ROMA – “Il primo incontro del mio tour è andato molto bene, c’era gente in attesa fuori della sala. Ho scelto Siena perché è un esempio lampante della commistione tra politica e finanza. Molte persone sono preoccupate per il governo perché ritengono sia pericolosissimo che non vi siano voci in dissenso. Poi c’è chi vorrebbe che io costruissi un altro movimento politico. C’è la necessità di nuove battaglie e di costruire le fondamenta per qualcosa di concreto. Se poi dovessero essere solide, quelle fondamenta, allora potremo costruire qualcos’altro. Non escludo la nascita di un altro movimento”. Così Alessandro Di Battista, ex deputato M5s e ora fuoriuscito dal Movimento, in un’anteprima dell’intervista pubblicata sul nuovo numero del settimanale di The Post Internazionale – TPI, in edicola da venerdì 5 novembre, diretto da Giulio Gambino.
“Non mi interessa la mia personale battaglia, ma la collettività. Una forza politica potrebbe avere successo soltanto a fronte di una richiesta collettiva – spiega -. Capirò con il tour se esiste questa domanda. Sicuramente c’è un enorme vuoto politico. Ma ci vuole molto tempo. Casaleggio ci mise 5 anni a creare il Movimento. Alcuni esponenti attuali del M5S mi hanno scritto: ‘Che bello, finalmente un po’ di aria fresca’. Mi sento in sintonia con Tomaso Montanari, Alberto Negri e, soprattutto, Marco Travaglio. Davide Casaleggio è un amico, lo stimo. Mi trovo in sintonia con lui sulla democrazia diretta. Ma è prematuro dire se sarà dei ‘miei’. Il fatto stesso che se ne sia andato dal M5s mi pare un segnale che si sia sentito tradito. Lui vuole proseguire il sogno del padre Gianroberto, quello della democrazia diretta, che poi è anche il mio sogno.
Non mi sono pentito di essere uscito dal M5s, anzi. Nonostante molti mi chiedano di rientrare”.
“Ho rifiutato molte volte esperienze di governo per ragioni di coerenza, quindi ora meno che mai. Oggi non vedo alcun alleato politico con cui ragionare su un’alleanza. Meglio isolati che in un indecoroso assembramento. Anche io credo che far parte del governo Draghi sia stato un tradimento da parte dei miei ex colleghi del Movimento.
Perché, ad esempio, il Sì degli iscritti al Movimento affinché nascesse il governo era legato in larga parte al tema della transizione ecologica. Cosa rimane di quella promessa? Nulla. I dirigenti del Movimento dovrebbero fare un recall per verificare se gli iscritti M5S, a distanza di mesi, siano ancora a favore. Luigi Di Maio è sempre stato favorevole, tanto che non perde occasione per elogiare Draghi. Conte ha aperto a Draghi per la corsa al Quirinale? Stimare una persona non significa essere d’accordo con lui.
Non si può ancora dire se la cura Conte ha fatto bene al Movimento”, conclude Di Battista.
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