ROMA– Mentre a Palazzo Chigi e in Umbria l’asse giallorosso è ormai assodato, dal passionario per eccellenza arriva un avvertimento di fuoco al M5S: “Non fidatevi del Pd”. Per molti il voto del 27 ottobre a Perugia e dintorni rappresenta il primo banco di prova del governo e non sarà facile tenere testa alla Lega di Salvini.
Servirebbe il clima migliore, forse ora ‘inquinato’ dalle parole di Alessandro Di Battista: “Sono sempre stato contrario ad un governo con il Pd. Non è un segreto. Non vi fidate”. Dopo un lungo silenzio, lo sfogo sui social è focalizzato all’offensiva contro i i dem, visti come “il partito del sistema per eccellenza, quindi il più pericoloso, un partito ‘globalista’, liberista, colluso con la grande imprenditoria marcia di questo Paese, responsabile (paradossalmente più della destra che ho sempre ugualmente contrastato) delle misure di macelleria sociale che hanno colpito i lavoratori italiani”.
E ancora: “Renzi ha lasciato dentro decine di pali” e Franceschini vuole solo fare “il Presidente della Repubblica”, mentre è stato sempre il partito della ‘kasta’ ad aver “regalato le autostrade ai Benetton” e ad “impedire che venisse approvata una legge sul conflitto di interessi”. Parole durissime, che il premier Giuseppe Conte commenta così: “Io mi fido del Pd, perché è una forza che responsabilmente ha deciso di partecipare a questa esperienza di governo “Il governo rischia di essere messo sotto scacco dalla furia di Di Battista e dall’area radicale del M5S” – contrattacca invece il capogruppo al Senato dem Andrea Marcucci – Consiglierei al Premier Conte e al ministro Di Maio di tenere a bada i deliri di Di Battista, che sembra pronto a fare di tutto per rompere l’attuale maggioranza parlamentare”.
Insomma, sembra un’altra grana per il M5S, già costretto a bollare come “fake news” le voci su possibili scissioni. E il voto in Umbria ormai incombe, con l’urgenza di trovare subito una quadra per rintuzzare l’offensiva di Matteo Salvini. Le elezioni arrivano infatti dopo lo scandalo nella sanità regionale in seno ai dem e il Carroccio punta a fare il colpaccio, puntando sui continui tour in piazza del Capitano.
Luigi Di Maio sa da mesi che la partita è centrale in questo momento e proprio per questo sta tessendo una tela assai fitta. Prima ha aperto all’asse con il Nazareno, poi ha dato l’ok al voto su Rousseau. E sì perché, dopo l’avallo del programma di governo, si voterà online domani anche il ‘patto civico per l’Umbria’, ovvero la possibilità di sostenere alle elezioni regionali in Umbria un candidato Presidente civico con il sostegno di altre forze politiche.
L’identikit? Un candidato “fuori dalle appartenenze partitiche e che possa mettere al centro un programma innovativo, di punti veri e realizzabili”. Finora il Pd aveva invece ufficializzato la candidatura di Andrea Fora – che però non piace al M5S – a sua volta costretto a frenare sulla carta della sindaca di Assisi Stefania Proietti.
E se anche la presidente di Terna Catia Bastioli, presidente di Terna, ha fatto un passo indietro, rimane un rebus non di poco conto. L’alleanza si può fare e può essere vincente, è il ragionamento dei due schieramenti, ma serve la faccia giusta dopo il varo del Conte Bis.
“Servono personalità unificanti”, spiega Valeria Cardinali, dirigente regionale umbra del Pd e della Direzione nazionale del partito, cercando di lavorare sui “convergenze utili e senza porre veti e senza avanzare ultimatum”. (LaPresse)