è bassa. Secondo Podolyak, ci potrebbero essere “processi irreversibili, sia nelle élite politiche della Federazione russa, sia nella società della Federazione russa” se Mosca perdesse una delle grandi città occupate nel 2014, come “Luhansk o Donetsk”. In questo caso “la guerra può finire anche prima che libereremo tutto con mezzi militari”, ha commentato ancora Podolyak.
Gli Stati Uniti hanno comunque ribadito che spetterà al presidente ucraino Volodymmyr Zelensky stabilire “se e quando” sedersi al tavolo dei negoziati. Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, ha assicurato che “nessuno” da parte americana sta “spingendo” Zelensky al tavolo negoziale. Kirby ha anche affermato che gli Usa “vogliono mantenere aperti i canali di comunicazione” con Mosca per evitare potenziali rischi nucleari.
Proseguono, intanto, le ‘aperture’ da parte di Mosca per una soluzione diplomatica alla fine della guerra. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in questo senso, ha commentato favorevolmente l’indiscrezione di The Spectator secondo cui Silvio Berlusconi sarebbe pronto a volare a Mosca da Putin. Un’ipotesi però smentita dal vice-premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a La Stampa.
In attesa degli sviluppi diplomatici, Kiev deve affrontare la gravi crisi energetica causata dai massicci attacchi russi alle infrastrutture critiche. Con l’arrivo dell’inverno, la popolazione rischia di restare senza acqua, luce e riscaldamento. “Bisogna prepararsi al peggio”, ha spiegato l’operatore Ukrenergo, avvertendo che l’Ucraina va incontro a blackout prolungati. Quasi metà del sistema energetico del Paese è “fuori uso”, ha poi reso noto il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, che ha sottolineato l’esigenza di ulteriore sostegno dai partner europei in questo senso. Particolarmente “critica” la situazione a Kiev, come spiegato dal sindaco della capitale Vitalij Klitschko. Il deficit energetico ha fatto sì che, al momento, “da 1,5 a 2 milioni di persone, circa la metà della popolazione della città, sono periodicamente immerse nell’oscurità quando le autorità spostano l’elettricità da un distretto all’altro”, ha spiegato Klitschko.
Sul campo di battaglia è arrivata poi l’accusa da parte di Mosca, secondo cui l’esercito di Kiev ha ucciso “deliberatamente” dieci prigionieri di guerra russi. Un atto per cui Zelensky “dovrà rispondere”, ha commentato il ministero degli Esteri russo. Per Kiev, però, è stato uno dei soldati russi ad aprire il fuoco dopo aver fatto finta di arrendersi, provocando la reazione dei militari ucraini.
Dalla Svezia, invece, sono arrivate novità relative alle esplosioni che hanno danneggiato il gasdotto Nord Stream. Il procuratore svedese Mats Ljungqvist, che guida l’indagine preliminare della Svezia sull’accaduto, ha definito le esplosioni un “grave sabotaggio”, aggiungendo che dalle analisi sono state rilevate “tracce di esplosivi su diversi oggetti estranei ritrovati”. Le informazioni arrivate da Stoccolma hanno allertato anche Mosca, che ha definito “molto importante” che le indagini vadano avanti “per trovare chi è dietro” il sabotaggio del gasdotto.
di Mattia Mallucci