Luigi Di Maio: “Non vedo il rischio di poter essere attaccato”

Si avvicina un inverno rigido in attesa dei primi dati sui risultati del Decreto Dignità

Foto LaPresse - Vince Paolo Gerace
Di Dario Borriello

ROMA (LaPresse) – “Non siamo ricattabili“. Parola di Luigi Di Maio. Il vicepresidente del Consiglio, proprio quando le previsioni meteo annunciano maltempo per Ferragosto, decide di aprire un ombrello sul ‘suo’ governo. “Io non vedo il rischio concreto che possa essere attaccato, è più una speranza delle opposizioni“, dice al ‘Corsera‘. Sono i giorni dello spread in rialzo e delle incertezze sulle grandi opere, come Tap e Tav (“troveremo un’intesa con Salvini“), ma anche sul futuro di Ilva (“ancora non ci sono i presupposti per un accordo“). Alle porte ci sarà un inverno rigido, con tante sfide da affrontare e le dita incrociate in attesa degli effetti del decreto Dignità.

Un mix che può rivelarsi vincente, ma anche esplosivo

Meglio, dunque, mettersi al riparo: “Se qualcuno vuole usare i mercati contro il governo, sappia che non siamo ricattabili“. “Non è l’estate del 2011 e a Palazzo Chigi non c’è Berlusconi, che rinunciò per le sue aziende“, aggiunge, riservando l’ennesima stoccata ad uno dei suoi ‘arci-nemici’. Il presente, però, porta in dote un rialzo del differenziale tra bund tedeschi e Btp italiani. E ogni variazione di percentuale si traduce in miliardi di euro guadagnati o in fumo: un rendimento altalenante che il nostro Paese, a conti fatti, non potrebbe proprio permettersi.

Ma Di Maio predica calma e guarda all’agenda dei prossimi mesi

Il ministro vede nella piaga delle delocalizzazioni selvagge uno dei problemi più gravi per l’economia italiana, con ricadute non solo sull’indotto ma soprattutto sul lavoro. “Prima i lavoratori avevano la Cassa integrazione per 36 mesi, circa l’80% dello stipendio. Ma da quando il Jobs act l’ha eliminata finiscono nel vortice dei Centri per l’impiego a 50 o 60 anni. Finché non li riformeremo queste famiglie hanno bisogno di aiuto“.

La revisione dei Cpi sono il primo passo verso il reddito di cittadinanza. Che assieme alla flat tax e il superamento della legge Fornero sono i tre punti cardine su cui si sta muovendo la truppa M5S-Lega. L’intenzione è quella di inserire le misure nella prossima legge di Bilancio, ma prima Di Maio e Salvini dovranno fare i conti (letteralmente) con Giovanni Tria. Il leader pentastellato pensa di poter aspirare risorse dal taglio delle pensioni d’oro, tema sul quale ingaggia un corpo a corpo con ‘Repubblica‘: “L’unica cosa vera dell’articolo è che ‘potrebbero essere di più di 158mila’, infatti l’Inps stima tra 158mila e 188mila. Circa 200mila privilegi eliminati” e “le donne saranno una minoranza“.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome