Lvmh rilancia e offre un miliardo in più per l’acquisizione di Tiffany

Inoltre il matrimonio amplierebbe la gamma di orologi e gioielli Lvmh, che include già tra gli altri i marchi Bulgari, Chaumet, Tag Heuer e Hublot

Foto LaPresse - Andrea Panegrossi

MILANO – Il colosso francese del lusso Lvmh non molla sull’americana Tiffany e prova a rilanciare per arrivare all’acquisizione che insegue da settimane. Stando alle indiscrezioni il gruppo guidato da Bernard Arnault avrebbe infatti alzato la sua offerta a circa 130 dollari per azione dai 120 dollari precedenti. Vale a dire un miliardo in più in totale rispetto alla precedente proposta. A queste cifre, Tiffany verrebbe valutata quasi 16 miliardi di dollari.

Lvmh tratta per acquistare Tiffany

In cambio, la società Usa dei gioielli avrebbe concesso a Lvmh di accedere ai suoi libri contabili per avviare la due diligence. Ma secondo fonti citate da Afp questo rilancio non garantirebbe il raggiungimento di un accordo. Dopo la diffusione della notizia nella notte europea il titolo Lvmh ha vissuto una giornata negativa sulla Borsa di Parigi, chiudendo in flessione dello 0,93% a 394,5 euro. Le azioni di Tiffany hanno invece aperto le contrattazioni a Wall Street con un balzo di quasi tre punti percentuali a 126,95 dollari.

L’offerta iniziale

Il 15 ottobre Lvmh aveva presentato una proposta iniziale di 120 dollari per azione per un’operazione del valore di circa 14,5 miliardi che non aveva però convinto gli americani pronti a valutare la proposta di matrimonio ma a condizioni diverse e più vantaggiose. Ora resta da valutare se il rilancio del gruppo Arnault si potrà considerare sufficiente ed attraente. L’acquisizione consentirebbe a Lvmh di mettere le mani su uno dei pochi gruppi americani del lusso, noto in tutto il mondo per i suoi diamanti e anelli e il cui negozio ‘ammiraglio’ confina con la Trump Tower sulla 5th Avenue a New York.

Il business

Inoltre il matrimonio amplierebbe la gamma di orologi e gioielli Lvmh, che include già tra gli altri i marchi Bulgari, Chaumet, Tag Heuer e Hublot. Permettendogli di competere con Richemont (Cartier e Van Cleef & Arpels) e di rafforzarsi nel mercato statunitense, che rappresenta il secondo maggior contributore al fatturato del gruppo. A spingere verso il matrimonio anche la considerazione che la crescita di Tiffany negli ultimi anni è lenta rispetto ai concorrenti, rendendo così il marchio una preda vulnerabile in un settore del lusso dominato dalla corsa verso dimensioni sempre maggiori.

(AWE/LaPresse/di Paolo Tavella)

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