M5S, è guerra sugli iscritti: mille dicono addio a Conte

Scontro tra l’ex premier e Casaleggio, ogni attivista può decidere se restare su Rousseau. Muscarà: “Non regalo i miei dati”. Presutto: “E’ fisiologico”

Gli iscritti al M5S finiscono al centro della guerra tra Giuseppe Conte e Davide Casaleggio, con quest’ultimo che spiega: “Gli iscritti decideranno sulla portabilità dei propri dati” da Rousseau al nuovo M5S. In mille hanno già cancellato l’iscrizione. Adesso sta a loro decidere da che parte stare. Sì, perché nelle ultime ore è a loro che è stato chiesto di scegliere chi deve essere il rappresentante legale dei propri dati. Il numero uno di Rousseau che rivendica le vecchie battaglie grilline, dalla regola del doppio mandato passando per il no alle alleanze fino ad arrivare al ‘mai col Pd’, o il leader del nuovo Movimento che è stato protagonista sia dell’accordo con la Lega che dell’inciucio giallorosso? Una rivisitazione in chiave politica del cliché che vede i figli al centro della battaglia legale di una coppia che è in piena causa per il divorzio. La prole si ritrova suo malgrado a dover rinunciare all’idea di vedere i genitori invecchiare sotto lo stesso tetto e, in alcuni casi, è costretta a scegliere da che parte stare. Per i grillini è arrivato il momento di stabilire se ‘vogliono più bene alla mamma o al papà’, ossia se credono nel nuovo progetto di Giuseppi o pensano che il M5S di oggi non meriti fiducia poiché ha tradito gran parte dei suoi valori fondanti. Ad aver già deciso quale casa abitare è il consigliere regionale Marì Muscarà. “Quando mi sono iscritta sapevo che era una piattaforma M5S gestita da un’associazione che si chiamava Rousseau – ha raccontato –. Adesso le situazioni stanno mutando: l’associazione Casaleggio è rimasta la stessa mentre il Movimento non so cosa stia diventando. Io ho già scritto a Casaleggio dicendo che i miei dati restano bloccati dove sono adesso. Quando ci sarà chiarezza sul percorso che verrà attuato, potrò decidere in massima libertà se passarli al nuovo M5S, al vecchio M5S, alla Democrazia Cristiana o lasciarli a Rousseau. La vera trasformazione è avvenuta dall’interno del Movimento, ma ancora non è stato chiarito a che tipo di cambiamento andiamo incontro. Si chiarisca questo e poi con tranquillità potremo passare, non passare, o cancellarci”. La posizione della Muscarà è da tempo in dissenso rispetto a quella di chi spinge per strutturare l’alleanza con il Pd alle prossime Amministrative. Dal suo punto di vista ogni decisione presa al tavolo con i dem non ha valore poiché chi si è seduto a quel tavolo, ossia i deputati Gilda Sportiello, Luigi Iovino e Alessandro Amitrano, lo ha fatto illegittimamente non avendo ottenuto il mandato da parte della base, ma solo il via libera dei capicorrente Luigi Di Maio e Roberto Fico. Piaccia o meno l’accordo c’è e non resta che prenderne atto e decidere se realizzare l’ipotesi di mettere in campo liste di disturbo o incassare il colpo e accettare la trasformazione del M5S che, ormai, delle consultazioni su Rousseau ha deciso di fare a meno. Tra le due posizioni contrapposte ce n’è una mediana, rappresentata, per esempio dal senatore Vincenzo Presutto. “A fronte di più di 140 mila iscritti – ha spiegato – mi pare che la ‘disiscrizione’ di mille abbia un’incidenza minimale e sia più che altro un numero da considerare fisiologico che è al di sotto della soglia di preoccupazione. Può rappresentare una forma di protesta o di insofferenza. Si è creata una contrapposizione soprattutto mediatica che spero possa rientrare nell’ambito della dialettica costruttiva con una mediazione che porti Movimento e Rousseau a tornare sui propri passi. Rousseau e M5S – ha chiosato Presutto – sono due entità dello stesso organismo, sono gemelli siamesi la cui separazione può essere più dolorosa di una riappacificazione”. Insomma, i venti di scissione si fanno sempre più forti. E Alessandro Di Battista aspetta, pronto a fare il leader di un Movimento 5 Stelle secondo volume. E tornare in piazza.

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