MILANO– Roma-Strasburgo on the road per dare avvio alla campagna elettorale del M5S per le europee di maggio. Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista lasciano la Capitale e i palazzi della politica, ritrovandosi in un van per sfidare l’Europa dei tecnici che ‘frena il cambiamento’.
Le due anime del Movimento si fanno vedere insieme, chi al volante e chi al suo fianco, in una – forse inconsapevole – metafora sul rispetto dei ruoli interni.
Stessa direzione e con lo stesso obiettivo: rompere il muro continentale
L’obiettivo è “ridurre gli sprechi”, quindi nel manifesto pentastellato, che “leggerete a breve”, assicura il vicepremier, c’è la dismissione della sede di Strasburgo del Parlamento Ue: “Un’assurdità, questa è la marchetta francese che dobbiamo chiudere al più presto“, annuncia via Facebook Di Maio.
Nel più classico dei giochi delle parti, a Di Battista tocca il compito di schiacciare a rete le palle alzate dal suo capo politico: “È un messaggio di sfida, in un certo senso, che lanciamo nei confronti di Paesi, come la Francia, che si sono approfittati di un’assenza politica colpevole di altri partner, tra cui l’Italia”
Macron è nel mirino dell’ex deputato, che spara altri colpi di cannone sul presidente della Repubblica francese: “Dà lezioni sull’immigrazione, poi la Gendarmerie porta i migranti all’insaputa del governo e delle istituzioni italiane” nei nostri confini.
Anche un altro politico transalpino è tra i ‘sorvegliati speciali’ di Dibba
Si tratta del commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici: “Ci dicono che l’Italia deve rispettare i parametri europei, quando i francesi sono i primi che fanno sprechi e sono i primi a comportarsi in maniera imperialista e colonizzatrice in Africa. Questa ipocrisia deve finire“.
Di Maio vuole “un nuovo tsunami” anche nel Vecchio continente “dopo quello del 4 marzo in Italia”, ma per riuscirci servono alleanze. Alcuni incontri, il capo politico dei Cinquestelle li ha già fatti: con i polacchi del Kukiz’15, i croati di Zivi zid e i finlandesi di Liike Nyt.
Ma il sogno restano i Gilet gialli francesi, a cui non ha rinunciato, nonostante il ‘no, merci’ dei giorni scorsi. “Li incontreremo – ribadisce il ministro dello Sviluppo economico da Strasburgo -, avranno sempre il nostro sostegno“.
Di patto con la Lega anche in Europa, però, non se ne parla per il momento. Questo perché il Carroccio “è alleato con un gruppo di Paesi che blocca la redistribuzione dei migranti” e “al momento sta con chi vuole l’austerità”. Poco male, perché “credo che ci siano i numeri per costituire un gruppo al Parlamento europeo che non sia né di destra né di sinistra, ma si fondi sui diritti sociali dei cittadini, come il lavoro, che tolga qualcosa alle multinazionali che sfruttano i paradisi fiscali e dia qualcosa alle famiglie in difficoltà“.
Il leader pentastellato, oltre alle battaglie contro gli sprechi, indica anche un’altra strada: la revisione totale dei trattati europei. Perché “l’Ue deve cambiare, ci sono cose che non sono più rinviabili”.
Di sicuro, se a Bruxelles ci fosse una Commissione ‘meno ostile’ a populismo e movimentismo, tutto sarebbe più semplice. Per il M5S di oggi, guidato da Di Maio, e quello del futuro, magari con il volante affidato a Di Battista. (LaPresse)