BRASILIA – Il Partito dei Lavoratori ha ufficialmente registrato la candidatura di Luis Inacio Lula da Silva per le elezioni presidenziali del prossimo 7 ottobre. Dopo la conferma di qualche giorno fa (clicca qui per leggere), l’ex leader del Brasile – presidente per due mandati consecutivi dal 2003 al 2011 – sfida le leggi del suo Paese e scende in campo. Poco dopo, la candidatura è stata impugnata dalla Procura generale. La ‘scheda pulita’, infatti, metterebbe Lula con le spalle al muro.
Una folla oceanica accompagna i leader del Partito dei Lavoratori al Tse, Lula dal carcere: “Siate la mia voce fin quando sarò prigioniero”
Una folla oceanica ha accompagnato i leader del Partito dei Lavoratori mentre si recavano alla sede centrale del Tribunale supremo elettorale. La candidatura di Lula è stata registrata alle 17.30, ora locale, dal presidente Gleisi Hoffmann. Con lui anche il vicepresidente del Pt, Fernando Haddad e la deputate del Partito comunista del Brasile, Manuela D’Avila. L’atto formale è arrivato a poche ore dalla scadenza per l’iscrizione dei candidati, accompagnato dall’entusiasmo delle migliaia di persone scese in piazza a sostegno di Lula. Quest’ultimo, in carcere dal 7 aprile scorso, ha parlato alla folla con una lettera. “Ognuno di voi deve diventare la mia voce finché sarò prigioniero”, le parole dell’ex presidente. “Sono vittima di una persecuzione giudiziaria, condannato senza prove. Non voglio favori, voglio giustizia. Non cambio la mia dignità per la mia libertà”, ha sostenuto ancora Lula.
L’atto impugnato dal procuratore generale, la ‘legge della scheda pulita’ mette l’ex presidente con le spalle al muro
Proprio la sua posizione con la giustizia, però, potrebbe escluderlo dalla corsa alle elezioni di ottobre. Poco dopo la formalizzazione della candidatura, quest’ultima è stata impugnata dal procuratore generale del Brasile, Raquel Dodge. Alla base della sua richiesta c’è la cosiddetta ‘legge della scheda pulita’. Una normativa secondo cui una persona condannata in seconda istanza da un tribunale collegiale non può candidarsi per un’elezione. Lula è stato condannato a 12 anni di carcere per corruzione e riciclaggio. La Dodge, alla richiesta di impugnazione, ha allegato la sentenza del Tribunale regionale di seconda istanza di Porto Alegre. Al Tse, oltre a quello del procuratore, sono arrivati i ricorsi di Kim Kataguiri – leader del Movimento Brasile libero – e dell’ex attore Alexandre Frota, anch’egli in corsa. Quella di Lula, in definitiva, potrebbe rivelarsi una battaglia senza lieto fine.